Berlino Kaputt mundi al Teatro Agorà
Berlino Kaputt mundi al Teatro Agorà. Piéce in due atti,liberamente ispirata alla figura di Hitler.
Sinossi. Come dobbiamo immaginarlo un Hitler sopravvissuto alla guerra, con sulle spalle le fatiche dell’invecchiamento e del conflitto? Più che come un sopravvissuto, Simone Consorti, l’autore di Berlino kaputt mundi, lo vede come un sopravvivente, alla prese con problemi quotidiani più o meno pratici. Quasi tutti, tranne una fedele segretaria molto germanica, lo hanno ormai abbandonato, perfino le gambe e i ricordi. Quel che gli torna in mente è confuso, vago. Gli rimangono solo alcuni tic, alcuni atteggiamenti dispotici e dittatoriali, ormai evidentemente connaturati, e soprattutto, una sedia a rotelle da cui, (in)sofferente, si alza e si risiede ripetutamente, oltre che i suoi fedeli baffi. Un po’ meno fedele di quelli, lui quelli li cambia in continuazione, selezionandoli dalla sua fornitissima collezione, in cerca di un nuovo look o di una nuova identità. Hitler è personaggio anacronistico, un uomo goffo e solo che vive in uno scenario da giorno dopo; eppure si esercita in vista di nuove lotte, come se si trovasse appena prima di una nuova sfida. Fedele compagno gli è un cruciverba che, per tenersi in forma, tira fuori in continuazione, oltre che un ombrello bucherellato utile solo per vedere le stelle. Improbabili ospiti, più che altro sciacalli e nostalgici, passano a visitarlo senza soluzione di continuità per sottoporgli piani sempre più bizzarri. In questa atmosfera beckettiana di svendita totale dei resti del Reich, compaiono sosia, aspiranti dittatori, medici ciarlatani e perfino Stalin, con cui il protagonista ingaggia una sfida a chi sia “il più Hitler”. Nel finale, la sorpresa! Hitler recupera il ricordo. Lo recupera prima e meglio degli altri che ha attorno, perché il ricordo è più difficile da cancellare che la memoria, pare. Gli basterà quest’arma per tornare di nuovo al potere?