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Economia

Buoni pasto, i supermercati fanno "la cresta" ai danni dei lavoratori

Il Codacons denuncia come le catene dei piccoli supermercati non paghino la quota sui buoni pasto che è a loro carico, riversandola sui consumatori

In tempi di crisi sono tanti gli stratagemmi che si adottano pur di risparmiare qualche euro in più, spesso anche ai danni del prossimo. Questa volta a cadere in tentazione sono i supermercati. Secondo quanto denuncia il Codacons in seguito a diverse denunce da parte dei consumatori, alcuni esercizi commerciali non pagano la quota sui buoni pasto che dovrebbero essere a loro carico, riversandola sui chi ne fa uso.

Nello specifico, alcune catene minori di supermercati addebitano la commissione che dovrebbe essere a loro carico su chi utilizza i buoni pasto, e quindi non pagano il valore stampato sul ticket ma trattengono una percentuale. Questa si attesta attorno al 10% ed è comunque variabile a seconda della società che ha emesso i vaucher. Si tratta di una pratica illegale che viola sia gli appalti, che i contratti stipulati tra l'azienda e la società che emette i buoni pasto sui quali è indicato il valore del buono, stabilito in seguito a una contrattazione tra datori di lavoro e sindacati. A farne le spese, come spesso accade, sono i consumatori che risultano doppiamente beffati.

Nessuno dei supermercati segnalati ha avuto finora la revoca della convenzione perché sfruttano un errore da parte di chi usa i ticket. I buoni pasto non potrebbero essere cumulabili ma a causa della crisi i lavoratori, per risparmiare, portano sempre più spesso il pranzo da casa e usano poi il voucher per la spesa al supermercato, consegnando così più buoni in una stessa giornata e acuendo il fenomeno che è ormai ampiamente diffuso, anche se non è consentito. Il risultato di questa pratica è un fruttuoso giro d'affari che vale milliardi di euro, ma che lede e non tutela i diritti dei lavoratori, sempre più schiacciati da una crisi economica che svuota le loro tasche.

Per questo motivo il Codacons chiede ai lavoratori di "segnalare alla loro ditta la violazione e chiede un cambio radicale delle regole attuali, ormai superate, a cominciare dalla quota di buono esentasse che è ancora ferma a quota 10.240 lire, pari a 5,29 euro. Ci si domanda: ma come fa un lavoratore a fare un pasto con 5,29 euro, peraltro senza poter nemmeno cumulare i buoni?".

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