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Pessima Ikea, i dipendenti scioperano in tutta Italia: a Roma si fermano Anagnina e Bufalotta

Novecento i lavoratori romani che hanno incrociato le braccia. Protestano contro la disdetta della contrattazione decentrata e le inaccettabili proposte avanzate dal colosso svedese al tavolo

E’ dell’80% la media nazionale di adesione allo sciopero nazionale indetto oggi dai sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs. La protesta contro la disdetta della contrattazione decentrata e le inaccettabili proposte avanzate dal colosso svedese al tavolo per il nuovo integrativo sulla drastica riduzione delle maggiorazioni economiche per il lavoro domenicale e festivo e sulla cancellazione dell’importo fisso mensile del premio aziendale.

“Il premio aziendale e le maggiorazioni per il lavoro domenicale festivo previsti dal contratto integrativo aziendale rappresentano due istituti contrattuali che incidono, rispettivamente, solo per l’1,9% ed il 5,3% sul costo dell’ora lavorata – ha stigmatizzato il segretario nazionale della Fisascat Vincenzo Dell’Orefice dalla mobilitazione romana promossa davanti al punto vendita della multinazionale di Roma Anagnina – ed è per questo che consideriamo incomprensibile la decisione di recuperare le perdite di conto economico esclusivamente su questi due istituti contrattuali del tutto ininfluenti ai fini del miglioramento della gestione e, più in generale, riteniamo insensato agire tanto drasticamente sul costo del lavoro”.

Per il sindacalista della Fisascat occorre riflettere invece  sulle scelte commerciali attuate dal marchio svedese, soprattutto con le dieci nuove aperture annunciate per i prossimi dieci anni. “Guarda caso il conto economico in Italia per Ikea ha fatto registrare dei disavanzi non solo in occasione della crisi ma di diverse aperture del solito format commerciale in contesti territoriali maggiormente destrutturati rispetto a quelli nei quali Ikea continua ad avere un positivo risultato economico” ha aggiunto Dell’Orefice. 

“Come sempre ci impegneremo per avere in Italia nuove aperture, ma - ha chiosato il dirigente sindacale - è necessario riflettere con il management aziendale su quale format da qui in poi occorrerà investire; in quanto la grande struttura commerciale di Ikea, che già mostra segni di decadenza e di insostenibilità in corrispondenza delle metropoli e dei maggiori centri urbani del nostro Paese, certamente farà sempre più fatica a raggiungere il break even nelle zone periferiche che verosimilmente potrebbero essere le zone teatro delle future aperture". 

“Non si tratta di una battaglia ideologica – ha concluso Dell’Orefice – la nostra protesta vuole segnalare l'inadeguatezza di un atteggiamento aziendale teso soltanto a mortificare il lavoro; abbiamo invece fatto delle proposte concrete e operative per legare maggiormente le dinamiche salariali alle performance aziendali, e auspichiamo che l'azienda ne tenga conto". 

Il tavolo sulla prosecuzione del negoziato sul nuovo integrativo è convocato già per il 22 luglio prossimo.

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