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Economia

Sfasci in protesta: "Fuori legge per colpa del Comune, tremila lavoratori a rischio"

Autodemolitori della Capitale in piazza contro le notifiche di chiusura in arrivo allo scadere, il 30 aprile, dell'ultima proroga. "Una storia che va avanti da 30 anni, non ne possiamo più"

Fuori legge per legge. Un controsenso perfetto per descrivere la condizione degli autodemolitori della Capitale, tanto che è diventato il loro slogan nella protesta di questa mattina a piazza Santi Apostoli. "Ci vogliono mandare via ma non ci lasciano andare via" gridano a decine i lavoratori che rischiano il posto, chi dal 30 aprile chi dal 30 giugno, scadenze dell'ultima proroga concessa dal commissario Tronca alle 110 aziende di smaltimento di pezzi d'auto, circa 90, e recuperatori di metalli, una ventina. Alcune hanno già ricevuto la notifica di chiusura.

Da trent'anni si parla di spostare i siti in luoghi idonei da un punto di vista ambientale, fuori dal Grande Raccordo Anulare, dove per tutti sia possibile mettersi in regola sul piano strutturale. Sempre da trent'anni, in un balletto di tavoli tecnici, proroghe alle concessioni, 38 in totale, manifestazioni, l'immobilismo regna. "Ogni volta ci indicano dei siti, ci costringono a redigere dei progetti, che costano, per poi scoprire che questi stessi siti non sono disponibili" spiega l'ingegner Nicola Grillo, presidente di Airmet, Associazione Italiana Recuperatori di Metalli. 

IL VIDEO DELLA PROTESTA

Un copione che si ripete dal primo accordo di programma per il trasferimento delle attività, nel 1997, quando gli operatori del settore, insieme a Comune, provincia e regione, pianificavano la realizzazione di cinque siti, tutti esterni al Gra (Osteria Nuova, Santa Palomba, Infernaccio, Aurelia, Prenestina). Tra levate di scudi di comitati e cittadini che non volevano le attività sul loro territorio, vincoli ambientali emersi solo in seguito, e pantani burocratici infiniti, sono passati vent'anni e il trasferimento non è mai avvenuto. "Siamo i primi a voler lavorare in regola - lamentano i lavoratori - ci dicono che dobbiamo adeguarci con lavori strutturali agli impianti, poi che i lavori non li possiamo fare dove ci troviamo. Addirittura ci è stato detto 'fateli di nascosto'. Vi pare normale?". 

L'ultima proroga alle autorizzazioni è del 1 gennaio 2016, con termine tra il 30 aprile e il 30 giugno a seconda della tipologia di attività in oggetto. Sono state indicate dal Comune 14 aree ritenute idonee, alcune identiche a quelle indicate 20 anni fa e già scartate per ragioni ambientali, altre passate al vaglio dei sopralluoghi effettuati dagli operatori, ai quali ancora una volta è stato richiesto di redigere dei progetti. "E' assurdo - tuona Grillo - 13 siti su 14 non risultano idonei, sono terreni privati, alcuni vincolati, altri già utilizzati per altre attività. Ci prendono in giro"

La speranza è un intervento del Prefetto. "Dovrebbe riceverci, chiederemo un tavolo di confronto per fare il punto sugli impianti esistenti, di individuare delle soluzioni per fare fronte all'imminente scadenza delle autorizzazioni - conclude il presidente di Airmet - il rischio è di far morire un intero comparto economico della città", con un fatturato annuo di 600 milioni di euro, 70mila carcasse di vecchie macchine con recupero di circa 100mila tonnellate di materiali, e un totale di 3mila addetti coinvolti. 

Sfasciacarrozze in protesta a piazza Santi Apostoli

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