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Economia

Ludoteche e parchi gioco in crisi, la proposta: "Riapriamo per garantire centri estivi in sicurezza"

L'orizzonte è buio, ma parchi giochi e ludoteche del Lazio (e di tutta Italia) si uniscono per chiedere aiuto e propongono di riaprire per offrire un servizio alle famiglie in sicurezza e in collaborazione con il Terzo settore

"Dimenticati da ogni decreto e vittime del caos legislativo. Ma al governo diciamo: possiamo essere un supporto fondamentale per i servizi alle famiglie con i nostri spazi sicuri e a norma", questo il grido del gruppo Parchi Gioco e Ludoteche Italia, nato ad inizio emergenza in Lombardia e diffusosi presto nelle altre regioni italiane. 600 strutture in tutta Italia, 40 nel Lazio di cui circa 20 a Roma.

Un comitato il cui obiettivo vuole essere quello di dare voce a ludoteche e parchi gioco, appunto, chiusi ormai da quasi tre mesi e che rischiano di non risollevarsi ad emergenza finita. In tanti hanno già deciso di chiudere e chi tenta di restare a galla chiede aiuti concreti, altrimenti sarà impossibile sopravvivere e avanza proposte di sostegno a famiglie e bambini.

Il grido di Parchi giochi e ludoteche: "Chiediamo tutele per la nostra categoria"

A raccontarlo a RomaToday è Alessandro Reggia, referente per il Lazio del gruppo Parchi Gioco e Ludoteche Italia e proprietario di una struttura ludico-ricreativa in zona Fonte Nuova: "In questi mesi di lockdown abbiamo chiesto aiuti prima al Governo e al ministro Bonetti, poi ogni regione ha iniziato a contattare le autorità territoriali. Personalmente, come referente del Lazio, ho scritto lettere alla Regione, al Garante dell'infanzia e ai consiglieri comunali dei comuni in cui risiedono i 40 parchi gioco e ludoteche che hanno aderito al comitato".

Nelle lettere inviate alle autorità nazionali e locali - che RomaToday ha potuto visionare - il comitato Parchi Gioco e Ludoteche sottolinea di essere tra le categorie che per indiscutibili ragioni di sicurezza sanitaria hanno dovuto chiudere subito e ancora non possono riaprire. "Ad oggi non esiste una normativa specifica che possa tutelare la nostra categoria - si legge nella lettera scritta alle autorità competenti - quindi, pur avendo subito di riflesso l’arresto dell’attività rischiamo di non riprendere l’erogazione dei nostri servizi. Questo provocherebbe, oltre che una grave perdita economica per migliaia di operatori del settore, anche una grave carenza di servizi per migliaia di famiglie, che ormai da anni si appoggiano alle nostre strutture per i più svariati servizi, che vanno dal semplice, ma non meno importante, momento di divertimento e svago, fino al servizio più complesso di custodia, baby parking, laboratori, gestione eventi e feste".

Riapertura di centri estivi in sicurezza

Come Alessandro Reggia spiega a RomaToday, tutte queste strutture, nel Lazio e in tutta Italia, chiedono la possibilità di aprire un tavolo di lavoro che permetta la graduale riapertura dei centri e dia un servizio a bambini e famiglie per tornare pian piano alla normalità: "Crediamo che il nostro supporto sia fondamentale perché, vista l’indicazione della ministra Bonetti, che prevede di ospitare piccoli nuclei di bambini per evitare il contagio, siamo certi che la rete educativa comunale e le associazioni di Terzo settore non riescano a sopportare tutte le richieste che arriveranno dalle famiglie".

Le strutture specializzate per l'infanzia puntano dunque a riaprire offrendo un servizio sicuro, in collaborazione con il Terzo settore, per aiutare le famiglie e rispondere al problema rilevante del ritorno dei genitori al lavoro con le scuole chiuse almeno fino a settembre. "I bambini - scrive Reggia nella lettera al Garante dell'Infanzia della Regione Lazio - sono la risorsa più importante dell’umanità sono il nostro futuro e come tali devono essere sempre al centro della nostra attenzione. Noi che dedichiamo da sempre le nostre attività al loro benessere, ci stiamo rendendo conto che finora si è pensato poco alle loro necessità".

Bambini e adolescenti sono chiusi in casa d 2 mesi e urge - sottolinea il referente del Lazio del Comitato Parco giochi e Ludoteche - presentare un piano di lavoro per affrontare tempestivamente la mancanza di spazi e socialità che ha causato in loro carenze psico-fisiche: "Non possiamo accettare che la società italiana, da sempre basata sul principio fondamentale della famiglia, affronti la questione bambini come un problema. E’ importantissimo investire su di loro e sul loro benessere, per gettare le basi per un’ Italia migliore. La regione Lazio è composta dal circa 2 milioni di famiglie e da circa 750.000 bambini da 0 a 14 anni, che a breve avranno un grande problema socio/organizzativo".

Un futuro buio e complicato quello di parchi giochi, ludoteche e centri ludici. Realtà ormai divenute punto di riferimento delle famiglie romane e laziali per organizzazione di feste di compleanno, eventi privati o semplici pomeriggi di gioco: "Il 30% di queste strutture hanno già chiuso, 3 su 10 hanno deciso di non ripartire nel Lazio - dice a RomaToday Alessandro Reggia - e a livello nazionale la situazione è ancora più diffusa. La percentuale continuerà a crescere".

Il Comitato Parco Giochi e Ludoteche spera che il progetto dei centri estivi con la collaborazione del Terzo Settore possa essere seriamente preso in considerazione dalle istituzioni e che gli esercenti di queste strutture non restino invisibili: La crisi c'era già prima ma adesso si è accentuata per ovvi motivi. Siamo stati dimenticati. Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a ripartire. Il Governo questo non l'ha considerato. Noi non possiamo dare il nostro servizio online o da asporto. Quale sarà il nostro futuro?".

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