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Monti limita i pagamenti in contanti: pensionati romani tra agi e disagi

La manovra del governo Monti abbassa la soglia limite sui pagamenti in contanti: vietato superare i 1000 euro, e pensioni, quindi, accreditate su conti correnti. Tra i pensionati c'è chi è già attrezzato e chi è confuso e chiede aiuto ai figli. Come muoversi tra conti e carte prepagate

Con la manovra del governo Monti del 6 dicembre 2011 scende la soglia limite per i pagamenti in contanti, passando da 2.500 a 1000 euro. Il provvedimento nasce per contrastare l'evasione fiscale e per rendere i pagamenti tracciabili e trasparenti. Ciò vuol dire, in parole povere, che si può pagare con banconote soltanto fino al limite di 999,99 euro e che i pagamenti con un importo pari o superiore ai mille euro devono essere fatti obbligatoriamente utilizzando sistemi di pagamento tracciabili come gli assegni, le carte di credito e i bonifici bancari.

Nella pratica, anche le pensioni con un importo pari o superiore ai 1000 euro dovranno essere accreditate sui conti correnti bancari o postali. Cosa cambia, dunque, per i pensionati che finora ritiravano il gruzzoletto in contanti? E i pensionati romani come l'hanno presa? Abbiamo parlato con alcuni di loro scoprendo diverse abitudini e atteggiamenti differenti.

IL PARERE DEI PENSIONATI - Addio, entro la fine del mese di febbraio, ai malloppi di banconote ritirati in banca o alle poste. Per ora, l'obbligo di avere un conto corrente, una carta prepagata o un libretto su cui versare la pensione riguarda soltanto una minima parte dei pensionati italiani (circa 450 mila, quelli cioè che prendono dai mille euro in su). Da dicembre 2012, però, quando la quasi totalità dei pensionati avrà la tredicesima mensilità, toccherà a quasi 16 milioni di cittadini "sottostare" al provvedimento. La signora Adriana non lo sa, perché, uscita dall'ufficio postale di via Leopoldo Nobili in zona San Paolo, ammette di "avere una pensione di 600 euro circa e quindi a me non tocca". Anche per lei, invece, scatterà "l'obbligo del conto": non ora, ma a dicembre, quando l'importo della sua pensione supererà i mille euro. "E' solo un'altra speculazione dello Stato - attacca un'altra signora con verve in salsa romanesca - per poter racimolare du'spicci dagli anziani che a questo punto si troveranno costretti ad aprire un conto. Io chiederò l'aiuto di mio figlio".

Certo, non è sempre facile far capire ad un anziano i cambiamenti in atto e poi, quando si tocca l'argomento pensione, soprattutto di questi tempi, ci si scontra con una certa "rigidità". Lo sanno bene gli operatori di sportello, così come i figli e i nipoti di persone anziane, tutti più o meno pazienti nel fornire spiegazioni e chiarimenti ai vecchietti spaesati. La signora Matilde, ex insegnante settantenne che abita in via Ostiense, ha già da anni un conto in banca, ma ammette di "aver spiegato alla sua vicina di casa come si fa a prelevare a uno sportello bancomat perché lei non sa usare nemmeno il cellulare e non ha mai avuto il conto...".

Spostandoci in zona Appio-Tuscolano, in uno dei quartieri più popolari e affollati di Roma, la situazione non cambia di molto. Il signor Alberto ha appena pagato la bolletta della luce alle Poste di via Castel Colonna e, alla domanda su cosa cambierà per lui dopo il provvedimento del governo, risponde lapidario e colorito: "A forza di prendere dai vecchi, andremo a fa' la terra pe' li ceci" (letteramente, 'ci faranno morire di fame', ndr). "Non penso comunque che chi prende mille euro abbia difficoltà economiche ad aprirsi e a sostenere le spese di un conto corrente", conclude.

Lo scenario muta, invece, in un quartiere come Prati, uno dei più eleganti della Capitale. Qui i pensionati si recano perlopiù in banca per il ritiro della pensione e, vuoi per le maggiori disponibilità economiche, vuoi per un profilo socio-culturale più alto, sono tutti, o quasi, attrezzati con conto corrente e carte prepagate, come ci conferma un bancario in via Cicerone. Passeggiando a braccetto per i negozi di via Cola di Rienzo, i signori Franco e Lucia (ex direttore d'azienda lui, ex dipendente comunale lei) giudicano "ottima l'azione del governo Monti nel contrasto all'evasione". "Il limite all'uso del contante - dicono - dovrebbe anzi abbassarsi ulteriormente per avere dei pagamenti sempre tracciabili". E non stupisce, per esempio, trovare due anziane in fila al bancomat della stessa strada.

COSA FARE - I pensionati che hanno finora percepito in contanti 1000 euro o più, dovranno comunicare all'Inps, in banca o all'ufficio postale di riferimento, il metodo scelto per l'accredito della pensione, entro il 29 febbraio. L'accredito può esser fatto su conto corrente bancario o postale, su libretto di risparmio bancario o postale, oppure su carte prepagate con un codice Iban (queste ultime hanno costi ridotti e possono essere richieste agli sportelli). Poiché, come detto prima, da dicembre 2012 il provvedimento interesserà la grande maggioranza dei pensionati (con la tredicesima quasi tutti toccheranno la soglia dei 1000 euro), è bene muoversi per tempo, magari con l'aiuto di un familiare più "esperto".

IL PROVVEDIMENTO - Come specificato nella circolare numero 2 del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 16 gennaio 2012, è vietato "il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore oggetto di trasferimento è complessivamente pari o superiore a 1000 euro". "L'importo di 1000 euro - prosegue la circolare - è riferito alla somma complessiva del trasferimento ed è pertanto vietato suddividere artificiosamente un unico importo di mille euro, o superiore, in più pagamenti in contanti di importo singolarmente inferiore al limite previsto, ma relativi alla medesima transazione economica".

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