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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Proteste lavoratori / Tor Cervara / Via di Tor Cervara

Gli addetti mensa delle caserme in stato di agitazione: i militari rischiano di rimanere senza pasti

La mobilitazione per chiedere all'azienda che ha vinto l'appalto di risolvere alcune criticità: dalla mancata sostituzione del personale assente al pagamento delle ore supplementari

Sistematica mancata sostituzione del personale assente, anche in caso di assenze prolungate o programmate, di conseguenza una mole di lavoro insostenibile con pure il mancato pagamento delle ore supplementari. E’ quel che accade ai lavoratori della Ladisa, azienda il cui core business è la ristorazione collettiva, che ha vinto l’appalto per le mense delle caserme. Dopo lo sciopero dello scorso 13 ottobre nelle caserme di Civitavecchia, ora Filcams Cgil Roma Lazio, Fisascat Cisl Roma Capitale e Rieti, Uiltucs Roma e Lazio hanno proclamato lo stato d’agitazione dei lavoratori in tutto il territorio regionale. Stop agli straordinari, ultimatum all’azienda e nel caso in cui le criticità evidenziate non venissero superate lo sciopero che potrebbe lasciare i militari senza pasti. 

Nelle mense militari "carichi di lavoro altissimi"

“Continua ad esserci all’interno degli appalti inadeguatezza degli organici, un rapporto pasti/ore preteso al di fuori di ogni prassi del settore ed impossibile da mantenere se non con gravi ricadute sulle condizioni di lavoro” - scrivono i sindacati in una nota. Si perchè rapporto pasti/ore per la Ladisa “è del 12%, quando ad esempio nelle scuole è del 6.5%” - spiega Paolo Cristiani, segretario generale della Filcams Cgil Civitavecchia Roma Nord Viterbo. “Questo a cascata porta tutta una serie di altre problematiche, a cominciare da carichi di lavoro durissimi, soprattutto se pensiamo che gli addetti e le addette mensa hanno tutti un’età media molto alta”.  

Mense caserme: non si esclude lo sciopero

I sindacati puntano il dito poi anche sul “diffuso impiego di personale destinato in modo improprio a mansioni superiori e improprio utilizzo dell'ammortizzatore sociale anche negli appalti dove non è necessario. Persiste - aggiungono - la carenza di strumenti di lavoro e la mancata manutenzione degli stessi, con conseguenti ricadute in termini di salute e sicurezza sulle lavoratrici e i lavoratori”. Addetti che vengono spostati come pedine da una caserma all’altra, “senza che - sottolinea Cristiani - vengano loro pagati i trasferimenti, che pure l’azienda ci aveva assicurato che avrebbe riconosciuto. Tutto questo - dice il sindacalista - è  inconcepibile all’interno delle caserme, che rappresentano lo stato italiano”. 

Da qui la protesta con i sindacati che non escludono scioperi mirati sia sui singoli lotti che a livello regionale. Così le caserme di Roma e del Lazio potrebbero ritrovarsi con forni e fornelli spenti, i militari con i piatti vuoti.
 

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