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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Lavorare di domenica: per la Filcams "la festa non si vende"

Il Segretario generale della Filcams Roma e Lazio, Vittorio Pezzotti:"Vogliamo studiare una nuova legge per stabilire le festività". Una provocazione: "Perché questi orari non sono applicati anche agli uffici pubblici?"

Lo sciopero dei lavoratori di Auchan, avvenuto lo scorso 4 giugno, ha fatto focalizzare l’attenzione su un problema che sembra essere solo la punta di un iceberg molto più grande. Moltissimi dei nostri lettori si sono interessati all’argomento e, per questo, abbiamo deciso di approfondire il discorso intervistando il Segretario Generale della Filcams Roma e Lazio, Vittorio Pezzotti.

Da tempo la Filcams porta avanti, su tutto il territorio nazionale, una serie di manifestazioni con lo slogan: "La Festa Non Si Vende”, ottenendo in alcuni casi, come a Firenze, anche l’appoggio della Chiesa. Una campagna che ha l'obbiettivo di garantire una serenità familiare nei week-end a molti lavoratori costretti invece ad esercitare anziché stare in famiglia. 

Sono cambiati i tempi del Decreto Bersani (114/98), quando ai lavoratori erano concesse maggiorazioni del 230% rispetto alla remunerazione normale per le prestazioni offerte nei giorni festivi. Nella capitale ogni giorno 150.000 persone, di cui il 70% donne, lavorano presso esercizi di grande e media distribuzione, molti dei quali anche nei giorni festivi, usufruendo del solo 30% di maggiorazione. 

Il Segretario parla subito del tipo di contratto vigente: “L’attuale accordo prevede che siano i gestori dei negozi, pur attenendosi ad un massimo consentito di 13 periodi annui, a decidere quali festività concedere ai lavoratori. Periodi spesso tutti concentrati nei periodi, economicamente, più caldi, come quello natalizio. Eccezione fatta per il centro storico, Ostia e, per quanto riguarda i comuni, solo quelli considerati turistici” prosegue Vittorio Pezzotti "il potere decisionale dato in mano ai negozianti ha portato, inevitabilmente, ad una corsa al profitto, dove a pagarne le conseguenze sono proprio i lavoratori, costretti sempre più a turni lunghi e, soprattutto, forzati.".
 
Secondo Pezzotti: "I soggetti principali di questa situazione sono, a Roma: "IKEA che rimane aperto il 70% dei giorni festivi dell’anno, i locali del gruppo Carrefour, Panorama, SMA, Gruppo SIR e molti altri. Per non parlare delle piccole catene come DOC che, solo a Roma, ha ben 18 punti vendita".
 
“L’idea di applicare orari e dinamiche diverse ai cosiddetti luoghi “turistici” non è sbagliata, ma sarebbe giusto stabilire con dei criteri più stringenti, quali considerare tali e quali invece no” continua Pezzotti “zone, come il centro storico, rientrano in questo tipo di discorso, ma è assolutamente sbagliato dare, anche ai comuni, la possibilità di auto-proclamarsi “turistici”, e di usufruire di orari d’apertura speciali. 
 
“La presenza poi nella capitale di molti centri commerciali, consentirebbe una turnazione delle aperture. Possibilità, purtroppo, mai presa in seria considerazione dai titolari delle attività. Quello che chiediamo è di abbassare il numero delle festività e di sviluppare un nuovo piano commerciale, maggiormente legato all’urbanistica della città. Per evitare che i negozianti, di qualsiasi zona, possano usufruire liberamente delle direttive dedicate alle zone maggiormente commerciali.”. La promessa sembra essere di portare avanti questa battaglia a difesa dei lavoratori, al fine di raggiungere un equilibrio sano tra lavoratori-negozianti, senza naturalmente dimenticare le esigenze dei consumatori che “vanno tutelati, ma non a discapito dei lavoratori” giudica sempre Pezzotti.
 
Il Segretario Generale termina mandando una frecciatina all’amministrazione locale:” Perché questi orari non sono applicati anche agli uffici pubblici? Spesso e volentieri i cittadini trovano gli uffici chiusi anche nei giorni feriali, e questo non è umanamente corretto”.
 

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