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Economia

"A Roma nel commercio e nella ristorazione almeno il 15% dei dipendenti è senza Green pass”

L’allarme dell’associazione di categoria a pochi giorni dall’obbligo di legge che impone il certificato sui luoghi di lavoro: “Solo rispettando le regole si torna alla normalità”

Tavoli apparecchiati, prenotazioni prese ma dopo due anni di pandemia nei locali di Roma e provincia parte del personale non è in regola.

“Abbiamo considerato che circa il 15% dei dipendenti del commercio è tuttoggi sprovvisto di Green pass - a parlare Valter Giammaria, Presidente di Confesercenti Roma - È un danno importante soprattutto per le piccole attività che, mancando di personale, rischiano così di rimanere ferme e di non poter tornare a lavorare”. È un danno soprattutto per la filiera però, “per l’immagine che mandiamo ai turisti e stranieri che arrivano nella Capitale”, puntualizza Giammaria.

Il tutto a poche ore dal fatidico 15 ottobre, che segna la data ultima per gestori e proprietari delle attività commerciali per mettersi in regola e far sì che tutto il personale sia dotato di Green pass. Pena congelamento dello stipendio e sospensione dal posto di lavoro, come previsto da obbligo di legge. Un deterrente che non scoraggia però chi lavora nella ristorazione e può rallentare invece la ripresa di tutto il comparto.

Tra chi apre a tutti costi e chi a norma di legge

L’allarme arriva proprio da uno di quei settori che mesi addietro ha più volte minacciato di infrangere le disposizioni ministeriali con manifestazioni come "IoApro" e di incrociare le braccia di fronte alle restrizioni del Governo. Non è un caso che, tra i manifestanti di sabato scorso per le proteste No-vax, ad assediare la sede di Cgil a Roma ci fosse anche Biagio Passaro, leader del movimento “IoApro”.

Se una parte dei lavoratori del commercio fa pugno di ferro sul Green pass, quella rappresentata da Confesercenti Roma è per l'esercizio a norma di legge. “Il 40% dei dipendenti del settore del commercio è ancora in cassa integrazione, rispetto al 2019 siamo in ripresa, ma i dati del 2020 dimostrano che il commercio sia tra i settori che ha patito di più la crisi economica. Siamo per la libertà d’espressione in questi tempi difficili, ma solo col rispetto delle regole possiamo tornare alla normalità, servono a tutelare i clienti quanto le imprese e i gestori delle attività”.

Primo passo verso la normalità è "far sì che imprese e gestori incoraggino i dipendenti a vaccinarsi e collaborino". Per le condizioni in cui versano oggi le attività, "i datori di lavoro non possono sobbarcarsi il costo di passare tamponi ai dipendenti, dovrebbe essere loro a premunirsi", è quanto sostiene Confesercenti. 

"Capiamo le difficoltà, ma un’attività a norma è un’attività che garantisce sicurezza ai clienti, non possiamo permettere scene come quelle di sabato, con i turisti chiusi nei negozi o personaggi del mondo dello spettacolo che raccontano una città messa a ferro e fuoco. Il turismo in Italia contribuisce al 13-14% del Pil e la manifestazione ha fatto perdere al Paese centinaia di migliaia di euro. È giusto manifestare, ma in questo caso si parla solo di inciviltà e non ci aiuta”, conclude Giammaria.

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