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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

“Doppio pacco” per la ristorazione romana: dal 6 dicembre Super Green Pass e scadenza delle cartelle esattoriali

Lo stesso giorno i gestori dei locali dovranno confrontarsi con l’inasprimento delle norme anti Covid-19 e le scadenze fiscali. Mio Italia: “Un accanimento contro gli italiani, i piccoli imprenditori e le aziende in particolare”

A Natale si tende a essere tutti più buoni, ma i gestori dei locali hanno ormai perso la pazienza. Il 6 dicembre sarà una data da ricordare sul calendario, in particolare per il canale Ho.Re.Ca, che coinvolge bar, ristoranti, tavole calde, pub e addetti dell’industria alberghiera.

Oltre all’introduzione di norme più rigide per gli esercizi commerciali, con l’obbligo del Super Green Pass, privati e imprese della ristorazione subiranno anche la scure delle cartelle esattoriali. “Se in parallelo al rafforzamento delle misure anti-Covid, stante il perdurare dell’emergenza, non viene considerato il complesso delle scadenze fiscali gravanti lo stesso giorno, in un mese tra l’altro già pesantissimo per le imposizioni, significa che esiste un accanimento contro gli italiani, i piccoli imprenditori e le aziende in particolare”, tuona così Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità.

Il “doppio pacco” di Natale per i ristoratori

Stesso giorno, due “pacchi” di Natale tra inasprimento delle norme per il contenimento dei contagi e le scadenze fiscali, inderogabili entrambi, una per volere del Governo, l’altra per l’Agenzia delle entrate che fissa la scadenza per saldare le cartelle esattoriali al 30 novembre, con massimo 6 giorni di tolleranza, il 6 dicembre appunto. “Tutti i privati e le imprese che hanno usufruito delle cartelle di rottamazione del 2018, dovranno pagare massimo entro il 6 dicembre 5 rate in un’unica soluzione, pena il decadimento dell’accordo di rottamazione, costrette a pagare tutto il dovuto e anche la sanzione piena”, spiega Matteo Cervini, responsabile MIO Italia per Roma.

Un obbligo di legge che, però, arriva in un momento già pesantissimo per il settore. “Ricordiamoci sempre che ci sono aziende che ancora non hanno avuto una vera e propria ripresa e sono ancora sommerse di debiti da Covid -  spiega Cervini - Ammesso che il ristoratore sotto agli uffici della Regione Lazio, davanti la sede dell’Enel o a viale Regina Margherita riapra il locale mettendo i tavolini fuori, non basta perché la gente torni a consumare come prima, perché in quel caso il loro business era incentrato sugli uffici e molti di quei dipendenti oggi sono in smart working”, prosegue il delegato su Roma di Mio Italia.

Situazione drammatica è anche quella dei ristoratori del Centro storico secondo il Movimento Imprese Ospitalità. “Questi ultimi hanno ricominciato a vedere qualche turista relativamente da poco, ma avendo sulle spalle anche dei costi fissi, come gli affitti stellari, non basta un’estate discreta per pagare i debiti da pandemia. Con la mannaia del 30 novembre, se non si cerca di posticipare o quantomeno dilazionare ulteriormente i pagamenti, centinaia di imprese saranno condannate a morte. Nessun istituto di credito gli farà più prestiti, perché le attività risulteranno morose nei pagamenti dall’Agenzia delle entrate e non ci sarà più scampo per la loro reale ripresa”.

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