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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

A Roma cresce l'imprenditoria straniera: 70.000 attività sono state aperte da emigrati

La presenza straniera nel tessuto imprenditoriale della Città Metropolitana di Roma è andata progressivamente espandendosi, assumendo un peso sempre maggiore sul territorio

Imprenditoria e artigianato straniero, ad oggi più 70.000 attività sono state aperte da emigrati stranieri a Roma. Un numero che secondo quanto afferma Confartigianato Roma permetterebbe “il galleggiamento dell’imprenditoria romana”. Ciò si basa dunque su un effetto di sostituzione che riuscirebbe a colmare i vuoti lasciati dall’arretramento delle imprese locali.

È quanto si evince dalla ricerca condotta su una realtà che negli ultimi anni è sempre più evidente. L’imprenditoria straniera prende piede velocemente, con dati di crescita in costante aumento, basti pensare che nel 2011 erano 42.093 le attività sul territorio. Aprono circa 15 imprese straniere ogni 100 registrate, di queste, il 70% è costituito da imprese individuali e la maggioranza di esse è di origine extracomunitaria.

Tipologia di attività e servizi forniti

A Roma la maggiore concentrazione di attività straniere si trova nella zona est con una percentuale del 47%, ad avere il dato più basso è stranamente il centro con quasi il 12%. La principale comunità a intraprendere un’attività commerciale nella capitale è quella del Bangladesh, seguita da quella romena, cinese, egiziana e infine la comunità marocchina. Ogni comunità straniera primeggia su un settore lavorativo particolare a differenza dall’altra.

Il settore della vendita all’ingrosso e al dettaglio, ad esempio, risulta essere una prerogativa di tutte le nazionalità ma in particolar modo di quella Bangladesh che inoltre predilige anche i settori riguardanti il Noleggio, le agenzie di viaggio e i servizi di supporto. Nel settore edilizio e costruzioni è prevalente la presenza di imprenditori originari della Romania. Diversamente, primeggiano Cina ed Egitto nel settore della ristorazione e dei servizi di alloggio. “Le attività gestite da imprenditori stranieri spesse volte operano solo a beneficio dei propri connazionali,- spiega Confartigianato- altre invece sono “sul mercato”, altre volte, ancora, operano in una zona grigia, dalla quale escono quando imparano a confrontarsi con le regole della concorrenza o quando si scontrano con la burocrazia”.

Il quadro generale degli imprenditori stranieri

Chi è l’imprenditore straniero e qual è il suo profilo commerciale ce lo dice inoltre un’indagine del Censis del 2019 condotta a livello nazionale e su cui anche Confartigianato basa la sua ricerca. Il 60% delle imprese gestite da cittadini di origine immigrata è in attività da più di tre anni.  Il fatturato negli ultimi tre anni è stabile e in crescita. Il 76% si dichiara del tutto (21%) o in parte (55%) soddisfatto dell’andamento della propria attività. Il 12% degli imprenditori stranieri ha una scarsa conoscenza della lingua italiana, il 24% appena sufficiente. Nel tempo libero il 45% frequenta esclusivamente altri cittadini stranieri.

Le maggiori difficoltà del gap tra stranieri e burocrazia italiana

I servizi offerti sul territorio per accorciare il Gap tra i migranti e l’informazione che riguarda gli aspetti economici e burocratici legati all’avvio di un’attività, assumono un ruolo ancora marginale. Solo l’8% degli imprenditori ha avviato un’attività dopo aver frequentato corsi di formazione o qualificazione. Il 39% degli aspiranti imprenditori stranieri si serve dei propri risparmi derivati dal lavoro dipendente, mentre il 28% ricorre a prestiti ottenuti da amici e parenti; queste modalità finanziarie “informali” rimangono ancora molto diffuse.

“Siamo di fronte alla necessità, oramai improcrastinabile, di aprire un confronto serio e strutturato con queste nuove famiglie di imprenditori e di supportarli nelle loro esigenze- continua l’organizzazione italiana dell’artigianato - colmando i vuoti che le istituzioni e gli attori presenti sul territorio hanno sinora lasciato, perdendosi tra difficoltà di carattere culturale, sovrapposizione nell’offerta di servizi, poca collaborazione”.

Confartigianato Roma interviene in questo processo di facilitazione, offrendo servizi amministrativi, alla persona, di credito mirati al target e rafforzando la rete degli stakeholders potenzialmente operativi sulla filiera. “Abbiamo aperto un “one stop shop” per gli imprenditori immigrati, concentrando in un unico luogo, sia fisico che virtuale, tutti i possibili servizi di cui essi possano avere necessità, chiamando a raccolta le forze del territorio che, come noi, hanno preso atto di un fenomeno che non va contrastato ma assecondato, guidato  e, quando border line, incanalato nei giusti binari della legalità, senza trascurare anche l’imprenditorialità femminile, per sostenere anche i processi di emancipazione delle donne e dare un significato concreto alla parola accoglienza”. 

Infine Confartigianato conclude “Questa modalità sistemica d’intervento, deve coinvolgere necessariamente anche il terzo settore, presidiato dalla nostra Agenzia di Promozione Sociale, Ancos, guidata dal nuovo Presidente, Prof. Edoardo Schina. Con Ancos abbiamo attivato diversi progetti trasversali, come i tirocini per l’inserimento lavorativo di lavoratori svantaggiati e l’attivazione di uno sportello antiusura finalizzato a fornire un immediato supporto legale, fiscale e creditizio alle imprese aggredite dalla criminalità organizzata, soprattutto quelle collocate nel nostro centro storico”.

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