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"Porte aperte alla Sapienza", gli studenti costruiscono nei luoghi abbandonati

Con un corteo gli studenti hanno toccato tutti i luoghi lasciati all'incuria del tempo, tra cui un intero palazzo, una mensa di 150 metri quadri, una biblioteca e tantissime aule

Al grido di "L'università è di chi la vive" alcuni studenti dell'Università La Sapienza hanno voluto segnalare tutti gli spazi vuoti e inutilizzati all'interno dell'ateneo. Con un corteo i ragazzi hanno toccato infatti tutti i gli spazi abbandonati e hanno evidenziato le risposte dal basso che in questi anni gli studenti, autorganizzandosi, hanno saputo dare al rettore Frati. Alla speculazione dei privati gli studenti si sono opposti fermamente, e nel tempo hanno riaperto molte porte inutilizzate della struttura trasformando questi spazi in luoghi di socialità, di studio, di condivisione di sapere.

Un intero palazzo adiacente all'università, una mensa di 150 metri quadri, una biblioteca, e tantissime aule: sono solo alcuni dei luoghi che il corteo ha toccato durante il suo percorso. La manifestazione degli studenti si inserisce all'interno della campagna “porte aperte alla sapienza”, nata in contrapposizione all'evento che ogni anno viene organizzato in questa università in cui alcuni tutor dovrebbero illustrare ai neo-diplomati le incredibili opportunità offerte.

E se da una parte l'università millanta rosee prospettive alle nuove matricole, gli studenti avvertono su cosa in realtà li attende: un futuro di precarietà e sfruttamento. Tutte le porte non sono così aperte ma anzi sono completamente sbarrate. Mense, alloggi e servizi in genere sempre più scadenti, studenti quindi abbandonati dall'Università che si occupa solo di costruire cantieri a vista d'occhio per poi lasciarli all'incuria del tempo. 

Hanno quindi scelto come slogan della manifestazione "dove loro abbandonano noi ricostruiamo" per evidenziare come sia estremamente facile girare tra le vie della città universitaria e imbattersi in cantieri abbandonati, gli stessi cantieri per cui loro hanno già progettano alcune soluzioni, se non verranno riaperti in breve periodo. 

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