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Così Mr Unicusano intimidisce i dipendenti: gli audio esclusivi

Per la prima volta lavoratori ed ex raccontano a Dossier i retroscena dell’università telematica. Lo staff licenziato in tronco e poi riassunto, i locali senza finestre, decine di persone tenute a dormire all’interno del Campus durante il periodo più duro della pandemia e insulti a chi osa fare domande. Ecco i documenti e i messaggi con la voce del presidente Stefano Bandecchi, finanziatore del candidato di centrodestra Rocca: “Non mi fate incazzare o cominciano i licenziamenti”

“Volevo sottolineare che sono talmente poco preoccupato da sapere che questo messaggio lo ascolterà, come voi, la guardia di finanza e quindi anche la magistratura. Ma confermo il mio pensiero: io ho molto meno da temere di loro!”. È il 19 gennaio 2023 e mentre le Fiamme Gialle sequestrano oltre 20 milioni di euro per evasione fiscale all’Università privata Niccolò Cusano, il suo presidente del Consiglio d’amministrazione Stefano Bandecchi - che è anche presidente della Ternana e coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, il partito fondato da Angelino Alfano - pronuncia queste parole in una nota vocale indirizzata a 400 dipendenti dell’università telematica che Dossier ha potuto ascoltare.

Oltre Bandecchi, sono finiti nell’indagine con l’accusa di dichiarazione infedele Stefano Ranucci, Giovanni Puoti e Fabio Stefanelli, che dal 2016 lo avevano sostituito come legale rappresentante dell’istituto. Secondo i finanzieri, i quattro avrebbero abusato del regime di esenzione dalle imposte sui redditi previsto per gli enti universitari per svolgere attività di tutt’altro genere che andavano dalla compravendita immobiliare, al confezionamento di generi alimentari, dalla gestione di centri benessere, fino ai viaggi in aereo girando per il mondo tra Miami, Dubai e Toronto. Tra i vari investimenti ci sono un elicottero e quattro macchine di lusso. E anche queste sono state sequestrate.

Cosa c'è dietro l'impero Unicusano

L’ateneo è stato fondato nel 2006 e negli ultimi anni si è spostato a via Don Carlo Gnocchi, Roma nord-ovest. È un vero e proprio "impero" quello di Unicusano: spazi immensi immersi nel verde, aulee magne, dormitori per migliaia di studenti. L'università può vantare 30mila iscritti (un boom che è arrivato sopratutto con la pandemia) e guardagni milionari grazie ai 48 corsi di laurea e alle attività della Radio e della Tv che ospita personaggi di spicco della politica nazionale. A fronte di un "regno" che registra un fatturato di circa 80 milioni di euro e a investimenti personali che fa il suo amministratore Stefano Bandecchi, che vanno dall'acquisto di una squadra di calcio fino al finanziamento di campagne elettorali, non c'è però solo la grana delle indagini per evasione fiscale. Anche il trattamento riservato ai lavoratori risulta essere quantomeno contestabile. Nei giorni in cui è uscita la notizia delle indagini, sulle quali la magistratura farà il suo corso, dei dipendenti ed ex dipendenti di Unicusano hanno contattato Dossier. E quelle che leggerete sono le loro testimonianze.

Licenziati in tronco e poi riassunti

Le anomalie che lavoratori ed ex lavoratori denunciano sono diverse. La prima riguarda uno strano caso di licenziamento "di massa", di un intero dipartimento di dipendenti. Le loro giornate, come ci spiegano, "erano spesso scandite dalla paura e dal silenzio". “Eravamo come marionette nelle mani di Bandecchi. Faceva il bello e il cattivo tempo. Una volta siamo addirittura stati licenziati e riassunti in tronco”, racconta a Dossier una fonte che preferiamo tutelare lasciandola anonima. Sfogliando i documenti di cui siamo entrati in possesso, si evince che la conciliazione sindacale per il licenziamento è avvenuta in data 9 novembre 2021.

E nonostante il presidente del Consiglio d’amministrazione rispetto ai licenziamenti “di comodo” afferma che “i lavoratori sono tutti stati licenziati e riassunti contestualmente, nello stesso giorno” e sostiene che “nessuno ha mai lavorato senza contratto. Chi non aveva il contratto se ne stava a casa”, in realtà dei giorni in cui i dipendenti hanno operato senza contratto ci sono. Sulla carta di riassunzione appare la data 17 novembre 2021. Durante la settimana dal 9 al 17 novembre i lavoratori si sono comunque recati presso l’università, e ad attestarlo sono le timbrature. Quindi significa che hanno lavorato sprovvisti di contratto.

La conciliazione per il licenziamento

La carta della riassunzione

Dentro al Campus (anche di notte) durante il Covid

Ma la rivelazione più seria che ci fanno i lavoratori è forse quella risalente ai mesi dell’esplosione della pandemia globale da Covid-19. Facciamo un passo indietro: siamo nel 2020 e l’Italia intera sta entrando in lockdown, è tutto un susseguirsi di zone rosse. Il vaccino ancora non esiste e le grandi aziende - non avendo ancora dei protocolli precisi a cui aggrapparsi - cercano di tutelare al meglio i propri lavoratori. In quel frangente, Unicusano fa una scelta sui generis: tra marzo e aprile 2020, mentre l’allora premier Giuseppe Conte intimava a reti unificate - ve lo ricorderete - la popolazione a restare a casa, circa 70 lavoratori restano all’interno del Campus Unicusano giorno e notte, dormendo lì. “E questo è avvenuto per oltre due mesi - ci spiegano degli ex dipendenti - senza mai avere la possibilità di tornare a casa dalle nostre famiglie”.

Poco male, se si trattasse di una decisione del tutto volontaria. Peccato che dietro il soggiorno prolungato di queste persone ci fosse invece una forte spinta da parte di Stefano Bandecchi. La prova? Un audio Whatsapp inviato ancora una volta nella chat dei dipendenti. Nell’audio si sente l’amministratore che urla: “Avete ricevuto tutti una mail che vi parla delle vostre ferie arretrate, quella mail è azzerata, non è una mia disposizione aver detto di inviarvi quella mail. Perciò ignorate quella mail, quella mail non conta un beato ca**o. Quando sarà finito questo periodo di crisi, riparleremo delle vostre maledette ferie di merda! Adesso vanno in ferie soltanto quelli che stabilisco io, perché stanno a casa a non fare una sega! Scusate se sono un po' girato di coglioni, ma qualcuno non ha ben capito come stanno le cose. Quindi ripeto: la mail che vi è arrivata non conta un ca**o! In questo momento in ferie ci vanno soltanto le persone che stabilisco io perché stanno a casa a non fare realmente una sega!”.

E poi, con lo stesso tono ma in un audio diverso, continua: “Questo non è un messaggio di chiusura, è un messaggio molto più semplice. Fino ad oggi avete preso tutti il vostro stipendio perché qualcuno è rimasto chiuso in questa università, adesso non posso stare qui a spiegarvi tutto perché non è nemmeno detto che tutti possiate capire di cosa sto parlando. Però, siccome avete capito che mi girano un po' i coglioni, qualcuno dei vostri colleghi uscirà da questa sede, qualcuno di voi che sta a casa si rimbocchi le maniche e deve entrare qua dentro, senza se e senza ma. Io non voglio scegliere, però una cosa ve la voglio dire: se non vedo i posti sostituiti senza tante chiacchiere e senza troppe telefonate a troppi soggetti, se qualcuno non entra allora io comincerò a licenziare e a mandare in cassa integrazione quelle persone che oggi non servono a questa azienda. Perché si chiama pan per focaccia. Non mi fate incazzare perché sono 55 giorni che io sto chiuso qua dentro. Io potrei andarmene in giro per il mondo dove cazzo voglio, se l'ho fatto l'ho fatto per voi. Adesso ci sono delle persone che hanno il diritto di andare a casa e qualcuno si deve rimboccare le maniche e deve entrare. Non mi sparate minchiate della serie che c'avete mogli, mariti e figli, perché io c'ho tutto eppure sto chiuso qua dentro. E in più ho molti più soldi di voi e molte più conoscenze di voi per fare come cazzo mi pare. Se qualcuno pensa che sono molto incazzato, è vero, sono molto incazzato. Se non vengono subito sostituite le persone che se ne vanno, cominciano i licenziamenti e la cassa integrazione. Ranucci, cominci a prendere la pratica in mano perché mi sto rompendo un po' il cazzo! Avete un'ora per darmi i nominativi giusti”.

Gli studenti non erano all’interno del Campus in quei giorni, tranne una decina di cittadini stranieri che non avevano avuto la possibilità di organizzare voli di ritorno. Ma la Tv e la Radio non si sono fermate lo stesso. Interpellato da Dossier, Bandecchi conferma che "settanta persone hanno dormito dentro il Campus sì, e allora?". E commenta che “nessun lavoratore è stato obbligato o costretto a rimanere, e tutte le attività alle quali erano chiamati a rispondere erano essenziali, come i laboratori di ingegneria biomedica, ovvero non fattibili in smart working, ma solo sul posto”.

Le condizioni degli ambienti di lavoro

Luoghi di lavoro e modalità non idonee dentro la Unicusano non si sono riscontrati solo durante la pandemia. “La redazione è letteralmente dentro uno scantinato - ci spiegano ex dipendenti - senza finestre e senza prese d’aria. Non sapevamo mai quando era notte e quando giorno. È così che ne risente subito il ritmo circadiani del sonno”. Come si può riscontrare nei video girati proprio da chi usa quegli ambienti ogni giorno, effettivamente non c’è luce nel piano interrato.

Addirittura, alcuni dei dipendenti ci raccontano che “quando l’ispettorato del lavoro andava a fare dei controlli in sede, le redazioni venivano spostate in tronco nelle aule ai piani rialzati, per non far vedere che stavamo là sotto dalle 9 alle 14 ore al giorno”.

Lo strano caso degli Istruttori di volo

Poi, c'è una questione abbastanza curiosa che riguarda le mansioni descritte nell’inquadramento contrattuale. Un caso particolare, che merita di essere raccontato con un fact checking puntuale. In pratica, i dipendenti che hanno contattato Dossier ci hanno mostato un elenco degli Unilav (l’iscrizione al registro del ministero del Lavoro) targato Regione Lazio. Diverse delle persone che svolgevano ogni giorno attività giornalistica all’interno della redazione di Unicusano Radio e Tv, per quanto si legge da questa carta della Regione, sembravano essere di fatto inquadrate con la qualifica di “Istruttore di scuola di volo”. Sì, avete letto bene. Chiaramente, nessuno dei giornalisti di Unicusano ha mai pilotato un aereo. E nessun pubblicista ha mai insegnato a qualcuno a volare. Eppure, così viene riportato.

Ironia della sorte, tra i beni sequestrati dalla guardia di finanza c’è proprio un elicottero preso in leasing da una delle società in pancia alla Unicusano Srl. In qualche modo, l’Università telematica si occupava di volo e lo faceva con la Unicusano Air. Dalle misure camerali, scopriamo che la Cusano Air srl ha operato fino al 20 dicembre 2019, esercitando l'attività di trasporto aereo non di linea di passeggeri e, dal 9 aprile 2015, l'attività di voli charter. Per poi andare in liquidazione nel 2020. La compagine sociale era così ripartita: il 95% delle partecipazioni sociali erano detenute dalla Unicusano, il restante 5% dalla società delle Scienze Umane (anche questa presieduta da Bandecchi). Come confermano a Dossier le Fiamme Gialle, “La Cusano Air S.r.l. ha acquistato dall'Ateneo, in data 15 febbraio 2016 un aeromobile per un valore dichiarato di euro 5.000,00. Tale operazione non è stata appostata nei bilanci di esercizio". Oltre la Cusano Air, c’erano anche altre società satelliti che sono state attenzionate dalla guardia di finanza, che coprivano varie attività: come il commercio all'ingrosso di profumi e commerci (Naturalia Sintesi srl), la mediazione immobiliare (New Sceal srl), attività calcistiche (Ternana calcio srl), servizi agli istituti di bellezza (Energy sun srl) o ancora imballaggio e confezionamento di alimenti (Cuochissimo srl).

Ma attenzione: le due cose che agli occhi degli ex dipendenti sembravano essere collegate, in realtà non lo sono. Infatti, inserendo il codice 3.4.3.1.1.0 nel sito ufficiale del ministero del Lavoro appare la dicitura "Annunciatori della Radio e della Televisione". È probabile si tratti di un errore di sistema della Regione. Per capire meglio abbiamo chiesto direttamente al presidente Stefano Bandecchi, che ci ha risposto: “È tutta una cazzata. Qui si sono messi a ridere tutti, giornalisti e speaker. A me non risulta, stia attenta a pubblicarla questa minchiata dei finti istruttori di volo”.

Il documento della Regione

“Se ne può andare a fan***o…”: la replica di Unicusano

Martedì 24 gennaio abbiamo chiesto una replica a Unicusano e abbiamo poi deciso di pubblicare interamente la registrazione audio, visto il suo contenuto. Il presidente Stefano Bandecchi durante la telefonata ha messo in viva voce davanti ad altre 8 persone, che lui dice essere giornalisti della Unicusano Tv. “Tutti vogliono lavorare per noi da tutta Italia e alcuni addirittura mi implorano e mi chiedono se possono lavorare anche gratuitamente”, sostiene con un’altra persona lì accanto a lui.

Poi inizia il torpiloquio: “[…]La smette di fare la str**za?!? Com’è il suo nome? Mi fate subito tre articoli su come Veronica Di Benedetto non capisce un cazzo come giornalista? Io e lei signora siamo due giornalisti? Lei è una capra professionista…Mentre io sono un pubblicista miliardario. Da ora in poi se ne può andare a fan***o!”.

Chi è veramente Stefano Bandecchi: la ternana, le amicizie politiche e i partiti che ha deciso di finanziare

Per capire chi è veramente Stefano Bandecchi non ci si può però fermare al settore della formazione. Bisogna citare il calcio, la radio e le auto di lusso. Ma soprattutto la politica. Livornese di nascita e romano d'adozione, l'amministratore di fatto dell'Università Niccolò Cusano è anche il coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, il partito fondato nel 2017 da Angelino Alfano, che sostiene Francesco Rocca, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio alle prossime elezioni regionali.

Un passato con l'Msi e poi con Forza Italia. Bandecchi sperava di entrare in parlamento alle scorse elezioni tra le fila di Italia Viva. "Credo che mi candiderò, giusto per divertirmi - aveva raccontato su Instagram ad agosto -  Un po' come Achille contro Ercole. Io mi sento molto Ercole". Ma la sua candidatura, prevista in Umbria, venne stoppata da Carlo Calenda. Svanito il sogno nazionale, Bandecchi inizia a guardare la politica locale. Già nel 2013, l'imprenditore aveva fondato il Movimento unione Italiano per sostenere la seconda candidatura di Gianni Alemanno, che venne sconfitto da Ignazio Marino.

A dicembre scorso, invece, l'imprenditore, presidente della squadra di calcio della Ternana, aveva annunciato la volontà di candidarsi a sindaco di Terni. A gennaio, infine,  diventa uno uno di grandi sostenitori  del candidato presidente per il centrodestra della Regione Lazio, Francesco Rocca. "Saremo la stampella liberale", aveva detto Bandecchi alla conferenza stampa dello scorso 10 gennaio presso la Sala Capranichetta dell'hotel Nazionale di Roma. Rocca si era mostrato entusiasta del sostegno: "Con Bandecchi di Alternativa Popolare ci accomuna la concretezza e la voglia di fare". E per lui non lesinava complimenti: “È un imprenditore serio che a Roma ha realizzato un grande polo educativo e formativo importante per cui sono sicuro che faremo un bel cammino".

Nei giorni scorsi l’imprenditore ha detto in un'intervista al giornalista dell’Adn Kronos Antonio Atte che in realtà lui ha “finanziato molti altri partiti, anche l'opposizione. Non solo Rocca con 60mila euro”. E lo ha confermato anche a noi, aggiungendo che “da libero cittadino ricco, finanzio chi voglio senza rendere conto a nessuno. Se credo in un progetto politico ci investo sopra”. A rovinare i piani di Rocca (e di Bandecchi), ci ha pensato però la guardia di finanza di Roma con il sequestro dei 20 milioni di euro.

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