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Dossier Monnezza capitale

I signori dei rifiuti a Roma

A capo di vere e proprie holding, con bilanci di decine di milioni di euro e qualche grattacapo giudiziario, ecco il ritratto dei principali imprenditori del settore ambientale nel Lazio. Hanno in mano gli snodi chiave del sistema rifiuti della capitale e se decidono di chiudere i portoni degli impianti, Roma finisce nel caos

Se c’è un esempio classico di oligopolio - ovvero un mercato dove giocano pochissimi player - questo è il settore dei rifiuti nella regione Lazio. I principali imprenditori attivi alla fine si contano sulle dita di una sola mano. Roma a stento sta ancora cercando di uscire dal monopolio di Manlio Cerroni, il dominus incontrastato della monnezza capitale. Partendo da Malagrotta, la discarica romana ormai chiusa, divenuta nei decenni la più grande d’Europa, negli anni le imprese della holding Co.la.ri. (che consorzia le principali società dell’avvocato di Pisoniano) hanno conquistato una buona fetta del mercato laziale. Il gruppo ha ancora oggi la gestione di buona parte delle discariche: oltre a Roma, c’è Latina, Viterbo e Albano, invasi che hanno accolto anche i rifiuti provenienti dalla capitale. Ci sono poi gli impianti di trattamento intermedio, i TMB, con la E. Giovi proprietaria dei due principali sistemi convenzionati con Ama spa.

Negli ultimi dieci anni un gruppo agguerrito di imprenditori ha iniziato a farsi spazio nella regione, conquistando mano a mano pezzi di mercato lasciati liberi. La chiusura di Malagrotta e le indagini giudiziarie hanno in parte rivoluzionato il sistema, facendo entrare nella competizione alcuni concorrenti del gruppo Cerroni. La sostanza, però, non è cambiata, i peccati originali del sistema sono rimasti in fondo inalterati. 

L'affare dei rifiuti a Roma è storicamente strutturato intorno a interessi dei singoli e non corrispondenti a prospettive industriali ampie.                                            

COMMISSIONE ECOMAFIE 2018

La commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura (2013-2018) nella sua relazione sul sistema romano e laziale - l’ultimo documento elaborato sul tema - ha fotografato con precisione come funziona il mercato: "Ai fini della ricostruzione necessaria all’oggetto della presente relazione, risulta evidente come - anche a prescindere dalla possibile commissione di reati – l’”affare” dei rifiuti, a Roma e nel Lazio: si sia storicamente strutturato intorno a interessi rastremati su singoli soggetti e non corrispondenti a prospettive industriali ampie; abbia avuto il suo centro in una non-chiusura del ciclo dei rifiuti secondo canoni contemporanei ma in contesti di risalente bassa tecnologia; abbia visto un’intersezione di ruoli politico-amministrativi che non ha promosso o favorito scelte di avanzamento".

Un oligopolio, una mancanza cronica di un vero sistema industriale, la mancata chiusura del sistema di gestione dei rifiuti: elementi che alla fine pesano sulla vita dei cittadini, con un aumento delle tariffe degli impianti nel Lazio arrivato ad un +70% negli ultimi dieci anni.

Manlio Cerroni

La commissione ecomafie della XVII legislatura, nell’ambito dell’inchiesta sul sistema romano dei rifiuti, ha elaborato una specifica analisi dell’impero di Manlio Cerroni, imprenditore che continua a rimanere ancora oggi il punto di riferimento del mercato. Accanto al Re di Malagrotta, nato nel 1926, da anni operano le due figlie, Donatella e Monica, presenti nelle aziende di famiglia almeno dal 1993. 

Manlio Cerroni ha - o ha avuto - partecipazioni o ruoli societari - direttamente o indirettamente - in 74 aziende del settore ambientale, concentrate soprattutto sul Lazio, ma con ramificazioni anche in altre regioni, come la Lombardia. 

Non si è occupato solo di rifiuti, ma fin dall’inizio della sua attività ha differenziato gli investimenti, coprendo i settori immobiliare, della costruzione di impianti e di macchinari, televisivo e sportivo. Al momento del suo arresto, nel gennaio del 2014 (per accuse che poi lo hanno visto assolto nel processo di primo grado), ha cessato ogni tipo di rapporto con 25 aziende del suo gruppo. Al momento dell’approvazione della relazione della commissione ecomafie (inizio del 2018), Cerroni aveva ancora rapporti con 14 società del gruppo, come evidenziato nello schema allegato all’inchiesta parlamentare.

Ruoli societari e partecipazioni di Manlio Cerroni - Commissione Ecomafie 2018-2

Subito dopo la Discovery dell’inchiesta romana, Manlio Cerroni ha iniziato a cedere alle figlie alcuni asset chiave della sua holding. Nel 2014, ad esempio, "ha ceduto l'intera sua quota di partecipazione - per un valore nominale di euro 780.000, pari al 50 per cento del capitale sociale - della società "E. Giovi Srl" alle figlie Monica e Donatella, ciascuna per una quota pari a nominali 390.000,00", come ricostruiscono gli investigatori della commissione parlamentare. Tra il 2015 e il 2016 ha ceduto il controllo di altre due società.

Valter Lozza

E’ l’imprenditore laziale che ha costruito la sua fortuna partendo dalla discarica di Roccasecca, in provincia di Frosinone, invaso oggi chiuso. Negli anni scorsi ha acquisito il controllo dell’impianto di Civitavecchia, anche questo ormai pieno. Come Manlio Cerroni la sua holding ha partecipazioni diversificate in altri settori, come il campo finanziario (ha detenuto una quota di rilievo nella Banca del Sud), i trasporti e gli alberghi. L’azienda di riferimento per la sua attività nel campo ambientale è la Mad srl (controllata dall’azienda di famiglia, la Tmf) che ha ricevuto diversi affidamenti diretti da Ama spa per la gestione dei rifiuti romani indifferenziati. Da diversi anni Lozza si occupa anche di editoria: la società che gestisce la pubblicità di Ciociaria Oggi, Latina Oggi e il Romanista, la Iniziative editoriali, è controllata dalla Halison RE srl, di proprietà per il 94,74% delle quote dalla Trasporti Melfa srl, riconducibile alla sua famiglia (dati riportati in una recente inchiesta della magistratura romana).

I carabinieri del Noe nel 2019 hanno avviato un’indagine sul gruppo di Valter Lozza, ipotizzando un mancato corretto trattamento dei rifiuti prima di essere conferiti nelle due discariche. L’inchiesta ha portato, nel marzo 2021, all’arresto del patron delle discariche di Roccasecca e Civitavecchia e a quello dell’ex dirigente del settore ambientale della Regione Lazio Flaminia Tosini, accusata di averlo favorito. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Roma, gli investigatori hanno ipotizzato una vera e propria combine tra l’imprenditore e la dirigente regionale per cercare di controllare il sito di Monte Carnevale, indicato il 27 dicembre 2019 dal Comune di Roma come idoneo per ospitare la discarica della capitale. L’impianto era di proprietà della New Green Roma srl e Valter Lozza, società che, dopo la delibera del Campidoglio, Lozza riusciva a controllare con il 70% delle quote societarie. Secondo i magistrati, Lozza era sicuro di ottenere tutte le autorizzazioni grazie all’opera di Flaminia Tosini.

Fabio Altissimi

Partito dal nulla, agguerrito accusatore di Manlio Cerroni, con un piglio decisionista, Fabio Altissimi è l’ultimo imprenditore - in ordine cronologico - ad essere entrato nel complesso mercato dei rifiuti indifferenziati romani. E’ il proprietario della Rida Ambiente di Aprilia, città a cinquanta chilometri dalla capitale che riceve ormai da anni centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati. Gestisce un impianto TBM (ovvero un sistema che tritura e separa ciò che non finisce nella raccolta differenziata, trattando biologicamente la frazione umida), che ha inaugurato nel 2013 alla presenza di Giorgia Meloni. Non ha mai nascosto la sua ammirazione per la leader di Fratelli d’Italia, partito al quale ha donato il 7 maggio 2019 tremila e duecento euro, bonifico regolarmente registrato come elargizione liberale.

Nella foto Giorgia Meloni, Fabio Altissimi e l'ex tesoriere di FdI Pasquale Maietta (dal sito istituzionale di Rida Ambiente)

La crescita del fatturato del suo gruppo spiega molto bene come sia particolarmente attraente il mercato dei rifiuti per gli imprenditori in grado di accreditarsi con Ama spa. Nel 2001 la Rida è una piccola società, con un fatturato annuo di poco più di 750 mila euro. Nel 2010 a questa cifra si aggiunge uno zero, superando i 7 milioni di euro. Appena sei anni dopo supera i 54 milioni di euro, diventando uno dei principali player nel settore.

Non tutti ad Aprilia hanno festeggiato la crescita esponenziale del gruppo. Gli abitanti della zona attorno al TMB della Rida ad Aprilia non hanno vita facile, come sempre avviene nei pressi degli impianti di trattamento dei rifiuti. In questo caso, oltre al disagio, molte famiglie si trovano davanti la beffa di doversi difendere in Tribunale. Dal 2021 molti di loro stanno affrontando un giudizio civile a Latina, chiamati in causa dall'impresa di Fabio Altissimi. L'atto ha raggiunto 112 firmatari di una lettera di protesta dei comitati, ai quali ora l'azienda sta chiedendo un risarcimento danni per una presunta diffamazione. I legali di Altissimi hanno inviato ad ognuno di loro un atto di citazione per 5.100 euro a testa. Più di mezzo milione di euro, complessivamente. I consulenti della Rida hanno svolto dettagliate indagini su tutti i firmatari della lettera ritenuta diffamatoria, accertando la loro esatta residenza: "Preso atto dei nominativi - si legge nell'atto di citazione in giudizio - che apparentemente risultano firmatari della 'lettera aperta', tenuto conto della residenza di ognuno dei sottoscrittori, (la società) ha potuto constatare che solo 41 di questi (...) vivono in abitazioni poste nel raggio di 1 km dall'impianto Rida".

Altissimi - che al momento possiede solo un Tmb - punta negli ultimi anni a conquistarsi uno spazio anche nel settore a valle del trattamento, ovvero una discarica e un inceneritore. La sua società Paguro srl ha presentato la richiesta di autorizzazione alla Regione Lazio per aprire una discarica vicino ad Aprilia, in un terreno contaminato da rifiuti industriali sversati decenni fa. Nei giorni scorsi un’altra società del suo gruppo, la Crea Plant srl, ha divulgato il progetto per un inceneritore in grado - secondo quanto annunciato - di produrre energia bruciando 400 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Tempismo comunicativo: la brochure è arrivata nelle redazioni poco dopo l’annuncio di Roberto Gualtieri sulla necessità di un impianto di termovalorizzazione per la capitale.

La mappa della Holding Rida (rielaborazione da dati Camera di Commercio)

Grazie alla crescita esponenziale del fatturato, alimentato soprattutto dagli appalti della capitale, il gruppo Rida ha iniziato ad espandersi, prendendo in gestione il trattamento dei rifiuti di diversi comuni del Lazio. 

Altissimi, come molti altri imprenditori dei rifiuti laziali, ha avuto i suoi guai con la giustizia. Nell’estate del 2020 la DDA di Roma ha concluso un’inchiesta condotta dai carabinieri forestali sulla Rida ambiente, che ha  preso in esame il periodo di massima ascesa del gruppo, dal 2014 al 2017. Sul punto l'ufficio legale della Rida ambiente, interpellato da RomaToday, non ha risposto rispetto alla richiesta di avere dettagli sullo stato dell'indagine, limitandosi a riferire che "l'ufficio del P.M. ha preso atto di una serie di elementi che sono risultati del tutto incompatibili con l'originaria ipotesi accusatoria". 

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