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Dossier Strage dimenticata

Roma è ancora piena di amianto tossico

A 30 anni dalla messa al bando, la questione amianto è ancora preponderante nella Capitale. Luoghi mai bonificati, discariche abusive e soprattutto l’aumento dei tumori al polmone: così la sostanza tossica continua a mettere sotto scacco la città

“Roma, come tante città d’Italia, paga caro il prezzo del fenomeno amianto con 882 casi di mesotelioma registrati dal 2001 al 2015, con un’ulteriore incidenza di 411 casi fino al dicembre 2021, per un totale di 1.300 casi. Significa circa 60 per ogni anno, con un indice di mortalità del 93% entro i 5 anni”. Questo è il quadro preoccupante che il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni, ha tracciato a RomaToday. E questi dati sono solo la punta dell’iceberg.

L’Ona è operativa nella Capitale con il suo sportello amianto con il servizio di assistenza tecnica, medica e di tutela legale da vent’anni. Sulla base delle segnalazioni ricevute, e delle attività svolte dai volontari sul territorio romano, può contare 2.500 casi di tumore del polmone (circa 125 casi su base annua – indice di mortalità dell’88%), una incidenza ulteriore di circa 1.200 casi di asbestosi (circa 60 casi annui – indice di mortalità del 30% entro i 5 anni, con degenerazione in tumore del polmone, ovvero mesotelioma nel 33% dei casi), tumori delle altre vie aeree e gastrointestinali (circa 1.000 casi, compresi quelli di colangiocarcinoma). Una mappa del rischio che ci fa capire come l’amianto sia ancora un pericolo, nonostante sia stato messo al bando nell’edilizia 30 anni fa.

Cos'è l'eternit e perché è così pericoloso

Brevettato nel 1901 dall’austriaco Ludwig Hatschek, l’Eternit è un materiale particolarmente resistente utilizzato per tutto il corso del Novecento per la produzione di vari oggetti: tubature, lastre, tegole, fioriere. Nocivo alla salute, provoca una forma di cancro molto grave, il mesotelioma pleurico. Molto in voga nel nord Italia negli anni '80, solo nella zona di Casale Monferrato e nella provincia di Alessandria ha portato alla morte circa 1800 persone. Dopo un processo durato tre anni, il 13 febbraio 2012 il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di reclusione i vertici aziendali dell’Eternit AG, obbligandoli al risarcimento di 3000 parti civili. L'eternit è il nome commerciale di una lega di cemento e amianto.

Questa fibra minerale è largamente presente in natura e presenta caratteristiche fisiche che si rivelano estremamente utili nel campo dell'industria: è resistente alle alte temperature, è fonoassorbente, è flessibile. Tuttavia, la sua duttilità rappresenta anche un problema: col tempo si sfalda in fibre così piccole da essere invisibili ad occhio nudo. Queste poi tendono a depositarsi nei polmoni aumentando esponenzialmente il rischio di cancro. Non sono solo gli addetti ai lavori che rischiano: essendo utilizzato anche negli elettrodomestici e nelle vetture, tutti possono subirne le infauste conseguenze.

Nel 1992, la Legge n.257 ha definito illegale l'uso dell'eternit nella produzione di qualsiasi immobile ed oggetto. Da quel momento, è diventato necessario affidarsi alle ditte per lo smaltimento dell'eternit a Roma e in tutta Italia per assicurare un futuro salutare sia negli ambienti domestici che lavorativi. Nonostante sia stato usato per anni, infatti, l’amianto è un materiale estremamente pericoloso; numerosi studi hanno dimostrato che, se frantumato ed inalato, provoca il cancro.

Come ha sottolineato a Dossier Marcello Migliore, Professore di Chirurgia Toracica, "la pericolosità non è nel materiale in sé, ma nel rischio che esso si frantumi: le sue fibre, infatti, se inalate, aumentano esponenzialmente il rischio di ammalarsi di tumore. Per questo l’operazione di smaltimento è molto delicata". Le operazioni di rimozione seguono tre passaggi: confinamento della zona in cui si trova il manufatto; incapsulamento dell’oggetto in amianto, per evitare che eventuali fibre si disperdano nell’aria; rimozione dell’oggetto e trasporto dello stesso in un impianto autorizzato. Ma non sempre le cose sono andate per il verso giusto a Roma.

Elaborazione dati Ona 2021

Quanto amianto c’è a Roma?

La questione è ancora ampiamente aperta, dato che dall’ex velodromo dell’Eur, all’aeroporto di Fiumicino è necessario intervenire con la bonifica, sia in ambienti privati, come le abitazioni, sia in quelli pubblici: scuole, parchi ed edifici comunali. Secondo i dati dell’Ona, è emerso che su oltre 2.000 scuole presenti, ne sono state verificate circa 1.200, di cui nell’8% di queste, oltre 90 scuole, c’è la presenza di amianto. Ampliando l’area territoriale, a livello della provincia di Roma, nei circa 4.000 istituti scolastici interessati dall’analisi, circa 300 sono risultati contenenti amianto (circa il 7%).

Passando poi al territorio dell’intero Lazio e analizzando circa 6.000 istituti scolastici, ne sono risultati con la presenza di amianto circa 300, che corrisponde a circa il 5%. I siti a maggior rischio, in maniera particolareggiata, sono quelli della Fonte Appia, degli edifici industriali nella zona della Magliana, ed est di Roma, inclusi Tiburtino e Casilino, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Oltre l’impatto ambientale, poi c’è il risvolto sanitario, che è molto preoccupante: è stato infatti rilevato dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Roma, che nel Lazio, da oltre 20 anni, sono stati assistiti circa 20.000 cittadini, di cui almeno 7.000 nella città di Roma e più di 10.000 nella provincia.

Allarghiamo ancora la lente. I dati nazionali sono altrettanto sconfortanti: 40 milioni, sono le tonnellate di amianto ancora presenti negli edifici privati e pubblici, comprese le scuole e gli ospedali. Oltre 300.000 studenti e 50.000 tra corpo docente e non, sono a rischio di esposizione all’amianto. Più di 1.000 tra biblioteche ed edifici culturali e oltre 200 ospedali in tutta Italia sono sotto scacco dell’amianto. E si rileva la presenza anche negli oltre 300.000 km di tubature delle rete idrica nazionale. Si nasconde ovunque: dalle tubature, alle rotaie ai rivestimenti di tetti e garage, ma nonostante questa situazione, le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo.

Secondo le rilevazioni di Ona, la tendenza delle morti per amianto è in crescita e si stima che continuerà nei prossimi anni, raggiungendo il picco tra il 2025 e il 2030. E quello stesso periodo sarà cruciale anche per l’Europa, che chiederà che dal 1° luglio 2025, tutti i Paesi europei dovranno aver provveduto all’eliminazione dei prodotti di amianto (Reg. UE n.1005 del 2016), nel rispetto della priorità Ambiente e salute dell’Oms per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. “Per affrontare questo assassino silenzioso - ci ha detto Fabrizio Cipriani, Primo Dirigente medico Polizia di Stato che da sempre si occupa di amianto - è indispensabile quindi anche migliorare il livello di conoscenza e consapevolezza fra la popolazione e sensibilizzarla alla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose”.

Oltre l’impatto ambientale, poi c’è il risvolto sanitario, che è molto preoccupante: è stato infatti rilevato dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Roma, che nel Lazio, da oltre 20 anni, sono stati assistiti circa 20.000 cittadini, di cui almeno 7.000 nella città di Roma e più di 10.000 nella provincia.

Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto

Qualche possibile soluzione

La tecnologia può venire in aiuto ai cittadini e alla pubblica amministrazione per affrontare il problema: l’App Amianto, per esempio, è uno strumento gratuito messo in campo da Ona che fa la mappatura dei siti italiani contaminati dall’amianto per stanarli ed evitare così l’esposizione ed eventuali danni alla salute. Ad aver testato la app sul territorio è stato soprattutto il consigliere comunale in quota Lega Fabrizio Santori, che ci spiega: “I cittadini devono avere a disposizione un servizio di segnalazioni efficiente e in ogni quartiere della città deve essere avviato un servizio di monitoraggio che porti a cancellare rapidamente questo tipo di inquinamento“.

L’App segnala la presenza di siti contaminati dall’amianto inserendo le foto dell’area e geolocalizza il presunto sito contaminato. In seguito alle verifiche da parte di Ona, il sito identificato viene poi inserito nella mappatura ufficiale dei luoghi con presenza di amianto. La piattaforma è stata pensata per favorire la partecipazione attiva dei cittadini che possono partecipare alla mappatura, in modo da diffondere le informazioni sui siti contaminati e migliorare l’efficacia e la prevenzione e intervenire poi anche dal punto di vista legale a tutela di chi si è trovato esposto all’amianto. La fibra killer, purtroppo, è ancora annidata tra le mura di Roma.

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