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Dossier Cantieri infiniti

Che fine ha fatto l'acquario di Roma

Tra burocrazia, infiltrazioni, lavori a rilento e debiti, da anni l'apertura viene annunciata e poi puntualmente rinviata. Una storia infinita che può risolversi solo con la proroga della concessione

Una mamma e due bambini si affacciano all'ingresso: "No, è chiuso! Quando riapre? Non lo so", urla un custode in lontananza. In realtà il "Sea Life Acquarium", il gigantesco acquario di Roma che doveva sorgere sotto il laghetto dell'Eur, non ha mai aperto, ed è ancora impossibile stabilire con certezza quando lo farà. Il progetto prevede in realtà due acquari: uno tradizionale, il "Sea Life", con 30 grandi vasche e un tunnel oceanico riempiti con oltre 1 milione di litri d’acqua e 5000 pesci di oltre 100 specie diverse; e uno tecnologico, "Expo", un museo marino del Mediterraneo dedicato a progetti di educazione ambientale, dotato di un auditorium per proiezioni in 3D e servizi di ogni tipo e abitato da avveniristici pesci robot. Doveva costare 60 milioni di euro ed essere realizzato entro il 2014. Ma il cantiere è ancora aperto, e nel frattempo i costi sono quasi raddoppiati. 

Il progetto

I lavori sono partiti a dicembre 2008, ma il progetto nasce addirittura negli anni novanta. Nel 1996 Ente Eur (oggi Eur Spa, partecipata al 90% dal ministero dell'economia e al 10% dal Campidoglio proprietaria dell'area in questione) e la Rr service (società di costruzioni presieduta dall'ingegner Domenico Ricciardi) cominciano a parlare della realizzazione di un acquario, un museo marino del Mediterraneo e un parcheggio. L'accordo vero e proprio arriva solo dieci anni dopo, il 16 febbraio 2006: la società della famiglia Ricciardi ottiene la concessione trentennale dei terreni interessati dal progetto, che sarà realizzato interamente con fondi privati (con costi stimati in 59 milioni di euro), e in cambio Eur Spa otterrà il 5% dei ricavi a partire dall'apertura dell'acquario. Al termine della concessione, fissato a fine 2038, l'acquario diventerà proprietà della stessa Eur Spa. Pochi mesi dopo la concessione viene però trasferita a Mare Nostrum Romae, una società a responsabilità limitata controllata al 65,5% dalla famiglia Ricciardi e al 15% dalla Roma 2000, un'altra srl di proprietà di Cristiana, Fabio, Pietro e Simona Appolloni, una nota famiglia di costruttori romani. 

Un cantiere infinito 

I lavori veri e propri cominciano il 18 dicembre 2008, e incontrano da subito diversi ostacoli. Durante i primissimi scavi salta fuori una falda acquifera a una profondità diversa da quella prevista, che impone subito alcune modifiche al progetto. Nei due anni successivi i problemi si moltiplicano. A maggio 2009, un mese dopo il terremoto a L'Aquila, arriva un cambio delle normative antisismiche, mentre a gennaio 2010 la soprintendenza sottopone l'area a vincolo storico artistico, causando altri ritardi, modifiche ed esborsi non previsti: "Abbiamo dovuto ripensare tutta la distribuzione degli spazi, riposizionare tutti gli ascensori e le scale", spiega a RomaToday Massimiliano Ricciardi, vicepresidente di Mare Nostrum Romae. 

L'ingresso dell'acquario visto dall'alto

A gennaio 2011 i lavori sono ancora in alto mare, ma Mare Nostrum firma un contratto di locazione commerciale con Merlin entertainments, il colosso britannico dei parchi a tema, che dovrà occuparsi della gestione dell'acquario per 24 anni a partire dall'apertura. Nei tre anni successivi i lavori procedono a rilento, le spese continuano ad aumentare. Servono almeno altri 8 milioni, e così a dicembre 2014 la società della famiglia Ricciardi ottiene un nuovo finanziamento da Unicredit, Intesa Sanpaolo e MedioCredito. Il costo dell'intero progetto sale a quasi 90 milioni di euro. Mare Nostrum è ormai piena di debiti e tre mesi dopo, a marzo 2015, chiede e ottiene la ristrutturazione del debito, una procedura del diritto fallimentare attraverso cui il debitore può rinegoziare le condizioni per restituire il debito ai creditori. Un po' di ossigeno che consente di riprendere e accelerare notevolmente i lavori, che proseguono fino ad arrivare al riempimento di alcune vasche. Ma a maggio 2015 scoppia un enorme incendio che carbonizza il terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino. Per evitare che ricapitino episodi del genere viene cambiata la normativa antincendio e anche l'acquario di Roma deve adeguarsi alle nuove regole. Tradotto, cento buchi per l'estrazione dei fumi nel solaio che gli operai avevano appena rifinito e reso impermeabile. L'ultimo di una lunga serie di cambi di normative e intoppi burocratici, che nel corso degli anni costringono Mare Nostrum a "richiedere approvazioni e rifare da capo una ventina di progetti", racconta a RomaToday il presidente Domenico Ricciardi.

A marzo 2016, dopo alcune pesanti infiltrazioni nella struttura, anche Merlin perde la pazienza e sospende i lavori per l'avvio dell'acquario fino a data da destinarsi. Nel biennio che segue Mare Nostrum continua ad accumulare debiti e nel 2018 è costretta a rivolgersi ancora al tribunale fallimentare di Roma per chiedere un concordato preventivo (un'altra procedura per rinegoziare il debito, l'ultima spiaggia per evitare il fallimento), che viene omologato il 7 aprile 2020. Ma l'Italia è ancora in lockdown, la pandemia rallenta ulteriormente i lavori dell'acquario di Roma. A ottobre 2020 si sparge la notizia di una possibile svolta: un fondo inglese sarebbe interessato a entrare nell'affare "Sea life", rilevando il 90% delle quote di Mare Nostrum e aggiungendo anche gli ultimi 6 milioni di euro necessari a completare la struttura. Si tratta di Zetland capital partners LLP, una società di private equity con sede a Londra. Le trattative tra Zetland, Mare Nostrum e Eur Spa sono ancora in corso. In questo anno e mezzo è stata fatta la due diligence (l'analisi di tutti i dati e informazioni disponibili che l'investitore è solita richiedere prima di avviare ogni tipo di investimento), ma per dare il via libera definitivo il fondo londinese ha posto una condizione imprenscindibile: il prolungamento della concessione. 

Senza la proroga della concessione il fallimento è dietro l'angolo, per Mare Nostrum e per l'acquario di Roma 

MASSIMILIANO PAGANO (COMITATO ESERCENTI)

Il nodo concessione

La concessione ottenuta nel 2006 da Rr service, poi trasferita a Mare Nostrum, scadeva in origine a fine 2038. Il primo atto integrativo l'ha spostata a dicembre 2039 e aumentato al 6% la quota di ricavi spettante a Eur Spa, ma nel frattempo sono trascorsi 16 anni, quasi il triplo di quelli preventivati per la fine dei lavori e l'apertura del complesso. Senza un prolungamento, spiegano da Mare Nostrum, ammortizzare un investimento così imponente in appena 17 anni sarebbe impossibile per chiunque, anche per un colosso del calibro di Zetland. Eur spa, contattata da RomaToday, fa sapere che il 5 maggio 2021 ha rifiutato una prima proposta in tal senso da parte del fondo londinese, che prevedeva una proroga della concessione fino al 2061, per un totale di 55 anni. Successivamente Zetland ha formulato una seconda proposta, di cui Eur non specifica i dettagli e che è tutt'ora al vaglio della nuova amministratice delegata Angela Maria Cossellu, nominata a gennaio scorso al posto di Antonio Rosati. Secondo gli interessati da questa proroga dipende il destino dell'intera opera. Se verrà concessa, promettono i Ricciardi, "in pochi mesi finiamo i lavori e apriamo". Altrimenti "il fallimento è dietro l'angolo, per Mare Nostrum e per l'acquario di Roma in generale", avverte Massimiliamo Pagano, che nell'area dell'acquario dovrà gestire ben 4 locali.  

Gli esercenti

Oltre a quella con Merlin, in questi anni Mare Nostrum ha firmato una quarantina di locazioni commerciali con gli altri esercenti che avranno in gestione i ristoranti, i bar e gli altri negozi che sorgeranno all'interno del Sea Life e del museo marino Expo. Le saracinesche sono ancora abbassate, ma i proprietari hanno già investito parecchi soldi: "Io avrò una friggitoria, una bisteccheria, un bar e un locale di pasta take away. Per ora sono vuoti, ma ci avrò già speso 500mila euro", racconta Pagano. Al momento della firma ogni esercente ha dovuto pagare due anni di affitto in anticipo, come caparra. Poi ci sono i soldi sborsati per gli impianti e le strumentazioni dei vari locali, che in molti casi non torneranno più indietro: "Ho speso 30mila euro solo di caparra per le cucine, prima ordinate e poi stoppate perché veniva rinviata la riapertura", racconta Mario Bauzullo, che al Sea Life dovrebbe gestire un ristorante con specialità di pesce. Come Merlin e molti altri esercenti, anche lui ha deciso di aspettare la data ufficiale di apertura prima di fare altre spese inutili: "Se avessi comprato le cucine e le avessi installate ormai sarebbero già vecchie e decrepite".

Il murales all'ingresso dell'acquario

L'acquario, oggi

L'azzurro dell'insegna all'entrata, in effetti, è ormai sbiadito. Accanto ai tornelli per l'ingresso dei visitatori c'è un grande murales, che raffigura l'unico pesce finora custodito nell'acquario. I box che conterranno decine di bar, ristoranti e altri locali sono ancora vuoti. Gli impianti e i quadri elettrici sono pronti ma non ci sono tavoli, sedie, banconi, cucine e attrezzature. Stessa sorte per l'acquario e il museo marino. Nelle enormi stanze, vasche e tunnel che in futuro saranno circondati dall'acqua mancano ancora i pavimenti, ci sono mura e soffitti da intonacare e verniciare, arredi da ordinare e posizionare. Gli operai hanno appena ultimato l'impianto di riscaldamento, e continuano a lavorare alle ultime rifiniture. Sembra quasi che anche loro, per finire i lavori, aspettino la proroga della concessione. 

Lo stato dei lavori al 27 aprile

Al lupo al lupo

In questi anni l'apertura dell'acquario di Roma è stata annunciata e poi rinviata diverse volte, l'ultima a gennaio scorso. In un'intervista rilasciata al Corriere della sera l'ex amministratore delegato di Eur Spa Antonio Rosati prometteva il taglio del nastro entro Natale 2022. Pochi giorni dopo al suo posto è arrivata Angela Maria Cossellu, in un ricambio che ha interessato tutta la dirigenza di Eur Spa. Secondo Bauzullo il rinnovo dei vertici di Eur ha rallentato le pratiche per il rinnovo della concessione a Mare Nostrum e intaccato ulteriormente la credibilità del progetto acquario: "Ogni volta che cambiano i vertici ricominciamo da capo. Ognuno impiega un anno solo per capirci qualcosa in tutta questa vicenda. Cambia la politica, cambia la struttura, cambia l’idea e noi dobbiamo sempre aspettare. Gridano al lupo al lupo e poi non aprono mai. Siamo diventati una barzelletta". Nelle prossime settimane è previsto un incontro tra Eur Spa, Zetland capital, Mare Nostrum e i rappresentanti degli esercenti, in cui si discuterà anche del prolungamento della concessione. Senza una proroga, sotto l'albero di Natale ci sarà solo l'ennesima promessa non mantenuta.

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