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Dai centri sociali del Tufello a XFactor: Il duo Sierra racconta Roma nella loro musica

Il duo composto da Massimo Gaetano e Giacomo Ciavoni in arte Sierra si racconta a RomaToday

“La musica può essere anche una specie di terapia che entra nel personale ma che si dirama anche nel sociale poiché dopo che hai capito una cosa di te sicuramente la puoi mettere in pratica nella comunità”.

Dai centri sociali fino alla finale di XFactor nel 2019, il duo romano Sierra si racconta attraverso il legame con la città e la vita nel quartiere del Tufello. Una scuola formativa, dai locali più piccoli a quelli più prestigiosi, collaborando con gli artisti affermati come Sfera ebbasta, a confronto con i giudici del programma televisivo e gli esperti del settore musicale. 

Questi anni hanno visto una crescita repentina della vostra carriera, quando avete iniziato e come è stata la vostra esperienza in un palco come quello di XFactor?

L'esperienza a XFactor nel 2019 ci ha visto arrivare in finale, collaborare all'interno degli studi con tanti artisti ed esperti ci ha insegnato tantissime cose, una vera scuola di crescita, un passo fondamentale nella nostra carriera. Ufficialmente siamo un duo dal 2017 ma avevamo già un'esperienza di 5 anni alle spalle, non è semplice emergere da un quartiere come il Tufello c’è un mixtape in ogni palazzina, con i mezzi che ci sono oggi basta davvero poco per registrare, poi chiaramente c’è molta richiesta e troppa offerta, quindi è importante essere originali avere una forma definita e cercare sempre di produrre prodotti musicali di qualità.

Quali sono gli argomenti  trattati nei vostri testi e qual è l'obiettivo della vostra musica?

Noi cerchiamo di spaziare anche con gli argomenti, ci facciamo delle domande e ci diamo delle risposte a modo nostro, ci soffermiamo molto su argomenti legati all’esistenzialismo, ai sentimenti ma anche sull’amore e infine sulle varie sfaccettature di questi.  Brani che spiegano e portano alla riflessione, ad esempio nella traccia “Sei tu” che è una dedica d’amore, oppure “Profondamente”, brano che si rivela essere uno scavo interiore e che mira a scavare letteralmente dentro gli ascoltatori, aspetto molto apprezzato da chi ci ascolta. L’obiettivo è cercare di illustrare la nostra realtà perché chi ci ascolta si possa rivedere nelle nostre parole, oppure si fa pensieri che non si era mai fatto. Non a caso la copertina dell’EP è proprio uno specchio, perché crediamo molto nel meccanismo di affacciarsi alla musica per potersi rivedere e analizzare.

Come nasce il nuovo Ep legato a Roma e l'idea di raccontare la vita nel quartiere Tufello? Quali sono i vostri prossimi progetti musicali?

Adesso usciremo con un video che accompagnerà la traccia di Goleador e poi sicuramente vorremmo farne un altro perché vogliamo attraverso i video fornire un certo tipo di immaginario della nostra musica. Poi sicuramente noi abbiamo anche l’intenzione di fare emergere il nostro tipo di realtà nella nostra zona dove ci sono moltissimi ragazzi con cui cerchiamo sempre di creare progetti paralleli cercando di coinvolgere tutti i ragazzi che collaborano con noi. Nel nostro studio in zona Jonio accogliamo i ragazzi che cominciano o vogliono intraprendere il percorso musicale sostenendo anche i cantanti emergenti. Abbiamo raccontato nel videoclip di “Mezze Lune” il nostro quartiere e lo racconteremo presto nel video del prossimo estratto “Goleador” che uscirà a breve, abbiamo deciso di raccontare così la nostra città. A causa della pandemia non abbiamo potuto esibirci, infatti abbiamo pensato di fare dei video anche di noi che cantiamo le nuove canzoni del nuovo EP per i nostri fan, per cui abbiamo pensato anche una versione live che uscirà prossimamente, abbiamo anche realizzato una versione acustica del brano "Mezze Lune" disponibile su Youtube. Poco prima delle chiusure abbiamo fatto un concerto al Gianicolo in acustico e questa formula ci è piaciuta particolarmente quindi credo che la riutilizzeremo anche in futuro.

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