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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca San Basilio / Via Mechelli Girolamo

Droga a San Basilio: le zone dello spaccio

L'operazione della squadra mobile ha permesso di appurare come la disposizione dei luoghi della vendita in via Gigliotti e via Mechelli fosse caratterizzata topograficamente dalla presenza di aree ben circoscritte e facilmente controllabili da i gruppi La Lupa e Civico 29

Un quartiere che ben si prestava all'attività di spaccio dei gruppi de La Lupa e del Civico 29. Un quadrante della città abbandonato a se stesso, privo di centri di aggregazione ma anche di esercizi commerciali. Una zona del quartiere storica, caratterizzata da una serie di elementi di rilievo anche sociologico con tre strade, via Gigliotti, via Mechelli e via Tranfo che per la loro topografia rendevano lo spaccio della droga a San Basilio più semplice per i pusher e più difficile per le operazioni di contrasto delle forze dell'ordine.

SAN BASILIO SPA - Questo quanto appurato dagli investigatori della squadra mobile che al termine della 'Operazione San Basilio Spa' hanno notificato 40 ordinanze di custodia cautelare ai promotori del fiorente business.

PIAZZA DI SPACCIO - La piazza di spaccio di San Basilio è caratterizzata topograficamente dalla presenza di aree ben circoscritte e facilmente controllabili dai vari gruppi criminali nelle quali lo spaccio avveniva in modo continuativo e coordinato da parte di più gruppi ognuno con il proprio “angolo di strada” ed il proprio quadrante orario. Gruppi che si caratterizzavano con una propria identità ed un organigramma ben delineato con soggetti che si avvicendano tra loro, operando con modalità ben precise nel contesto di una specifica distinzione di ruoli (dalla semplice attività di vedetta, al primo contatto con il tossicodipendente, alla materiale cessione, alla riscossione del denaro eccetera). L’attività investigativa posta in essere, ha consentito di riscontrare come lo spaccio fosse concentrato in diversi punti, ognuno operativamente gestito da un gruppo autonomo.

SPACCIO H24 - La vendita nel quartiere concerneva principalmente in sostanza stupefacente del tipo cocaina, ma anche hashish e marijuana e, a seconda del luogo in cui avveniva, si concentrava nelle ore diurne, serali o notturne. Lo spaccio avveniva sulla pubblica via in luoghi, come detto, facilmente controllabili ma non particolarmente isolati. Normalmente nei punti sopra descritti, gli spacciatori stazionavano nel corso della giornata in attesa di clienti che spessp giungevano nella zona in auto, si avvicinavano al pusher che li indirizzava in luoghi più nascosti e più controllabili dall’arrivo delle forze dell’ordine, acquistando così lo stupefacente richiesto.

STRATAGEMMI DEI GRUPPI - Secondo quanto appurato dagli inquirenti, normalmente i venditori detenevano modeste quantità di sostanza, che in parte veniva tenuta al seguito ed in parte celata in luoghi posti nelle immediate vicinanze quali siepi, contatori della luce o del gas, bidoni dell’immondizia o altri nascondigli di fortuna. Raggiunto l’accordo con l’acquirente e ricevuto il denaro, la droga veniva recuperata e consegnata. I quantitativi nella disponibilità degli spacciatori, erano quindi di modica entità il che determinava la oggettiva difficoltà, spesso, di procedere efficacemente ad interventi in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio.

LE VEDETTE - L’attività d’indagine è risultata particolarmente complessa e difficile in quanto gli ordinari dispositivi di contrasto, sono stati resi difficoltosi dalla presenza, in punti strategici, di “vedette” che, a vista, segnalavano agli spacciatori l’arrivo di operatori di polizia, consentendo loro di disfarsi rapidamente dello stupefacente o di darsi alla fuga all’interno degli androni e delle scale dei palazzi del lotto. Stabili a a loro volta controllati da altri giovani che restavano estranei alla cessione dello stupefacente nello specifico, ma che del sistema ne facevano parte con il solo compito di stazionare davanti proprio ai portoni o nei parcheggi per fungere da sentinelle o all’occorrenza facilitare la fuga dello spacciatore del momento. Servizi di osservazione hanno consentito di rilevare anche la presenza di vedette che operavano in movimento, a bordo di autoveicoli.

GIRO DI AFFARI - Il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere di San Basilio aveva assunto una dimensione così rilevante, che è stato anche oggetto di un particolare interesse mediatico sia a livello locale che nazionale. Visto il rilevante giro di affari gestito dai due gruppi e le modalità di cessione dello stupefacente, infatti è stato più volte rappresentato mediaticamente il fenomeno descrivendo alcuni elementi caratterizzanti il mercato dello spaccio nel quartiere: l’attività di spaccio, strutturata come una vera e propria organizzazione di tipo militare, viene effettuata in tutte le ore della giornata; i clienti provengono da tutti i quartieri della capitale; nonostante l’attività di contrasto continua delle forze di polizia, il mercato è comunque particolarmente fiorente e redditizio.

MODELLO PREORDINATO - Quanto rappresentato è sintomatico e prettamente significativo di come erano costituiti i due gruppi criminali che gestivano lo spaccio di sostanze stupefacenti nel centro del quartiere di San Basilio. Caratteristiche comuni ai due gruppi, secondo uno schema ed un modello preordinato, sostanzialmente identico, erano: un organigramma di tipo piramidale e gerarchicamente strutturato, con una distinzione di ruoli e compiti ben precisa. L’ubicazione precisa nel quartiere, in un spazio ben circoscritto gestito prettamente dal gruppo, con orari ben stabiliti e delimitati.

LE TRE STRADE - Tutti questi elementi, così come il ciclo e la catena di distribuzione della sostanza, accumunavano i due gruppi secondo un modello tipico ed esclusivo della piazza di spaccio di San Basilio. Le strade interessate, via Luigi Gigliotti, via Girolamo Mechelli e via Carlo Tranfo, rappresentano il cuore storico del quartiere, dove la maggior parte dei cittadini risiedono in case del comune gestite dalla società Ater. Abitazioni spesso occupate e/o subaffittate, che hanno reso spesso difficile la reale disponibilità di appartamenti dei solidali, spesso non anagrafati in quel contesto. Una zona del quartiere dove non esiste un esercizio commerciale e gli unici luoghi di ritrovo sono rappresentati dai giardini e cortili condominiali, utilizzati dagli stessi spacciatori per esercitare la loro attività illecita.

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