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VIDEO | Ucciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, ma non avrete il mio odio"

L’intervista a Maria Grazia Carta, mamma di Davide, che in occasione della fiaccolata organizzata per suo figlio indossò la maglia: “Non avrete il mio odio”

La telefonata di una delle sue figlie intorno alle 9 del mattino, mentre era a scuola dai suoi alunni. La corsa al Policlinico Tor Vergata. Il riconoscimento del corpo. Le lacrime e la rabbia. Quel drammatico 27 maggio, quando Davide Marasco viene travolto e ucciso da un’auto mentre era bordo del suo scooter, è impresso nella mente di sua madre. Ma per Maria Grazia Carta, 57enne originaria di Nuoro, insegnate precaria a Tor Bella Monaca da più di dieci anni, non finisce qui. La sua battaglia di giustizia si è dovuta accostare a quella contro chi potesse “cavalcare l’onda dell’odio” dal tragico fatto che ha coinvolto la sua famiglia. Al volante dell’auto che ha ucciso suo figlio Davide, 31 anni il prossimo 8 giugno, c’era un 49enne di origini albanesi, tratto in arresto: “A me non interessa la sua nazionalità, è un verme che deve pagare, sputare in faccia alla sua stessa immagine riflessa”, dice con rabbia Maria Grazia. “Io però non sono in vendita, decido io come e quando onorare la memoria di mio figlio - continua - ho saldi i miei valori, insegno ai miei ragazzi la necessità del non essere schiavi, ma liberi nel pensiero. E chi tocca Davide avrà le mani sporche del suo sangue”.

A fare andare su tutte le furie questa madre, già fortemente provata nell’affrontare un dramma tanto grande come quello di perdere un figlio in questo modo, un post pubblicato da Emanuele Licopodio, esponete della Lega in VI municipio, già membro del movimento fascista Azione Frontale, in cui metteva in evidenza la nazionalità albanese dell’uomo che uccise Davide. Il tutto, pubblicando una foto di Davide insieme al figlio (senza nemeno oscurargli il volto), di soli 9 anni e che in quel momento non aveva ancora appreso della morte di suo padre. “Un post rimasto li, malgrado gli avessi chiesto di toglierlo - dice Maria Grazia -. Questi fomentatori d’odio devono stare alla larga da me e dalla mia famiglia. Io so scegliere, e scelgo di lottare per avere giustizia per mio figlio e gli altri ragazzi morti in questo modo, ma non mi faccio strumentalizzare”.

Un dolore tanto forte da non poterlo spiegare. Una forza spinta da quella rabbia che la obbliga a non non abbassare la guarda: "Sono cresciuta con dei valori e sono saldi - conclude Maria Grazia -. Le istituzioni devono prendere posizione contro questi omicidi, troppo facile ridurre titto ad una questione razziale". E con grinta rimanda al mittente il tentativo inqualificabile, come quello di appropriarsi della vita e dei drammi delle persone, a scopo politico.

Per la giornata di sabato 8 giugno, in occasione del compleanno di Davide, la famiglia ha organizzato un torneo di calcetto all'università Tor Vergata, dalle 17 alle 19, per ricordarlo.

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