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Cronaca San Lorenzo / Via Cupa

Via Cupa, rifugiati prelevati per l'identificazione: tensioni con la Polizia

Chi non è voluto salire di sua spontanea volontà lo ha fatto trascinato dagli agenti. Un migrante si è divincolato riuscendo a fuggire. I volontari: "E' stata una farsa, la solita operazione di propaganda"

Chi trascinato di peso, chi con le sue gambe, sui pullman della Polizia sono saliti tutti, diretti in massa all'ufficio immigrazione di via Patini per le operazioni di identificazione ordinate dal Viminale. Un lunedì mattina blindatissimo in via Cupa con l'ennesimo blitz delle forze dell'ordine e la tendopoli di migranti accerchiata dalle 7 a mezzogiorno. Una camionetta dei carabinieri, volanti dei vigili urbani, della Questura e uomini della Guardia di Finanza, tutti schierati in pochissimi metri, con la via Tiburtina chiusa nel tratto tra il cavalcavia e il Verano in direzione centro.

"Daranno le proprie generalità e poi torneranno qui in via Cupa nel pomeriggio". Andrea Costa, volontario dell'ex Baobab, è stato rassicurato dagli agenti: quello di oggi non è uno sgombero. Ma in pochi si fidano. Sui pullman pronti a partire non vuole salire nessuno. Con le schiene appiccicate al muro e lo sguardo impaurito nel vuoto, i migranti fanno capire scuotendo la testa di non avere alcuna intenzione di muoversi. 

"Come on guys", "su ragazzi", i volontari li incitano. "Prima andate prima tornate", "meglio andare di propria iniziativa che aspettare che i poliziotti perdano la pazienza". Tanto, "this is the law", "è la legge". Non possono sottrarsi. Il primo pullman ne porta via una ventina in tempi rapidi. Per far partire anche il secondo invece ci vuole un'ora buona. Il dialogo tentato dai volontari e dai dipendenti della Sala Operativa Sociale presenti sul posto non funziona per tutti, e dopo un po' si passa alle maniere forti. Chi non vuole muoversi da solo viene prelevato da gruppetti di poliziotti e trascinato verso il mezzo. C'è chi oppone resistenza e si accascia a terra cercando di liberarsi dalla presa degli agenti. Un giovane scappa. Un'attivista scoppia in lacrime. Sono minuti di forte tensione, attimi, poi il clima torna calmo e anche il secondo torpedone si allontana. 

Rifugiati, forze dell'ordine in via Cupa

"Mi è sembrata una farsa, la solita operazione di propaganda per far vedere che lo Stato fa qualcosa, ma loro sono stati già identificati negli hot spot in Sicilia, quindi tutto questo non ha alcun senso. Si sono rifiutati di salire perché non si fidano". Viola, una volontaria, si è messa nel mezzo quando uno di loro è stato accompagnato con la forza, chiedendo ai poliziotti un approccio più "morbido". "Non potete trattarli così, non sono bestie". Sul posto anche la consigliera di Sinistra Italiana, ex candidata presidente del II municipio, Giovanna Seddaiu: "I cittadini romani devono sapere che questa mattina un'arteria fondamentale per il traffico della città è stata bloccata per una semplicissima operazione di identificazione, un blitz spot e inutile dal momento che le persone sono già state identificate, tutto questo non ha niente a che vedere con la sicurezza". 

Intanto questo pomeriggio si terrà l'ennesimo incontro presso il dipartimento Politiche Sociali con la neo assessora, Laura Baldassarre, per capire che fine faranno i migranti. Da via Cupa dovranno essere necessariamente trasferiti e la stessa Raggi si è impegnata a trovare una soluzione in tempi rapidi. Al tavolo le associazioni umanitarie che a varie titolo si stanno occupando di accoglienza a Roma, dai volontari dell'ex Baobab a Medici per i Diritti Umani. L'ipotesi più verosimile resta una tendopoli d'emergenza gestita dalla Cri, su modello di quella allestita l'anno scorso alla stazione Tiburtina. Ma ancora nessuna certezza. 

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