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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

A Roma con la promessa di un lavoro, venduta come schiava e costretta a prostituirsi: l'incubo di una 20enne

I carabinieri hanno arrestato 4 persone. La banda, con a capo una donna, aveva messo in piedi anche un giro di spaccio tra Montesacro, Settecamini e Casal Bertone

E' arrivata in Italia, a Roma, con la promessa di un lavoro. Invece quello che era il suo fidanzato dell'epoca - di cui si sono perse le tracce - l'ha venduta per 10.000 euro ad una donna romena che gestiva un giro di prostituzione nella zona di Prati Fiscali. Lei, una 20enne romena, è così passata dal sogno di trovare un impiego nella Capitale, ad essere schiavizzata, drogata, maltrattata e costretta a prostituirsi, sia prima che durante il lockdown. 

A spezzare le catene e rendere più chiare la storia, che racconterà anche di un giro di spaccio nell'area nord-est di Roma, è stata proprio Marta (nome di fantasia), che riuscendosi a liberare si è recata presso la stazione dei carabinieri raccontando il vortice da incubo in cui era finita, consentendo così ai militari di arrestare quattro persone: la sua meretrice, una quarantaquattrenne rintracciata a Catania, e tre uomini albanesi di 40, 27 e 20 anni, arrestati rispettivamente a Montesacro, Settecamini e Casal Bertone

Una operazione portata a termine dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Viterbo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. I quattro sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di "riduzione in schiavitù, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti".

"E' scomparsa mia figlia"

Le genesi della vicenda inizia nell'estate del 2019, quando una donna di origini romene si è presentata alla stazione dei carabinieri di Tuscania (in provincia di Viterbo), denunciando la scomparsa della figlia ventenne, della quale non aveva notizie da diverso tempo. La figlia, secondo il racconto della donna, era stata condotta dal fidanzato prima in Inghilterra, poi in Romania e da qui portata in Italia, a Roma, con la promessa di un lavoro. 

La giovane della quale era stata denunciata la scomparsa, era stata però letteralmente venduta dal fidanzato per 10mila euro ad una donna che gestiva la prostituzione di diverse altre donne straniere via dei Prati Fiscali. Per farle riscattare la somma pagata, la ventenne è stata costretta a prostituirsi in strada, di notte, ogni giorno e sottoposta a continue aggressioni e minacce. Le venivano anche fatte assumere sostanze stupefacenti prima di essere portata dove doveva vendere il suo corpo, incassano così il denaro per la sua "padrona" e ai suoi tre complici. E quando non era costretta a prostituirsi veniva tenuta segregata in casa.

Un cliente si innamora di lei e la fuga della ragazza

Un lungo incubo durato mesi. La luce in fondo al tunnel arriva a fine 2019 quando un cliente della giovane donna si innamora di lei. L'uomo - poi ascoltato dai carabinieri - si interessa della giovane e prova a  salvarla, ma la sfruttatrice e i suoi complici avevano preteso per "liberarla" 8.000 euro. Al rifiuto dell'uomo di versare l'importo, gli indagati lo hanno così minacciato per costringerlo a pagare. Un tentativo vano perché l'uomo è riuscito a scappare.

Un episodio che potrebbe aver dato coraggio alla ragazza che, invece, la fuga è riuscita a metterla in pratica. La 20enne, intorno il mese di marzo del 2020, è riuscita a sfuggire dal controllo degli aguzzini, facendo rientro - aiutata da un amico connazionale - a Tuscania, a casa della madre, dove i Carabinieri le hanno garantito sostegno e tutela. Ora la giovane è tornata in patria. Il suo racconto, tuttavia, ha consentito una svolta alle indagini. 

Come avveniva il giro di prostituzione 

I carabinieri sono così ad accertare che la donna che gestiva il giro di prostituzione con la complicità tre uomini, che le facevano da "braccio armato" riscuotendo gli incassi e minacciando le ragazze, sfruttavano giovani donne di origini moldave e rumene.

Prima del periodo di lockdown l'attività veniva svolta in via dei Prati Fiscali, dove gli indagati si erano accaparrati un tratto di marciapiede, sul quale facevano prostituire, sotto un controllo costante, le "loro" donne; durante il lockdown, invece, il giro di prostituzione veniva svolto in appartamenti della Capitale (tra Montesacro e Casal Bertone), pubblicizzati attraverso siti internet oppure, a richiesta dei clienti, veniva svolta a domicilio. Un giro che permetteva al gruppo di guadagnare 600 euro al giorno. 

Lo spaccio come fonte secondaria di guadagno

Le indagini, però, hanno permesso di scoprire anche una seconda fonte di guadagno: lo spaccio. Un giro da 1.500 euro al giorno, con dosi vendute lungo le vie della prostituzione dalla Salaria alla Prenestina, passando per la Tiburtina. Una attività che svolgevano soprattutto i tre uomini del gruppo, tanto che i carabinieri l'hanno definita una "fiorente attività di spaccio di cocaina, nonostante le limitazioni imposte in relazione dall'emergenza epidemiologica, con oltre cinquanta clienti". Agli assuntori  veniva effettuata la consegna della droga anche a domicilio, ricorrendo ad escamotage come quello di utilizzare taxi oppure spacciarsi per rider addetti alla consegna di cibo.

A completare il quadro relativo allo spaccio, i militari hanno arrestato anche una 22enne di origine romena, compagna del ventisettenne albanese facente parte del gruppo, che durante la perquisizione concomitante all'arresto del compagno è stata sorpresa in possesso di 50 grammi di cocaina suddivisa in 9 dosi, nascoste all'interno di un suo zainetto. 

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