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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Usura, imprenditore esasperato verso il suicidio, arrestati 5 strozzini

L'intervento dei militari mentre la vittima vuole suicidarsi gli salva la vita: l'uomo denuncia e i 5 vengono arrestati. Negli anni ha subito minacce, estorsioni e ha pagato tassi di interessi folli

Un incubo iniziato nel 2009, con la prima richiesta di un prestito ad un usuraio e durato fino all'inverno passato, quando un imprenditore, domiciliato a Capena, vessato, minacciato ed esasperato stava per togliersi la vita. La volontà di suicidarsi però, paradossalmente, gli ha salvato la vita: quel giorno un suo amico allertò il 112 e, proprio ai carabinieri, l'uomo trovò il coraggio di denunciare i suoi aguzzini.

GLI ARRESTI - Grazie alla denuncia e alle indagini successive sono stati arrestati cinque uomini per usura pluriaggravata, estorsione pluriaggravata e detenzione e porto illegale di pistola. Tre di loro avevano già dei precedenti per usura e per uno di loro è stato accertato che ha minacciato la vittima anche a mano armata. Dalle indagini non si è riscontrata la presenza di un'orgazzazione criminale dedita all'usura e all'estersione, ma quella di azioni individuali.

INIZIA L'INCUBO - Tutto inizia nel 2009 quando l'imprenditore, soprannominato dai cravattari il Conte, si rivolge a un usuraio a cui chiede un primo prestito di circa dieci mila euro per far fronte ai problemi della sua azienda che opera nel campo dell'abbigliamento. In poco tempo gli interessi volano alle stelle e il Conte non ce la fa a corrispondere il capitale iniziale, perché in poche settimane già è sommerso dagli interessi e dalla liquidità che serve alla sua azienda. Quindi, si rivolge a un secondo strozzino che gli presta anche lui una somma iniziale ma che comincia da subito a travolgerlo con gli interessi e ancora e ancora, in una drammatica morsa di debiti sempre crescenti, quasi incontrollabili, fino arrivare a dipendere da ben cinque strozzini.

PRESTITI E INTERESSI - Dalle indagini svolte dai carabinieri, sembrerebbe che all'imprenditore i cinque, in momenti separati e in azioni distinte, avrebbero prestato circa 200 mila euro con un tasso di interesse al 10%. Questo si è tradotto in circa 900 mila euro: ovvero la cifra che in tutti questi anni la vittima ha dovuto versare per pagare gli interessi. Inoltre, per avere delle garanzie, gli usurai hanno preteso nell'arco degli anni beni mobili e immobili del loro debitore: una casa nelle Marche,  quella di Capena, una ventina di orologi di lusso e alcuni quadri di vaolore.

IL SUICIDIO – Dal 2009 all'inverno passato la vita dell'imprenditore si era trasformata in un inferno, lui stesso raccontava ai militari che, arrivato a un certo punto, non era neanche più in grado di quantificare quanto dovesse dare a chi e in quale momento della settimana. Gli “appuntamenti”, le quantità, gli interessi erano diventati talmente tanti e folli da non essere quasi più contabilizzabili. Oltre a questo, l'uomo non riusciva più a condurre una vita normale, quasi ogni momento era destinato alla ricerca esasperata di soldi da restituire ai cinque che non smettevano mai di pretendere le loro somme. L'esasperazione prende dunque il sopravvento e la vittima, che possedeva una pistola regolarmente intestata, manifesta a un amico la volontà di togliersi la vita, nonostante avesse anche una famiglia. Quindi, l'intervento dei militari di Monterotondo, l'inizio delle indagini e finalmente l'arresto dei cinque.
Il Conte oggi non vive più nel Lazio, non ha più i cinque aguzzini che non lo fanno più vivere e ha ripreso la sua vittima.

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