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Cronaca Velletri

"Se non paghi vengo a casa tua e ti squaglio": ecco come agivano gli usurai del litorale

Tra le vittime piccoli imprenditori, professionisti e pensionati. Interessi da capogiro e minacce di morte se i soldi non venivano ripagati nei tempi e nei modi stabiliti

Ufficialmente titolari di una catena di pasticcerie aperte lungo tutto il litorale, ma a porte chiuse, lontani dagli sguardi dei clienti, usurai. È quanto è emerso al termine di una lunga e complessa indagine condotta dai carabinieri, al centro dell’inchiesta tre fratelli originari di Locri che avevano messo in piedi un giro di strozzinaggio che ha mietuto numerose vittime.

L’attività commerciale dei tre si allarga da Tor San Lorenzo a Torvajanica passando per Nuova Florida, Anzio, Nettuno e Pomezia. I tentacoli di quella parallela, condotta insieme con alcuni “soci” romani, si allungavano però ancora di più: piccoli prestiti a chi era in difficoltà, contanti che dovevano essere restituiti con interessi da capogiro, ma sempre disponibili e pronti per essere consegnati e usati.

E così, tra il 2015 e il 2019, nella tela degli usurai sono finiti anche imprenditori che come loro gestivano bar e attività commerciali, ma anche un piccolo salumiere del litorale, un uomo con il vizio del gioco, professionisti in difficoltà e un pensionato. Tutti accomunati dal bisogno di liquidità e dalla difficoltà ad accedere a un prestito tramite canali tradizionali.

Usura sul litorale, tra le vittime anche pensionati e piccoli commercianti

“Ho una pensione di 1.100 euro al mese e non posso far fronte a tutte le spese - ha raccontato ai carabinieri coordinati dalla procura di Velletri una delle vittime - ecco perché mi sono trovato costretto a chiedere un prestito a loro. Risultando cattivo pagatore non ho potuto chiedere finanziamenti in banca".

I contanti venivano puntualmente elargiti, ma per chi non restituiva nei tempi e nei modi richiesti scattavano le ritorsioni: prima telefonate e visite, poi minacce, in alcuni casi di morte.

"Io ad ammazzare una persona ci metto 30 secondi. Ti apro la testa in due. Vengo lì e ti scanno. Se mi arrestano mi fanno due favori, perché poi quando esco ti scanno di nuovo", si legge in uno stralcio di intercettazione dell'ordinanza che ha portato i carabinieri a smantellare il gruppo. E ancora, a un imprenditore che gestisce un locale: "Non farmi in….re, sennò ti faccio vedere io. Vengo a casa tua e ti squaglio, ti faccio sparire".

Interessi sino al 15%: "Se non paghi ti spacco la testa"

Gli usurai arrivavano a chiedere interessi sino al 15% al mese: a fronte di un prestito di 15mila euro avevano ne avevano chiesti indietro quasi 75.000, di cui 25.000 incassati prima che le forze dell'ordine li fermassero. In un altro caso, la vittima che aveva chiesto 2.000 euro di prestito e ne aveva restituiti a rate 3.500.

Un'altra vittima aveva chiesto 10mila euro di prestito. Al momento della consegna, il gruppo ne aveva consegnati 8.000: “Duemila sono interessi preventivi”. E dal giorno successivo alla consegna, la vittima aveva dovuto staccare 5 assegni per poco meno di 18.000 euro “come garanzia”. E se non si pagava arrivavano le minacce: "Te devo spaccà la capoccia, te muro la porta de casa".

Il giro si è fermato quando una vittima ha trovato il coraggio di denunciare. Esasperato dalle continue minacce e richieste di soldi, un piccolo imprenditore ha raccontato ai carabinieri l’incubo che stava vivendo, come da un anno era finito nella tela degli usurai, come era costretto a pagare un interesse del 10% al mese per saldare un prestito, ritrovandosi costretto a chiederne altri per saldarlo. Come gli usurai avessero preso di mira anche i conti correnti della moglie e della figlia.

Martedì mattina all’alba i carabinieri hanno fatto scattare il blitz: i tre fratelli sono finiti in carcere, altre tre persone sono ai domiciliari. Le accuse sono, a vario titolo, didautoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, infedele ed omessa dichiarazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

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