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Cronaca Monte Mario / Largo Agostino Gemelli

Tbc: estendere i controlli? Sì per il Tar, ma l'esperto dubita. 122 i contagi

Il Tar decide di estendere i controlli ai nati fin dal febbraio del 2010. Ok per la commissione d'inchiesta ma l'esperto di tbc dichiara: "Circoscrivere la vicenda nei tempi reali"

Non si placa il susseguirsi di controlli, reazioni, allarmi e, soprattutto, polemiche nata intorno al focolaio di tubercolosi verificatosi al Policlinico Gemelli. Da quella rovente settimana dell'agosto scorso in cui si scoprì della sospensione dell'infermiera che aveva contratto la tubercolosi siamo arrivati a 122 bimbi risultati positivi al test. Test eseguito sui nati da gennaio a luglio 2011, cioè fino a quando l'infermiera è rimasta in servizio al reparto di neonatologia.

ESTENSIONE DEI TEST - Ora però si deve decidere quale strada intraprendere: se continuare a effettuare controlli anche al di fuori del suddetto intervallo di tempo o limitarsi a quelle date e ancora le “fazioni” si dividono tra chi preferisce allargare l'ondata di controlli e chi no, come Sergio Besozzi, esperto di Tubercolosi. Intanto, una prima certezza arriva dal Tar che, accogliendo un ricorso del Codacons, giudica "immotivata" la limitazione dei test solo ai bimbi nati nel 2011 nel reparto di neonatologia e, quindi, indica la nuova strada: quella di estendere i controlli anche  a quelli venuti alla luce durante tutta la permanenza dell'infermiera malata di Tbc nel reparto, ovvero fin dal febbraio del 2010. Questo perché, come scrivono i giudici, la decisione di circoscrivere temporalmente i test non è motivata "anche alla luce del principio di precauzione e di prevenzione e tutela della salute".

PARLA L'ESPERTO - “Forte perplessità" sulla decisione presa dai giudici del Tar del Lazio di allargare l'avvio dei test anti Tbc a è stata espressa dal dottor Sergio Besozzi, esperto di Tbc e presidente del centro di formazione contro la malattia. "Temo che la decisione - ha spiegato - sia un po' figlia di una situazione di confusione perché non ci sono supporti scientifici sufficienti. Sarebbe più opportuno - spiega Besozzi - circoscrivere la vicenda nei tempi reali per non creare una situazione di difficile comprensione. L'eventuale positività di un test ad un bimbo nato due anni fa è più difficile mettere in relazione con il cosiddetto caso indice, cioè quello primario, perché chissà quanti altri rapporti ci sono stati nel frattempo. Il numero delle persone da sottoporre a test nasce da un'accurata indagine epidemiologica da fare subito per individuare i contatti reali e circoscriverli da quando il soggetto ammalato e infettante ha cominciato a tossire". Quanto ai test impiegati l'esperto ha detto che la "sensibilità del quantiferon è sicuramente maggiore di quella della tubercolina"; ma di solito viene usato come conferma per distinguere un vero positivo da un negativo. Dunque prima viene impiegata la tubercolina per via intradermica poi si esegue il test del sangue. Nei bambini poi, dice Besozzi, spesso sia il test quantiferon sia la tubercolina possono risultare negativi. Occorre dunque attendere un periodo 'finestra' per poi ripeterli.

INDAGINI – Intanto, le indagini vanno avanti e, per questa vicenda, la procura di Roma ha indagato sette persone, tra medici e personale amministrativo del nosocomio. I reati ipotizzati sono quelli di epidemia colposa e lesioni colpose, legate anche alle negligenze nel sistema dei controlli obbligatori sul personale: in sei anni, dal 2005, anno in cui l'infermiera è risultata positiva alla tbc, la donna non è stata mai sottoposta a visite di controllo che, invece, come accertato dagli inquirenti, dovevano avvenire ogni anno.

MINISTERO E REGIONE – Il calderone di questa intricata e delicata vicenda non è ancora colmo, mancano infatti gli aspetti “politici” della questione: quelli tra la “querelle” nata tra Ministero della Salute, nella persona del ministro Ferruccio Fazio, la regione e il comune; il tutto riferito a eventuali colpe da valutare, ma soprattutto all'opportunità o meno di allargare i test.
Il ministro della Salute Fazio si è rivolto al Consiglio superiore di sanità (Css) per chiedere un parere sull'opportunità dell'allargamento dei test: "Dal punto di vista clinico valuteremo ed esprimeremo a breve la nostra opinione se esista, dal punto di vista del ministero della salute, una reale esigenza di questa misura". E il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, chiederà lumi a Fazio "sul tipo di test da effettuare, perché le linee guida danno delle indicazioni che il ministero sta rivedendo". "Prendiamo atto dell'ordinanza del Tar di cui esamineremo in maniera approfondita il dispositivo", ha aggiunto, sottolineando, però, che il Tribunale amministrativo "di fatto conferma quello che già stiamo facendo, come il call center rimasto operativo: tutti coloro che si sono presentati hanno avuto la possibilità, se lo richiedevano, di fare il test. Proseguiremo in questa direzione".

LA COMMISSIONE D'INCHIESTA  - Per il presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino però non ci sarebbero motivi per indugiare ancora ad estendere i test: "Esistono da anni linee guida universalmente riconosciute dalla comunità scientifica internazionale sugli screening per la tubercolosi - afferma - Non comprendo perciò la necessità di indugiare oltre per la scelta degli screening da effettuare sui bambini nati al Policlinico Gemelli".

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