Incassavano la pensione di parenti morti, truffa all'Inps per oltre 1,4 milioni di euro
La Guardia di Finanza ha scoperto 8 persone che non avevano comunicato la morte del familiare continuando a percepire gli assegni. Scoperto anche l'impiegato di una filiale che era riuscito ad accedere al conto della persona deceduta ritirando le somme
Quasi un milione e mezzo di euro intascato continuando a ricevere la pensione di genitori e parenti morti ma per l'Inps ancora vivi. La truffa è stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Nettuno al termine di un’indagine coordinata dal II Gruppo della Capitale e guidata dalla Procura della Repubblica di Velletri, che hanno denunciato 9 persone, tra cui un dipendente delle Poste che era riuscito ad accedere al conto di una persona deceduta e, accorgendosi degli accrediti, aveva iniziato a ritirare le somme.
L’inchiesta è partita, come spesso accade, dall’incrocio di dati anagrafici: recuperati dall’Inps quelli dei titolari di pensione, gli uomini delle Fiamme Gialle li hanno incrociati con quelli delle banche anagrafiche, scoprendo 21 casi in cui il titolare reale dell’assegno era morto ma la pensione continuava a venire erogata perché il decesso non era stato comunicato all’Inps. In alcuni casi, addirittura da 10 anni.
Delle 23 posizioni irregolari scoperte, 8 riguardano familiari che erano autorizzati a effettuare operazioni per conto delle persone che ricevevano la pensione e le somme erano state prelevate nel tempo (un parente è stato sorpreso proprio mentre ritirava la mensilità), una l’impiegato delle Poste, che in 3 anni è riuscito a ritirare la pensione di un cliente dell’agenzia impossessandosi di oltre 80.000 euro.
Negli altri casi non è scattata alcuna denuncia: i soldi venivano accreditati su conti correnti rimasti di fatto “dormienti” e intestati ai soggetti deceduti di cui non era semplicemente stata comunicata la morte.
La stima è di oltre 1,4 milioni di euro erogati indebitamente, 900.000 subito recuperati dai conti “dormienti”. Beni per 170.000 euro sono stati invece sottoposti a sequestro preventivo su disposizione dell’autorità giudiziaria come equivalente dei fondi sottratti.