Truffa mascherine protezione civile: “Indagati hanno approfittato di pandemia per arricchirsi”
Sei le persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Taranto. La fornitura di DPI arrivata con cinque mesi di ritardo
Da società attiva nel settore del commercio degli integratori alimentari a ditta fornitrice di mascherine. “Soggetti che non hanno esitato a porre in essere un piano sistematico per ottenere dalle attività societarie il massimo profitto senza rispettare gli obblighi contrattuali, di volta in volta assicurandosi di conservare il profitto illecito con operazioni simulate e dimostrando una spiccata e pervicace indole delinquenziale".
Lo scrive il gip di Taranto Benedetto Ruberto nell'ordinanza cautelare con cui ha disposto gli arresti domiciliari per 6 persone accusati di associazione per delinquere finalizzata alle truffe per le forniture di dispositivi di protezione individuale nei confronti della Protezione Civile del Lazio e di altre imprese, al riciclaggio e all'autoriciclaggio.
La precedente truffa
Arresti che seguono quelli dello scorso 3 marzo quando furono i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma ad arrestare tre persone per frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata e traffico di influenze illecite, al centro delle indagini delle Fiamme Gialle per un’altra fornitura di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) destinati sempre alla Protezione Civile Lazio.
Prima ondata pandemica
Da quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Taranto, nella prima ondata pandemica, lo scorso marzo, quando c'era un'assoluta carenza di mascherine, gli indagati avrebbero promesso forniture alla Protezione Civile del Lazio che sarebbero dovute arrivare dopo 5 giorni e che invece sono arrivate solo ad agosto, mentre una fornitura di camici è rimasta del tutto inadempiuta.
"La Internazionale Biolife aveva proposto il 27 marzo 2020 all'Agenzia regionale della Protezione Civile della Regione Lazio una offerta per la vendita di 3 milioni di mascherine Ffp2 e 3 milioni di mascherine chirurgiche a tre strati per un ammontare complessivo di 10,8 milioni di euro, da consegnare dopo appena tre giorni il 30 marzo 2020 all'aeroporto di Fiumicino - si legge nell'ordinanza del gip di Taranto - Il 29 marzo poi ha proposto allo stesso Ente la vendita di un milione di camici idrorepellenti e di un milione di tute isolanti per un ammontare complessivo di 14 milioni di euro. A fronte di questi accordi, la società ha ricevuto un acconto di 4,8 milioni di euro e un altro di 2,1 milioni di euro".
Forntiture di mascherine e camici
"La Internazionale Biolife - sottolinea il gip - quando aveva proposto la fornitura di mascherine e camici, non aveva ancora la disponibilità della merce e non aveva neanche contezza della tempistica necessaria per soddisfare le esigenze dell'Ente". "Alla data del 28 aprile la Internazionale Biolife non aveva ancora consegnato all'Agenzia Protezione civile della Regione Lazio alcun dispositivo di protezione individuale pur avendo ricevuto il cospicuo anticipo di 4,9 milioni di euro".
"La Internazionale Biolife ha provveduto a consegnare solo nel mese di agosto le mascherine, ben oltre i termini contrattuali statuiti, approvvigionandosene in un periodo di maggiore facilità di reperimento - si legge nell'ordinanza - e probabilmente ad un prezzo decisamente inferiore a quello che avrebbe dovuto pagare se avesse rispettato i termini di consegna in piena emergenza Covid 19".
Certificazioni contraffatte
Quanto alla fornitura dei camici e tute protettive, "alla Regione Lazio sono state consegnate solo 147.940 camici a fronte di un milione di camici promessi, ma soprattutto le indagini svolte dalla Gdf hanno consentito di accertare che quei camici consegnati erano accompagnati da certificazione cdi conformità palesemente contraffatta".
"Gli indagati - scrive il gip di Taranto nel capo di imputazione - si associavano tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti ai danni di soggetti pubblici e privati (truffe, inadempimenti di contratti di pubbliche forniture, frodi nelle pubbliche forniture, autoriciclaggio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e vendita di prodotti industriali con segni mendaci) assicurandosi i relativi profitti anche grazie all'ausilio di soggetti incaricati delle operazioni di riciclaggio, in particolare attraverso lo schermo societario della 'Internazionale Biolife’.
Sei arresti
I sei, in qualità di promotori, organizzatori e partecipi, si presentavano sul mercato nazionale e internazionale come soggetti capaci di fornire prontamente ingenti quantitativi di Dpi pur non avendone la disponibilità e anche grazie alla predisposizione di false certificazioni".
"La pervicacia criminale degli indagati emerge inequivocabilmente dalla persistente consumazione delle condotte delittuose in un lungo e ininterrotto arco temporale: le indagini della Gdf hanno infatti messo in luce i numerosi illeciti contro il patrimonio e mediante frode commessi dagli indagati nell'ultimo periodo, approfittando della situazione emergenziale determinata dell'evoluzione della pandemia e dai consequenziali risvolti su particolari attività economiche (quali quelle relative all'acquisto di Dpi)".
Vasta rete di appoggio in Italia ed all'estero
Come si legge ancora nell’ordinanza: “Gli indagati usufruiscono di una vasta rete di appoggio in Italia e all'estero che consente di riciclare immediatamente i proventi dell'attività delittuosa, facendo rimbalzare le somme tra diversi continenti; questo consente al sodalizio di uscire indenne anche da azioni di recupero intentate direttamente dai soggetti truffati, come è accaduto alla Exor Sa".
Lo scrive ancora il gip di Taranto Benedetto Ruberto nell'ordinanza cautelare con cui ha disposto gli arresti domiciliari per 6 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alle truffe per le forniture di dispositivi di protezione individuale nei confronti della Protezione Civile del Lazio e di altre imprese, al riciclaggio e all'autoriciclaggio.
Attività illecite mai interrotte
"L'attività delittuosa - scrive ancora il gip di Taranto Benedetto Ruberto - costituisce una stabile attività per gli indagati che alimentano il loro tenore di vita proprio con condotte truffaldine, di riciclaggio e autoriciclaggio. La frequenza delle attività illecite, mai interrotte, anzi perfezionate nel corso dei mesi, denotano una professionalità nel delinquere, tale da escludere la mera occasionalità della condotta - sottolinea il gip - L'attività di intercettazione delle conversazioni telefoniche ha dimostrato il pieno coinvolgimento di tutti gli indagati e l'intenzione di proseguire nella perpetrazione dei fatti delittuosi".