Il trucco del risarcimento danni, così finti avvocati hanno truffato 46 anziani
Le vittime, quasi tutte over 75, prese di mira nella zona del Quadraro
Si fingevano avvocati con il trucco delle richieste di risarcimento danno. Richieste di denaro per un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto un parente stretto, quasi sempre un figlio o un nipote. Ma anche fantomatici acquisti di prodotti non troppo costosi, come stampanti o personal computer. Così con la truffa del finto avvocato due uomini in trasferta da Napoli a Roma hanno raggirato più di 40 anziani ultrasettantacinquenni nella Capitale, in particolare nella zona del Quadraro. Ora per i due uomini è arrivata la condanna da parte del tribunale di Roma.
A condurre le indagini nel 2018 sono stati i carabinieri della stazione di Roma Quadraro che, dopo aver ricevuto una denuncia per tentata truffa presentata da un anziano, hanno avviato gli accertamenti anche sul metodo utilizzato dai truffatori che sfruttavano condizioni, a loro detta, di necessità di figli e nipoti.
I carabinieri sono riusciti così a mettersi sulle tracce di due uomini campani, i quali venivano continuamente in trasferta a Roma dove individuavano le ignare vittime. Dalle indagini, coordinate dalla Procura di Roma, sono emerse le responsabilità di uomo originario di Napoli, che fingendosi un avvocato o l'emissario di un legale, avvicinava le vittime in strada, riferendogli di essere stato incaricato da un loro familiare per la riscossione di crediti derivanti da vertenze civilistiche con conseguente risarcimento danni.
Per queste pratiche, tuttavia, era necessario un preventivo versamento di una somma in contanti. Così il truffatore, ottenuta la fiducia delle vittime anche simulando una telefonata al familiare in questione, accompagnava gli anziani in banca o fino a casa, dove, a volte, oltre a ricevere il denaro consegnato in buona fede, si impossessava fortuitamente di altro denaro, consegnando in cambio una busta per lettere vuota.
Truffe che avvenivano in concorso con un secondo uomo, anche lui partenopeo, che seguiva il complice con l'auto sulla quale erano salite anche alcune vittime. Auto che serviva, inoltre, per scappare, nel caso, qualcosa fosse andato storto. A carico degli autori, nella fase delle indagini preliminari, sono state individuate ben 46 truffe aggravate tentate e consumate, commesse ai danni altrettanti anziani, sette furti tentati e consumati in abitazione, due furti, un'appropriazione indebita e una lesione come conseguenza di altro delitto, tutti compiuti nel territorio della Capitale dal marzo a settembre del 2018.
All'individuazione dei due si è arrivati attraverso la visione e il confronto di numerosissimi video, controlli autostradali, accertamenti sulle utenze, anche intestate ad altri, analisi di tabulati e tracciamento telefonico, localizzazione temporale dei soggetti e comparazione con gli eventi ed anche riscontri presso il Ris di Roma circa alcune compatibilità soggettive sulle immagini.
Al termine del primo procedimento con rito abbreviato nel 2020, per una sola parte dell'indagine, è arrivata la condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione, poi diminuita a 4 anni e 8 mesi in appello, e 4.000 euro di multa, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla dichiarazione di delinquenza abituale con conseguente applicazione di misura di sicurezza detentiva. Il tre dicembre scorso il tribunale ha emesso condanne, con rito ordinario, per gli altri capi di imputazione a 3 anni e 2 mesi di reclusione per il primo (che si sommano ai 4 anni e 8 mesi in abbreviato) e 2 anni e 7 mesi di reclusione per l'altro.