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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Fornivano elicotteri da guerra e missili terra aria ad Iran e Libia, quattro arresti

Tra i fermati il titolare di una società con sede a Roma operante nel commercio degli elicotteri. Le perquisizioni anche a Napoli, Salerno e L'Aquila

Colpo al traffico internazionale di armi verso i Paesi soggetti ad embargo. Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda di Napoli, ha eseguito nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L'Aquila il fermo di 4 persone, tre italiani e un libico accusati di aver introdotto, tra il 2011 e il 2015, in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria.

QUATTRO FERMATI - Tra i fermati due italiani convertiti all'Islam e 'radicalizzati', una coppia di coniugi di San Giorgio a Cremano (Napoli). Anche un loro figlio risulta indagato. L'indagine, coordinata dai pm Catello Maresca e Luigi Giordano, riguarda un traffico di armi destinate sia ad un gruppo dell'Isis attivo in Libia sia all'Iran. Agli atti dell'inchiesta vi sarebbe anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell'ex premier iraniano Ahmadinejad.

ELICOTTERI DA ROMA - Tra le aziende implicate nei citati traffici illeciti spicca una società con sede in Roma, amministrata da un 51enne residente nella Capitale, operante nel commercio di elicotteri che, sulla base dei riscontri effettuati, avrebbe, almeno in un caso, ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran. 

OPERAZIONE ITALINA JOB - Il contesto in esame si inquadra nell’ambito di un procedimento penale iscritto, da ultimo, nel 2015 presso la Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sostituto Procuratore Dottor Catello Maresca e Dottord Maurizio Giordano – Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli). I reati contestati, in concorso tra più persone, si riferiscono al traffico internazionale di armi, al traffico internazionale di materiali dual use ed agli artt. 3 e 4 della Legge n. 146/2006.

PROVVEDIMENTI DI FERMO - Si tratta, nello specifico, di 4 provvedimenti di fermo e 10 perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia, che sono in corso di esecuzione con il coordinamento del II Reparto del Comando Generale del Corpo, la collaborazione dello SCICO e dei competenti Reparti territoriali, in relazione alle citate ipotesi di reato riconducibili al traffico internazionale di armi e di materiale dual use, di produzione straniera.

TRAFFICO INTERNAZIONALE DI ARMI - Gli approfondimenti investigativi svolti hanno, infatti, consentito di risalire a soggetti italiani, oltre ad un cittadino di nazionalità libica, dediti al commercio internazionale di armamenti di produzione estera. Tutti i soggetti coinvolti svolgono, formalmente, attività connesse con il commercio internazionale, avvalendosi anche di società con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina ed in Tunisia, nonché mantenendo consolidati rapporti con personalità del mondo politico e militare in Stati dell’area asiatica e mediorientale quali Iran e Libia.

SOCIETA' IN UCRAINA - In un altro caso, con le medesime modalità, una società basata in Ucraina, facente capo a soggetti italiani, avrebbe ceduto armamenti a gruppi militari libici. L’esame della documentazione cartacea e telematica sequestrata a seguito di perquisizioni delegate, eseguite nel novembre del 2015, congiuntamente con le risultanze delle indagini tecniche e delle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, ha permesso di ricostruire l’entità dei traffici illeciti di cui si parla aventi ad oggetto, tra l’altro, anche vari tentativi, idonei e diretti in modo non equivoco, di vendere elicotteri militari, fucili d’assalto, munizionamento da guerra, missili anti-carro e terra-aria, sempre nei due citati Paesi sottoposti ad embargo internazionale.

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - I riscontri effettuati hanno confermato anche come la società capitolina in questione non fosse in possesso delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, previste dalla Legge n. 185/1990 e dal D.Lgs. n. 96/2003 per commerciare armi e beni dual use. Durante le attività d’indagine, la Procura di Napoli ha, inoltre, trasmesso rogatorie internazionali verso i diversi Paesi interessati dalla vicenda.

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