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Cronaca

"Non ce la faccio più. Ho troppi problemi economici", chiama il 112 annunciando il suicidio: così è stato salvato in tempo

I carabinieri sono riusciti a tagliare il cavo e a liberare il collo del 53enne dal cappio, facendolo nuovamente respirare

Una storia, purtroppo sempre più attuale in epoca del Coronavirus e fortunatamente non finita in tragedia grazie alla macchina dei soccorsi messa in moto: gli operatori del 112, quelli della centrale operativa del gruppo dei carabinieri di Roma ed i militari della compagnia dell'Eur. Una catena, umana e operativa, che ha permesso così di salvare la vita ad un romano di 53 anni. Solo l'ultima in ordine di tempo.

L'uomo, alla prime ore di questa mattina, ha chiamato il Numero Unico per le Emergenze dicendo di volersi suicidare a causa di problemi economici. Troppi debite e poca fortuna nel lavoro che, messi insieme, hanno portato il 53enne a tentate il gesto estremo. La telefonata fatta al 112, ha evitato il peggio. Un grido dall'aiuto, anche se non esplicito, recepito subito dall'operatore dall'altro capo del telefono che ha girato la chiamata alla centrale operativa dei carabinieri. Anche qui, fondamentale, è stato il ruolo dell'addetto alla linea telefonica che, compresa la delicatezza della situazione, ha instaurato un intenso dialogo con l'uomo, tentando di carpirne la fiducia e prendere tempo in attesa di localizzare in quale zona della Capitale si trovasse. Circoscritto il punto, la nota è stata passata alle pattuglie di militari più vicine.

Il 53enne è stato rintracciato dagli uomini dell'Arma in zona Portuense. I carabinieri lo hanno visto mentre era in piedi sulla sua auto, con un grosso cavo elettrico assicurato ad un traliccio posto all'ingresso di uno slargo per limitarne l’ingresso a veicoli di altezza superiore a quella delle auto e il cappio stretto al collo. Alla vista dei militari, l'uomo ha immediatamente gettato il telefono con cui stava ancora parlando con l'operatore della centrale operativa e si è lasciato cadere.

I carabinieri sono riusciti a tagliare il cavo e a liberare il collo del 53enne dal cappio, facendolo nuovamente respirare. Sul posto è intervenuto il personale del 118 che lo ha trasportato all'ospedale San Camillo.

Secondo quanto ricostruito da RomaToday, negli ultimi due anni - ossia nell'epoca del Coronavirus - le chiamate per intenti suicidi a seguito di problemi economici o legati a problematiche lavorative è in sensibile aumento. Un dato certo ancora non c'è, ma chi lavora alla centrale operativa ha l'orecchio sensibile e questo triste fenomeno sociale, è diventato sempre più frequente. 

Il lavoro di filtraggio, tra la segnalazione al 112 e quello sul campo dei carabinieri, ecco che allora diventa ancora più importante. Gli addetti alle comunicazione, personale altamente specializzato, studiano e seguono un vademecum, ma sta poi alla sensibilità dell'operatore trovare le corde giuste per dare all'interlocutore che chiede aiuto un orecchio amico.

Se da una parte l'obiettivo operativo è quello di prendere tempo per consentire - come nel caso di oggi - di salvare una vita, dall'altra chi lavora alla centrale operativa, non dà consigli, bensì ascolta. Lascia sfogare chi chiama perché, in quel momento, sta gridando al mondo di aver un estremo bisogno di aiuto. Anche se non lo esprime esplicitamente. Nell'Arma non sono molti i militari che si danno il cambio in questo ruolo delicato. La squadra è composta da 4/5 persone. Al massimo si possono raggiungere le 16 unità. Tutti con un ruolo preciso con un messaggio chiaro, che ogni chi chiama vuole sentirsi dire: "possiamo aiutarvi".

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