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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

LETTERE - I vigili scrivono al Papa

Il sindacato Sulpl invia una lettera in romanesco al Pontefice. Al centro dell'attenzione la situazione dei lavoratori della polizia locale in Italia

A Francè, vorremmo attirà la Tua attenzione sulla situazione dei lavoratori in Italia. La dignità der lavoratore viene continuamente umiliata ed infangata. Le riforme puntano non alla dignità ed onestà lavorativa ma ad umilià il più possibile er lavoratore rendendolo servo e schiavo della parola meritocrazia. Dove meritocrazia purtroppo diventa sinonimo di spia, sottomesso/prevaricatore, vittima/carnefice, lecchino.
In un subdolo gioco di asservimento veniamo ogni giorno privati de un pezzetto de dignità. In nome de che? In nome dell'economia, della competizione, dell'arrivismo, del egoismo. Queste politiche del lavoro sono politiche stolte che ci stanno portando alla diffidenza, alla rivalità, all'invidia, al mettere er lavoro, inteso come economia, ar primo posto nella scala dei valori. Oggi,questo sta a accadè in particolare proprio a Roma. L'amministrazione sta cercanno de tajà i costi, tagliando gli stipendi dei lavoratori delle sole fasce deboli. Nun taja solo er salario, taja la dignità, a solidarietà, distrugge i rapporti d'amicizia, de rispetto, fiducia, la sacrosanta voja de sta a casa coi propri cari, i propri fiji; tenta de sradicà er desiderio de mette su famija con lo spettro della precarietà. Lo scopo è taja i costi ma non per risparmià altrimenti si inizierebbe a taglià dal superfluo o dallo spreco. None. Lo scopo der risparmio é per asservire il lavoratore, per togliergli quello spirito vitale che ci fa esse donne e omini liberi. Tutti contro tutti, sempre disposti e disponibili ad abbandonà famiglie ed affetti pe corre ar lavoro pe esse giudicato bene da quello che dovrebbe essere oggi il nostro padrone. Parlamo in particolare dei lavoratori della Polizia Locale di Roma Capitale. Quei lavoratori che odiati da tutti, ogni giorno stanno ar servizio della cittadinanza. Sotto a pioggia e sotto ar sole; quelli che se arrampicheno sui semafori guasti per riparalli, quelli che se fermano a soccorre automobilisti in panne abbandonati da tutti l'altri utenti della stessa strada, quelli che chiudono buche armati di pala e cariola chieste in prestito, quelli che aiutano donne in difficoltà insomma quelli che lavorano onestamente molto al di sopra delle condizioni offerte dal datore di lavoro. In trincea, tutti i giorni, ogni giorno; quei lavoratori che quando morono in servizio non meritano funerali di stato; quando in servizio se fanno male vengono abbandonati dal datore di lavoro che porta lo stipendio ar minimo e arrivano a fine mese con i soldi che i colleghi di reparto riaccojono colle collette. Quanno nun morimo de cancro. Ne ammazza molti de noi, ma non é na malattia professionale anzi,pare che lo smog ci faccia bene con vedovi/e destinati crescere figli orfani sotto la soglia di povertà sostenuti solo dall'affetto dei colleghi del morto. Questo siamo noi. Ce chiamano i "vigili" de Roma. Semo romani, semo cresciuti all ombra del Cuppolone, non semo abituati a mollà anche se oggi lo sconforto é grande....semo romani ,orgogliosi di esserlo e vorremmo da qui, da Roma Capitale, portà avanti una rivoluzione pacifica, la rivoluzione della ricostruzione. A Francè, dacce la voce, la forza, il coraggio de partì da Roma e contaggià tutta Italia!!!

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