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Cronaca Tor di Quinto

Trans si toglie la vita, riaccesi i riflettori sul caso Marrazzo

Venerdì notte Roberta, trans di via Tor di Quinto, è stata trovata impiccata nel suo appartamento. Soffriva di depressione ma si indaga per capire se la sua morte possa essere, in qualche modo, legata al caso Marrazzo

Roberta ha deciso di farla finita, impiccandosi nel suo appartamento in via Tor di Quinto. La morte della trans, scoperta venerdì notte, se pur apparentemente legata solo ad una forte depressione, getta di nuovo luci ed ombre sul caso Marrazzo. Stando alle dichiarazioni degli amici della defunta, infatti, questa era stata in contatto con i carabinieri che volevano incastrare l'ex governatore.

Un filo conduttore sembra unire tutta questa scia di morti e di sangue. Un matassa che solo la magistratura potrà sbrogliare ma che sembra portare quasi sempre ai carabinieri infedeli, quei militari che a vario titolo sono stati implicati nel ricatto a Marrazzo e nella morte del pusher Cafasso.

"Roberta aveva avuto un anno fa un problema con quei quattro carabinieri coinvolti nell'inchiesta sul presunto ricatto a Marrazzo - ha dichiarato l'amica Rachele, già testimone del caso ed a sua volta aggredita giorni fa- in particolare con Carlo Tagliente (attualmente agli arresti domiciliari), che la vessava per una questione di documenti e di permesso di soggiorno". E parlando di Brenda ha aggiunto: "mi ha sempre detto che qualcuno voleva ammazzarla e che per questo si sarebbe uccisa lei per prima; tanto che a volte, davanti a me, sbatteva la testa al muro nei suoi momenti di disperazione".

La procura di Roma ha intanto aperto un fascicolo, intestato "atti relativi a", sulla morte di Roberta e l'autopsia ha confermato che il decesso è dovuto a suicidio. Roberta soffriva di depressione. Già nel 2005 aveva tentato il suicidio lanciandosi dal balcone della casa occupata all'epoca, in via Flaminia. In quell'occasione la trans brasiliana se la cavò con una frattura e alcune contusioni. Poi, tra sbalzi di umore e l'uso frequente di psicofarmaci, tornò alla vita di sempre.

Si tratta di un "precedente" importante per dare una spiegazione a questa morte tuttavia, ci sono alcune circostanze da chiarire. Prima fra tutte se sia vero che Roberta, in passato, così come ha dichiarato la sua amica, abbia avuto un problema con uno dei carabinieri implicati nel ricatto all'ex governatore del Lazio. Nessuna delega è arrivata dalla procura agli investigatori della squadra mobile in questo senso, ma le indagini stanno tentando di ricostruire i contatti delle ultime ore di vita della trans.

Per questo motivo continueranno gli interrogatori. Gli accertamenti sul suicidio sono affidati al pm Francesca Loy. Il magistrato ha compiuto oggi un sopralluogo nell'abitazione di Roberta insieme con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli, questi ultimi titolari dell'inchiesta sul caso Marrazzo e sulle morti di Cafasso e di Brenda. La presenza di Capaldo e di Sabelli era legata all'eventuale raccolta di elementi utili per collegare il caso di Roberta a quelli dei quali si stanno occupando. Nell'appartamento, tuttavia, non sono state riscontrate tracce di violenza.

Il pm Loy, comunque, intende fare luce sulle frequentazioni di Roberta e per questo motivo si accinge a disporre una serie di accertamenti, a cominciare dall'esame dei tabulati delle sue utenze telefoniche. "Questa morte getta ulteriori ombre sul mondo dei trans di Roma. Un mondo dove ricatti, violenze e prevaricazioni la fanno da padroni" hanno commentato i legali dei familiari di Brenda e della stessa Rachele, Walter Biscotto e Nicodemo Gentile.

IL COMMENTO. Sulla morte della testimone è intervenuta Vladimir Luxuria, ex parlamentare e attivista dei diritti degli omosessuali: "Vorrei potere sperare - ha dichiarato - che la morte di un'ennesima trans straniera a Roma non venga vista solo come una nuova puntata del giallo di via Due Ponti, ma che qualcuno umanamente si chieda i motivi per cui la trans brasiliana sia stata indotta al suicidio. Magari scoprirà che il killer è la solitudine di persone che non hanno nulla da perdere e che soprattutto in situazioni di pericolo o di disperazione sentono attorno solo ostilità sociale o indifferenza".

AGGRESSIONE A NATALIE. Il suicidio di Roberta si è consumato la stessa notte in cui Natalì, principale testimone dell'inchiesta sul ricatto all'ex presidente della Regione Lazio, è stata aggredita selvaggiamente da un cliente proprio in viale Tor di Quinto, la stessa strada in cui Roberta è stata trovata morta. L'uomo, un italiano di 35 anni è stato identificato dai carabinieri e denunciato all'autorità giudiziaria, mentre Natalì è ricoverata in ospedale a Roma per una sospetta frattura.

Antonio Buttazzo, legale della trans Natalie, picchiata da un cliente nei giorni scorsi, ha detto di non ritenere "che la vicenda dell'aggressione di Natalie possa avere dei collegamenti con la morte della trans Roberta, ma bisogna fare accertamenti per capire", mentre Walter Biscotti, avvocato dei familiari di Brenda (morta a causa di un incendio nel suo monolocale) ha rivolto l'invito agli investigatori "a spiegare se Roberta avesse un computer e quali file conteneva o ancora se ci sono altri elementi che possano collegare le morti di Roberta e di Brenda".

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