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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Orafo ucciso a Prati: il presunto killer si impicca in carcere. Polemiche sui controlli

Ludovico Caiazza, 32 anni, si è suicidato con un lenzuolo nella tarda serata di ieri. Si trovava solo nella cella, a trovarlo gli agenti della Penitenziaria

Si è ucciso in cella, nel carcere di Regina Coeli, il presunto killer di GIancarlo Nocchia, il gioielliere romano massacrato dopo un rapina mercoledì scorso a Prati. Ludovico Caiazza, 32 anni, napoletano, si sarebbe impiccato con un lenzuolo nella tarda serata di ieri.

A quanto si apprende si trovava solo in cella. Lo avrebbero trovato morto gli agenti della polizia penitenziaria durante i controlli di routine ai detenuti, intorno alla mezzanotte. Vani i tentativi di soccorsi del 118. Per l'uomo non c'è stato nulla da fare. Sulla sua morte la procura di Roma ha aperto un fascicolo per il momento contro ignoti e disposto per domani l'autopsia. 

Era stato fermato dopo quattro giorni di caccia all'uomo da parte dei Carabinieri, "per dare risposta ad un delitto odioso che aveva scosso le coscienze ed allarmato i cittadini", come commentato nella tarda serata di ieri dal Generale Angelo Agovino, Comandante Regionale dei Carabinieri del Lazio.

Quattro giorni e quattro notti di ricerche, sopralluoghi, incrocio di dati e immagini delle telecamere di sorveglianze per ricostruire la dinamica dei fatti, e scovare quello che gli investigatori hanno ritenuto essere con certezza l'omicida Nocchia, l'orafo 70enne colpito a morte con un corpo contundente al volto. 

E' stata una telefonata a incastrare il presunto assassino. Lui stesso annunciava a un amico l'imminente partenza in treno da Caserta. E proprio sul convoglio è stato fermato dai militari, armato e in possesso di un borsone che nascondeva la refurtiva sottratta dal laboratorio di via dei Gracchi, 200mila euro di bottino. 

Poi ieri notte il tragico epilogo, sul quale non mancheranno le polemiche. Il detenuto in isolamento doveva essere tenuto sotto stretta sorveglianza fino all'interrogatorio di garanzia che si sarebbe dovuto svolgere stamattina. Ma i controlli a vista non hanno impedito che l'uomo prendesse un lenzuolo e con questo si impiccasse nella cella del carcere.

POLEMICHE - Sul caso è poi scoppiata la polemica. L'uomo doveva essere tenuto sotto stretta sorveglianza fino all'interrogatorio di garanzia di questa mattina. E i controlli ogni quarto d'ora non sono stati sufficienti a impedire che con un lenzuolo legato alla finestra si togliesse la vita. 

La sezione nuovi giunti dove era stata portato contava 120 detenuti e due soli agenti in servizio, uno al piano l'altro preposto al controllo al cancello di ingresso alla sezione. L'ultima firma di Caiazza è quella delle 22.30. Alle 22.45, al controllo successivo, è stato trovato con il lenzuolo attorno al collo legato alla grata della cella. 

Un suicidio che per la Fns Cisl Lazio rappresenta "un doppio fallimento poichè da un lato non è stata data la possibilità alla famiglia del gioielliere di vedere riconosciuta la giustizia e far espletare in carcere la pena al Caiazza ma dall'altro di non aver evitato che l'uomo compisse tale gesto. Da quanto appreso il detenuto era sottoposto a grande sorveglianza. Attualmente la salma si trova presso l'obitorio".

Anche il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria che racconta di 43 suicidi nelle carcere italiane solo nel 2014, attacca: "Se la carenza di organico non affliggesse anche Regina Coeli, forse ci sarebbero meno morti. Più volte abbiamo chiesto di dotare di lenzuoli di carta i nuovi arrivati".

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