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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Detenuto si suicida a Rebibbia. Sarebbe uscito tra sei mesi

Il giovane di 30 anni è l'ottantaduesima vittima di suicidio dall'inizio dell'anno

Si è tolto la vita in carcere. A luglio avrebbe finito di scontare la sua pena, ma gli agenti di polizia penitenziaria lo hanno trovato impiccato con un lenzuolo in cella nel carcere di Rebibbia. 

Era "un ragazzo di trenta anni - sottolinea la Garante dei detenuti di Roma Gabriella Stramaccioni - con una pena breve". Il trentenne doveva scontare una condanna a meno di due anni per concorso in rapina e sotto i tre è possibile chiedere una pena alternativa al carcere.

Il giovane, di origine bengalese, è l'ottantaduesima vittima di suicidio dall'inizio dell'anno. "Il suicidio a Rebibbia squarcia il velo del clima solo ritualmente natalizio per ristabilire il clima vero della 'mattanza di Stato' che raggiunge il terrificante numero di 82 suicidi dall’inizio dell’anno. - afferma il
segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo - Mai un numero così alto da oltre 20 anni: tra suicidi e decessi sono 195 le vittime in totale, senza sottovalutare che per un buon numero le cause sono ancora in corso di accertamento".

Dentro Regina Coeli, "il carcere della morte"

Poi c'è "un'altra terribile faccia della medaglia dei suicidi è quella dei 37 stranieri (su 82) che si sono tolti la vita. Per i detenuti extracomunitari – circa 12mila – l’assenza di mediatori culturali e psicologi si fa sentire in maniera ancora più pesante. Se si pensa che il detenuto bengalese avrebbe dovuto scontare una pena residua di un anno è facile capire quanto pesino questi fattori. E poi – altro elemento sempre più preoccupante – si abbassa l'età dei detenuti suicidi a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici sono i più fragili e vulnerabili. Purtroppo – dice Di Giacomo – mentre si leggono impegni politici e dichiarazioni di nuovi parlamentari ed esponenti di Governo i suicidi dovrebbero riportare alla realtà del carcere ed accelerare le misure da prendere passando dalle parole generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti".

"Questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all'amministrazione penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere", la conclusione del sindacalista.

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