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Cronaca Don Bosco

Karol Racz nega tutto: “Io non c’ero, ho dei testimoni”

Il 36enne, cosiddetto “faccia da pugile”, smentisce le accuse del suo connazionale Alexandru Loyos Isztoika: “Io queste cose non le faccio, non le ho mai fatte. Stavo andando a Livorno per trovarmi un lavoro”

Il suo soprannome era scritto ancor prima che fosse arrestato. “Faccia da pugile”, così l’avevano descritto i due fidanzatini aggrediti al Parco della Caffarella. Ora però “faccia da pugile”, ovvero Karol Racz, 36enne romeno, nega ogni coinvolgimento nella violenza di san Valentino ed è pronto a fornire alibi e testimoni.

“Quella sera ero a casa mia, nel campo nomadi di Torrevecchia”, ha spiegato.”Non ero solo, c’erano anche alcuni amici con me”. Racz ed il suo avvocato hanno fornito i nomi dei testimoni di quella sera. A loro spetterà ribaltare l’accusa di Alexandru Loyos Isztoika che nella sua confessione ha espressamente fatto il nome di Racz come suo complice. Un coinvolgimento che il 36enne però non capisce: “Siamo amici non lo nego e non abbiamo avuto litigi. Non so perché ora lui mi accusa di una cosa che non ho fatto. Queste cose io non le faccio. Non le ho mai fatte”.

Eppure questo mai avrebbe un’ulteriore smentita nella testimonianza della 42enne stuprata in via Andersen. “E’ lui, sono sicura al 99,9%”, ha detto la vittima di Primavalle. A quella violenza però Racz non avrebbe partecipato in prima persona, ma solo come complice del vero violentatore, ancora in libertà.

Su “faccia da pugile” pesa anche la fuga a Livorno che lui spiega con “la voglia di andare a trovare alcuni conoscenti e la speranza di trovare un lavoro”.

Oggi intanto dovrebbe esserci la convalida dei fermi. Nel caso la testimonianza di Racz trovasse riscontri non è escluso uno confronto tra “faccia da pugile” e Alexandru Loyos.
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