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Cronaca Torrino / Via Caterina Troiani

Cuoca violentata a scuola, preso un 27enne: incastrato da un'impronta digitale

Su una bottiglia di liquore, sequestrata dalla Squadra Mobile, è stata isolata un'impronta che è risultata appartenere ad un ragazzo già conosciuti dalle forze dell'ordine

Dopo due mesi di indagine, la polizia ha individuato e arrestato l'uomo che ha rapinato e violentato una cuoca, all'interno dell'istituto Santa Chiara di Roma, al Torrino, nella mattinata dello scorso 11 maggio. Ad incastrare l'aggressore, un 27enne nigeriano, un'impronta digitale. E così nelle prime ore di questa mattina, gli investigatori della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di Spinaceto hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti del ventisettenne perché gravemente indiziato di aver rapinato e poi abusato sessualmente della cuoca.

La cuoca violentata in una scuola di Roma

Un vero e proprio incubo quello vissuto dalla vittima che sorpresa in pieno giorno dal suo aggressore, proprio mentre svolgeva le ordinarie mansioni lavorative. Il 27enne, stando a quanto ricostruito dalla polizia, si era introdotto di nascosto nella mensa della scuola, le aveva puntato un coltello alla gola minacciando di ucciderla e, dopo averla rapinata dei pochi contanti che aveva nel portafogli (circa 40 euro), l'aveva costretta a subire un violento rapporto sessuale.

La cuoca, che aveva con sè il cellulare, ha quindi allertato il preside dell'Istituto che, in pochi istanti, l'ha raggiunta trovandola sotto choc. Quindi la chiamata al Numero Unico per le Emergenze e l'inizio delle indagini. 

Le indagini sullo stupro all'Istituro Santa Chiara 

Gli inquirenti hanno sottolineato come il 27enne, dopo la violenza sessuale, sembra si fosse dileguato senza lasciare tracce. Importante è stato così il lavoro della Polizia Scientifica, partito dalla scena del crimine ed estesa all'area verde circostante l'istituto. Una zona quasi abbandonata, come hanno raccontato anche i residenti del quartiere.

Le prime indagini hanno così indirizzato l'attenzione degli inquirenti su un cittadino straniero che vive e lavora in quartieri di Roma distanti da quello dell'aggressione. Quindi la svolta quando, su una bottiglia di liquore sequestrata dalla Squadra Mobile in un capanno nelle vicinanze dell'Istituto Santa Chiara, è stata isolata un'impronta che, comparata nella banca dati, è risultata appartenere ad un 27enne nigeriano, fotosegnalato al momento del suo ingresso in Italia.

I successivi accertamenti sulle tracce biologiche rinvenute sui reperti sequestrati, compiuti dal Servizio di Polizia Scientifica, hanno ricondotto al profilo genetico di un individuo maschile, che come riportano gli inquirenti è "perfettamente concordante con quello" del 27enne nigeriano per il quale, stamattina, si sono aperte le porte del carcere.
 

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