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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Velletri / Piazza Giuseppe Garibaldi

Preso lo stupratore di Velletri, è un 26enne. Ora l'incubo è finito

Dopo settimane di paura nella cittadina dei Castelli Romani lo stupratore che ha violentato due giovani donne il 2 e il 10 febbraio è stato arrestato

A quanto sembra l'incubo è finito. Le donne di Velletri potranno tornare a girare tranquille dopo settimane di paura. Sabato sera gli agenti della Questura hanno eseguito un fermo nei confronti del cittadino tunisino Djebali Maher, di 26 anni. L'uomo, da tempo residente ai Castelli Romani, è considerato il responsabile delle violenze sessuali avvenute a Velletri il  2 e il 10 febbraio ai danni di due giovani donne. Episodi che hanno scatenato il panico nella cittadina tanto che il caso dello stupratore seriale, tra chi lo considerava semplice frutto di psicosi e chi invece chiedeva i riflettori puntati, è stato ripreso dalle telecamere di Chi l'Ha Visto.

GLI EPISODI - La sera del 10 febbraio una studentessa, si trovava a bordo della propria autovettura parcheggiata nella centralissima piazza Garibaldi,  per fare rientro a casa dopo una serata trascorsa con le amiche, quando è stata aggredita da un uomo piuttosto alto, sicuramente straniero, con il volto parzialmente travisato dal collo del maglione. Questi, minacciando la ragazza con un coltello, è salito a bordo dell’autovettura  della donna ponendosi alla guida, colpendola  violentemente con un pugno al volto e costringendola  a rannicchiarsi sul pianale lato passeggero.

Lo straniero ha guidato per un breve tratto raggiungendo un parcheggio ubicato su via dei Volsci  dove si è fermato, ha violentato la ragazza e le ha rubato un telefono cellulare. Al termine del rapporto sessuale, l’aggressore si è rimesso alla guida e dopo aver fatto un largo giro, allo scopo di confondere la vittima è sceso dal veicolo ed è fuggito a piedi.

La violenza, che ha suscitato subito clamore e paura in tutta la comunità della cittadina dei Castelli, ha presentato agli investigatori della Squadra Mobile delle analogie con un altro episodio avvenuto qualche giorno prima, il 2 febbraio, a una donna aggredita, di pomeriggio, sempre all’interno di un parcheggio, da un cittadino straniero. L’individuo, dopo essere salito a bordo della vettura, minacciando la donna con un coltello, l’ha costretta a guidare per chilometri, fino a un luogo in aperta campagna dove l’ha violentata e rapinata della  fede nuziale e di alcune decine di euro.

LE INDAGINI - Concluso l’atto di violenza, l’individuo si è fatto ricondurre in auto a Velletri, facendosi lasciare dalla vittima in una via poco distante dal cimitero comunale. L’indagine condotta dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura di Velletri, ha interessato entrambe le brutali aggressioni facendo emergere i vari punti di contatto. Importante il lavoro investigativo svolto utilizzando le tecniche più avanzate per poter rintracciare il cellulare rapinato alla seconda vittima.

L’apparecchio è stato rintracciato e trovato in possesso di un 35enne cittadino marocchino, anch’egli da tempo abitante ai Castelli Romani, amico del presunto violentatore. Anche per lui sabato sera, si sono aperte le porte del carcere quando è stato eseguito il fermo per il reato di ricettazione. Il gip di Velletri però non rinvenendo a carico di Aziz Fadir alcun indizio di colpevolezza, relativamente ai reati di cui è accusato Maher, non ne ha convalidato l'arresto. "Aziz Fadir, precisano i suoi legali Alessandro Lupi e Fabrizia Colacchi, "è totalmente estraneo ai fatti oggetto di indagine. Sin da subito il Gip ha ravvisato la sua estraneità e, contrariamente a quanto comunicato dagli organi di polizia, non si trova in stato d'arresto".

Per giorni gli investigatori hanno studiato il comportamento dei due uomini, i quali erano soliti uscire di sera da soli, specie il sabato, girovagando fino all’alba ed intrattenendosi in alcuni bar e locali di Velletri, ritrovi abituali di cittadini magrebini.

Gli accertamenti effettuati dal Servizio della Polizia Scientifica sui campioni biologici prelevati sugli indumenti delle due donne hanno evidenziato agli investigatori l’unicità e la corrispondenza del profilo genetico di Djabeli. Il risultato delle analisi scientifiche unito agli elementi raccolti nel corso dell’indagine ha consentito agli uomini della Squadra Mobile di Roma di porre fine a quello che oramai era diventato l’incubo dei Castelli romani.

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