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Cronaca

Sentenza Cucchi, parla la sorella Ilaria: "Per fermarmi devono uccidermi"

Il giorno dopo la sentenza che ha assolto tutti gli imputati accusati della morte del fratello, Ilaria Cucchi commenta la decisione dei giudici: "Non è finita. Prossimo passo la Cassazione e la Corte Europea"

"Mi devono uccidere per fermarmi". Ilaria Cucchi, il giorno dopo la sentenza della Corte d'Appello che ha assolto tutti gli imputati accusati della morte del fratello, torna a parlare. Un commento a mente lucida, dopo la rabbia e le lacrime di ieri, che però non accenna a un passo indietro. "Da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone". 

Per Ilaria Cucchi non è finita. "Il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in grado di giudicare se stesso, faremo l'ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata".

Poi ha continuato. "Mi sono svegliata con l'idea che in realtà abbiamo vinto. L'assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma. Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone - aggiunge - che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perchè due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro. Tante volte ho attaccato il lavoro dei pm e sono stata molto criticata per questo, anche in aula dai difensori. Oggi ho l'ulteriore prova che avevo ragione".

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