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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Cucchi, i giudici: "Stava bene. Fatali le lesioni". La sorella Ilaria: "Abbiamo lottato contro arroganza del potere"

Nelle motivazioni della sentenza si legge: "I carabinieri hanno violato il dovere di tutelare l'incolumità fisica della persona sottoposta al loro controllo"

Stefano Cucchi vivendo sino alla sera del 15 ottobre del 2009 in una condizione di sostanziale benessere "se non avesse subito un evento traumatico, nella sala adibita a fotosegnalamento nella caserma Casilina, non avrebbe sofferto di molteplici e gravi lesioni, con l'instaurarsi di accertate patologie che hanno portato al suo ricovero e da lì a quel progressivo aggravarsi delle sue condizioni che lo hanno condotto alla morte".

E' quanto scrivono i giudici della corte d'Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui hanno condannato due carabinieri a 12 anni per il pestaggio, si tratta di Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro accusati omicidio preterintezione, e il maresciallo Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, entrambi per falso.

Per evento traumatico la corte indica una "azione lesiva inferta da taluno". "Una catena causale - affermno i togati - che parte, dunque, da un'azione palesemente dolosa illecita che ha costituito la causa prima di un'evoluzione patologica alla fine letale".

Per i giudici si tratta di "uno schema che, così, corrisponde perfettamente alla previsione normativa in tema di nesso di casualità tra condotta illecita ed evento e che, d'altra parte, rende chiara la differenza tra la mera causalità biologica, secondo la quale nessuna delle singole lesioni subite da Cucchi sarebbe stata idonea a cagionare la morte, e la causalità giuridico penale, nel rispetto della quale il nesso di causalità sussiste se quelle lesioni, conseguenza di condotta delittuosa, siano state tali da innescare una serie di eventi terminati con la morte, così come si è verificato nel caso in esame".

La morte di Stefano Cucchi fu "originata dalla lesione tale da determinare un'aritmia letale". Rilevata invece l'"inconsistenza della tesi della morte per Sudep (morte improvvisa per epilessia da pazienti in buono stato di salute ndr), mera ipotesi non suffragata, anzi smentita, da alcuna evidenza clinica".

Dalle motivazioni della sentenza del processo sulla morte di Stefano Cucchi viene un importante riconoscimento per il ruolo di Francesco Tedesco, il carabiniere che dopo tanti anni ha svelato il pestaggio del geometra romano. I giudici in particolare riconoscono anche le ragioni del suo lungo silenzio.

"La narrazione del militare dell'Arma ha consentito di acquisire una molteplicità di univoci riscontri alla ricostruzione dei fatti e per altro aspetto, questi ha offerto una spiegazione del suo pregresso silenzio assolutamente comprensibile e ragionevole alla stregua proprio delle emergenze processuali inerenti sia la formazione del falso ideologico, sia quella serie di condotte attribuite alla catena di comando dell'Arma che saranno oggetto di accertamento giudiziale in un altro dibattimento ma che nel corso dell'istruttoria svoltasi dinnanzi a questa Corte hanno evidenziato quantomeno elementi di scarsa trasparenza e collaborazione per l'accertamento della verità fattuale relativa alla vicenda in esame"

Dopo aver letto le 130 delle motivazioni relative alla sentenza, Ilaria Cucchi in un post su Facebook ha voluto così commentare: "Anni ed anni trascorsi nelle aule di tribunale a sentir dire da dei gran professoroni che mio fratello era morto di suo o comunque di qualcosa di bizzarro. Anni ed anni a combattere contro l’ipocrisia e l’arroganza del potere.
Non ero sola per fortuna, perché da sola non avrei potuto fare nulla. Ma proprio nulla. In tutti questi anni ho visto delle persone lottare per un’idea. Ed il mio ringraziamento ogg va a loro. Quelle persone sono Fabio, il mio avvocato, ed i miei consulenti medico legali. Avevano ragione loro. Su tutto! E sarò loro per sempre grata per non essersi arresi".

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