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Cronaca

Luca Lanzalone, dal dialogo con Grillo ai pareri su Atac: Raggi in tribunale racconta il ruolo dell'avvocato genovese

La sindaca Raggi è stata ascoltata venerdì mattina dal presidente della della nona sezione del Tribunale di Roma

L’uomo di fiducia dei Cinque Stelle, colui che riuscì a far cambiare idea a Beppe Grillo sulla necessità di andare avanti con il progetto del nuovo stadio nonostante il fermo parere contrario del leader pentastellato, e della linea tenuta dal Movimento sino a quel momento: è il ritratto che la sindaca Virginia Raggi ha tratteggiato, in tribunale, dell’avvocato Luca Lanzalone, ex presidente di Acea, imputato insieme con altre 15 persone nel processo sulla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle

La sindaca Raggi è stata ascoltata venerdì mattina dalla presidente della nona sezione del Tribunale di Roma, Paola Roja, cui ha fornito un resoconto dei suoi rapporti con Lanzalone: "Ho avuto modo di conoscere l'avvocato Lanzalone nei primi mesi del mio mandato, ho chiesto a Bonafede, Fraccaro o all'allora sindaco di Livorno, Nogarin, non ricordo chi, di essere messa in contatto con lui, che aveva seguito il concordato in continuità dell'Aamps (partecipata dei rifiuti del Comune di Livorno, ndr). Avevo necessità di confrontarmi con lui per vedere se potevo attivare la stessa procedura per tre società comunali: Atac, Ama e Roma Metropolitane".

Lanzalone ai tempi “non aveva un incarico dal Comune, ma parlava per conto mio - ha detto Raggi - Se gli chiedevo delle cose e riteneva di confrontarsi con le parti private per farmi avere una risposta lo faceva". La sindaca ha ammesso che pur non avendo un ruolo in Comune - dopo le dimissioni di Paolo Berdini il posto di assessore all’Urbanistica rimase vacante per qualche settimana e Raggi tenne per sé le deleghe - Lanzalone “partecipò, è possibile, con me alle riunioni con assessori e consiglieri, ma non fu determinante”.

Il ruolo di Luca Lanzalone: "Ci aiutò a convincere Beppe Grillo"

Determinante però fu il suo ruolo nello spiegare a Beppe Grillo per quale motivo “siamo dovuti tornare indietro” rispetto alla posizione di netto contrasto alla costruzione dello stadio di Tor di Valle: “È stato un buon veicolo - ha detto Raggi - La posizione di contrarietà rispetto allo stadio era del Movimento, e Lanzalone rappresentò a Beppe le oggettive difficoltà a tornare indietro, aiutandoci a convincerlo a procedere con un progetto migliore”. Questo accadde, ha chiarito Raggi in tribunale, a febbraio 2017.

Che ruolo rivestiva, dunque, l’avvocato e manager all’interno dell’amministrazione Raggi? Dalle parole della sindaca traspare quanto già evidenziato in passato: un “super consulente”, un uomo di fiducia chiamato a esprimersi - e in certi casi a intervenire - su questioni che non riguardavano soltanto Acea, di cui era presidente.

"Il 14 febbraio del 2017 Berdini si dimette e prendo le deleghe. A me Lanzalone fu presentato da parlamentari del Movimento tra i quali godeva di grande stima - ha confermato Raggi - Avviene dopo che a dicembre è stato arrestato Marra, l'amministrazione è scossa, il Movimento capisce la complessità della situazione e chiama Lanzalone anche per far capire politicamente a tutti, consiglieri e deputati, come proseguirà l'iter -ha spiegato la sindaca - Lui ha grande competenza. Avevo proposto anche a Berdini di farsi affiancare da lui assumendolo nello staff, ma Lanzalone non poteva e Berdini rifiutò. Allora propongo di prenderlo io nel mio staff, ma l'avvocatura dice che non si poteva, proviamo anche a prenderlo a titolo gratuito ma non è stato possibile, allora è restato senza formalizzare".

Stadio a Tor di Valle, Raggi: “Berdini non lo ha mai avversato, anzi gli ha aperto un’autostrada”

Nel corso della sua testimonianza, Raggi ha cercato di spiegare anche il perché del dietrofront dell’amministrazione sulla costruzione dell’impianto sportivo di Tor di Valle, e i retroscena dei rapporti con Paolo Berdini, dimesso il 14 febbraio. Dimissioni, ha fatto intendere Raggi, di fatto “chiamate” con una serie di comportamenti che avrebbero costretto la sindaca a cacciarlo.

“Noi avremmo voluto contrastare lo stadio e tornare indietro, ma non ci siamo riusciti - ha detto - premesso che la maggioranza non era compatta e non avrebbe votato in modo compatto la revoca o qualsiasi altro atto in questo senso, io non potevo permettermi defezioni in aula”. Se il progetto fosse saltato, le penali sarebbero state salatissime. E così “abbiamo cercato di trovare il buono in questa vicenda”, ha detto Raggi, riducendo la cubatura dell’opera, e “dando mandato agli uffici per eliminare dal progetto dello stadio quelle opere pubbliche che tanto pubbliche non sono o si collocano in altre parti della città e non hanno a che vedere con lo stadio, ed elevando gli standard qualitativi ed energetici”.

Ma allora, ha chiesto la presidente del tribunale, le dimissioni di Berdini del febbraio 2017 a cosa sono legate, visto che si stava andando sulla strada portata avanti dal 2016? “Le ragioni vere non le sa nessuno, ma mi sono fatta idee - ha risposto Raggi - anche nei tavoli politici in cui si parlava di ridurre il danno lui a Parnasi diceva ‘tanto io prima di 300mila metri cubi non approvo’, ma non dava mandato di andare a trattare e contare i metri cubi con le opere pubbliche, al tavolo diceva di essere contrario, ma poi non dava seguito”.

Dimissioni Berdini, Raggi: "Si è costruito un'exit strategy"

Per Raggi, Berdini si sarebbe “costruito un’exit strategy”, con una serie di esternazioni che lo avrebbero portato inevitabilmente a rassegnare le dimissioni: “A febbraio esce un video in cui lui (Berdini, ndr) mi da della prostituta. Potete immaginare la mia reazione. Subito dopo esce un ulteriore pezzo di video ancora più grave, in cui dice al giornalista una cosa tipo ‘fai finta che questa cosa non te l’ho detta io’. Tu assessore non puoi permetterti di fare questa esternazione nei confronti del tuo sindaco, ma immaginava che io prendessi provvedimenti. Quindi lo convoco e gli parlo, lui risponde ‘mi sa che ho fatto una cavolata’, io prendo quel video, lo porto ai consiglieri e dico ‘questo è quello che ha detto l’assessore, mi sa che va cacciato’. Lui ha sfruttato l’occasione”.

“Berdini non vuole mettere la firma sulla delibera dello stadio - ha concluso Raggi - si è sempre dichiarato contrario, ancora oggi viene indicato da chi contrasta lo stadio come un vessillo dell’anti stadio, ma è stato contrario a parole, nei fatti assolutamente no: Berdini non ha mai avversato lo stadio ma anzi gli ha aperto un’autostrada”.

Il processo sul maxi stadio della Roma riunisce tre filoni di inchiesta: quello principale vede imputato Luca Parnasi e altre 11 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito; poi quello in cui sono imputati il presidente dell'Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, e l'avvocato Camillo Mezzacapo; e infine quello contro Luca Lanzalone e l’ex commissario straordinario dell'Ipa, l'ente di previdenza dei dipendenti capitolini, Fabio Serini. 

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