rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca San Basilio / Via Mechelli Girolamo

Droga a San Basilio: lo spaccio diurno nella mani de 'La Lupa'

Dalle 15 alle 22. Questo l'orario di lavoro di uno dei due gruppi di spaccio smantellato dalla squadra mobile. Il nome derivante da un grosso murales con il simbolo dell'As Roma su via Mechelli

Il suo nome deriva da un grande simbolo della lupa della As Roma, disegnato su un muro del comprensorio di via Mechelli. A gestire lo spaccio della droga a San Basilio nelle ore pomeridiane terminando 'l'attività' nelle prime ore della serata, il gruppo de La Lupa appunto, smantellato la mattina dell'11 ottobre dal maxi bltiz della squadra mobile nell'ambito della 'Operazione San Basilio Spa'. Secondo i riscontri degli inquirenti il gruppo era organizzato su base piramidale con regole di comportamento dei compartecipi ben precise con la distinzione dei ruoli suddivisi in organizzatori, trasportatori, venditori e vedette.

I CODICI - Il gruppo de La Lupa operava all’interno di un territorio ben delimitato che gli stessi promotori, organizzatori e compartecipi riconoscevano come proprio, come si evince da una intercettazione del  tra due appartenenti al sodalizio criminale, che, facendo riferimento ad un'attività della polizia nel loro angolo di strada affermavano testualmente: "da stamattina ma mosso mosso mosso mosso mosso da noi è!", "ma proprio sulla spiaggia nostra dico non ci si può stare, proprio là dove c'avemo l'ombrelloni noi".

ORGANIGRAMMA - Promotori ed organizzatori del sodalizio criminale, sono risultati essere “Cacatone” referente del gruppo per il “permesso” ad occupare l’angolo della strada per l’attività illecita e di gestione dei ragazzi, il 'Dandi' e 'Schiaffo', con questi ultimi due organizzatori dell’attività dell’approvvigionamento e dediti al trasporto, alla divisione delle dosi e dei prezzari.

DROGA NASCOSTA A GUIDONIA - Custode di parte dello stupefacente era un altro appartenente al gruppo con la 'merce' che veniva stoccata all'interno di un appartamento o nelle vicinanze dello stesso in zona Marco Simone, nel Comune di Guidonia Montecelio. Il nascondiglio della droga si trovava in via Canterano. Da tale luogo, poi partiva lo stupefacente già diviso, destinato in parte a 'La Lupa' ed in parte in nascondigli individuati di volta in volta da 'Dandi' e 'Schiaffo', come ad esempio riscontrato in via Dante da Maiano e in via Pratolungo. Da questi punti dove giungeva già suddiviso in dosi, poi veniva prelevato all’occorrenza per il successivo trasporto e la vendita in via Mechelli  o dagli stessi tre o da un altro affiliato, 'Il Barese'. All'occorrenza anche da altri soggetti ma sempre sotto la regia dei tre promotori dell'attività.

ATTIVITA' IN STRADA - In ragazzi in strada erano coordinati da 'Papetti' e da un altro affiliato, con il primo che aveva la disponibilità delle dosi da vendere, mentre il secondo gestiva il “traffico” degli acquirenti. I due erano coadiuvati nei compiti in strada dai ragazzi che di volta in volta gestivano gli acquirenti o facevano la cessione o fungevano da vedette o partecipavano, a seconda delle esigenze ai movimenti del gruppo. Tra questo gruppo individuabile nella base della piramide si identificavano 'Icse', 'Il Secco' ed altre due persone. I quattro, come accertato dagli inquirenti, usavano telefoni intestati a prestanome (o persone ignare) con cui prendevano contatti anche con due fratelli ('Pizzetto' e 'Bacetto') a cui con frasi preordinate annunciavano di avere l’acquirente pronto e di passare alla Lupa per mettere in atto poi la materiale cessione dello stupefacente in altro luogo.

CANALE CALABRESE - L’approvigionamento della sostanza stupefacente avveniva attraverso vari canali, tra i quali quello maggiormente utilizzato risultava essere quello dei “calabresi” , rappresentato da un cittadino originario di Sinopoli (Reggio Calabria) e residente ad Ardea, imparentato con la famiglia Alvaro di Sinopoli, al quale gli organizzatori e promotori del gruppo si rivolgevano per acquistare la sostanza stupefacente, recandosi personalmente sul litorale laziale. Acquistata la sostanza, la trasportavano fino a Marco Simone, ubicato nelle vicinanze del quartiere di San Basilio, dove veniva successivamente tagliata, confezionata ed occultata in luoghi nascosti nelle vicine campagne per poi essere trasportata sino a dove veniva immessa sul mercato.

ORARI DI LAVORO - Il gruppo criminale, suddiviso in base a ruoli ed ai compiti ben definiti e consolidati, iniziava la sua fiorente attività di vendita alle ore 15.00-15.30 circa, attraverso il posizionamento fisico delle vedette e degli spacciatori. Attività che veniva ultimata alle ore 22.00-22.30 circa, a seconda della domanda di stupefacente e/o della presenza degli acquirenti. Il gruppo, ormai specializzato nel “settore” ed assolutamente conosciuto dai clienti che arrivavano da ogni quartiere della capitale e non solo, modulava l’orario di apertura e/o di chiusura dell’attività di spaccio anche in base ai giorni della settimana ed in base ad eventi di rilievo della giornata, come ad esempio la prevista partita della Roma o della Lazio, pomeridiana o serale.
 
VOLUME D'AFFARI - In base agli accertamenti espletati sul posto, in considerazione del numero dei clienti potenziali o effettivi che venivano monitorati attraverso le telecamere e soprattutto in base ai riscontri effettuati costantemente sul territorio, è stato possibile stimare che i sodali del gruppo della “Lupa” spacciavano di media circa 300 dosi di cocaina e circa 400 dosi tra hascish e marijuana, al giorno, per un controvalore pari a 20.000-25.000 euro. Considerando che il gruppo assicurava la continuità dello spaccio ai suoi clienti più o meno abituali, per tutti i giorni della settimana, è possibile, facendo un rapido calcolo, stimare il fatturato settimanale che si aggira intorno ai 140.000-180.000 euro settimanali.

COSTI DI GESTIONE - Il gruppo naturalmente sosteneva anche dei costi di “gestione” che andavano dall’acquisto della sostanza stupefacente, da tagliare e confezionare, fino al pagamento dei soggetti, ultimi nella scala gerarchica dell’organizzazione criminale, come vedette e pusher, che guadagnavano dagli 80 ai 100 euro al giorno, vitto compreso.

AZIENDA SPACCIO - Anche se questo dettaglio può far sorridere i non addetti ai “lavori”, è sintomatico e rappresentativo della modalità di gestione dell’azienda spaccio a San Basilio, dove chi comandava difficilmente toccava la sostanza stupefacente al dettaglio ma, attraverso la sua costante presenza sul territorio di competenza, gestiva e controllava quanto accadeva, riscuotendo la somma finale guadagnata durante la giornata, direttamente dal “caporale” che gestiva fisicamente i ragazzi presenti sul posto.

VITTO DEI RAGAZZI - Il caporale ed i capi si occupavano anche del vitto dei “ragazzi”, come è stato spesso intercettato telefonicamente ed immortalato dalle telecamere. Vitto che, naturalmente, veniva consumato sul posto per assicurare comunque la presenza dei soggetti impiegati negli specifici ruoli (vedette e pusher) ma soprattutto per assicurare la continuità della vendita a fronte di una cospicua e rilevante domanda.

PUNTO DI RIFERIMENTO - Infatti l’eventuale allontanamento o mancanza di un punto di riferimento per il cliente, non poteva essere assolutamente tollerato dai capi per il timore che il cliente, non trovando il pusher conosciuto, potesse rivolgersi ad un altro spacciatore della zona.

DROGA SEQUESTRATA - E’ assolutamente rilevante indicare che, attraverso i servizi di osservazione sul posto e grazie alle intercettazioni sia telefoniche che ambientali, venivano rinvenute e sequestrate, durante l’intero anno d’indagine, considerevoli quantità di sostanze stupefacenti. Infatti venivano sequestrati circa 1,5 chili di cocaina, circa 200 grammi di marijuana e circa 11 chli di hashish e complessivamente venivano tratte in arresto 8 persone per fatti specifici, rilevanti e fondamentali ai fini delle indagini.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Droga a San Basilio: lo spaccio diurno nella mani de 'La Lupa'

RomaToday è in caricamento