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Cronaca

Dai quartieri di Roma alle discoteche di Ponza, il mare di droga svelato dopo la morte di 'Gimmy'

I carabinieri hanno lavorato ad una indagine dopo la morte di Gianmarco Pozzi, il 28enne morto a Ponza in circostanze ancora da spiegare

Il giallo sulla morte di Gianmarco Pozzi, il 28enne ex campione di kick boxing di Roma e buttafuori, ritrovato senza vita a Ponza nell'estate del 2020, resta. Il contorno, ossia il giro di spaccio che fa da corollario alla vicenda, invece, è stato svelato. Un sistema capace di "alzare" cinquemila euro al giorno con entrate complessive di circa 150 mila euro mensili che dal Laurentino 38 attraversava il mar Tirreno per raggiungere Ponza. 

L'avvio delle indagini dopo la morte di 'Gimmy'

Che la morte di Pozzi non potesse essere derubricata come una semplice caduta, i carabinieri lo avevano intuito sin da subito. L'ordinanza che ha permesso di arrestare 8 persone tra cui l'amico di 'Gimmy', apparso più volte in tv, e il titolare di un noto locale di Ponza, racconta come poche ore dopo la tragica morte del 28enne romano, i militari in casa trovano "alcune bustine di cellophane contenenti residui di polvere bianca molto probabilmente cocaina".

Non solo. Nel corso dell'ispezione cadaverica sulla salma di Pozzi, gli investigatori trovano anche "uno scontrino fiscale relativo all'acquisto di mannite", ossia la sostanza che serve per tagliare la cocaina e renderla ancora più remunerativa. Che ci fosse stato un giro di droga, intorno alla morte di Pozzi, i carabinieri e la Procura ne sono convinti. Tanto è che contestano al 29enne romano del Laurentino 38, amico di Pozzi, lo spaccio di droga. 

I canali della droga

A dare manforte agli investigatori, non ci sono solo un mare di intercettazioni e attività tecniche eseguite dal N.O.R.M. – sezione operativa della compagnia carabinieri di Formia, ma anche un episodio raccontato dal padre di Pozzi e riscontrato dai militari. Il 6 agosto 2020, tre giorni prima di morire, Pozzi e il suo amico 29enne del Laurentino, su richiesta del titolare della discoteca di Ponza, si sono recati a Roma per approvvigionarsi di droga da un contatto romano fidato. 

Una macchina che non poteva fermasi e continuato anche subito dopo la morte di Pozzi. Come se nulla fosse, mentre i familiari ne piangevano la scomparsa chiedendosi, come oggi, sostenendo che i suoi amici e chi lavorava con lui - finiti adesso sotto i riflettori - sanno qualcosa di più di quello che dicono. La tratta dello spaccio era chiara, almeno secondo le ricostruzioni dal Laurentino 38, Casal Bernocchi, Dragoncello, Casal Palocco, Ponte di Nona e Magliana lo sballo arrivava a Ponza. Lo droga, prevalentemente cocaina, acquistata a Roma e trasportata ad Anzio in taxi per non destare sospetti. Poi da lì, uno dei tanti aliscafi per raggiungere l'isola. Piccoli carichi, ma frequenti per non far mancare mai lo sballo. 

Ponza come la Roma "bene" estiva

Il concetto era un po' quello dei locali della Roma "bene". La droga presa dalle piazze di spaccio della Capitale e dai canali giusti arrivava nelle zone dalla movida dell'isola di Ponza, uno dei posti più frequentati dai romani in estate. Soprattutto da quelli della cosiddetta Roma "bene", una clientela disposta a pagare ogni sera per aver uno sprint illegale in più. D'altronde sono state otre cinquanta le cessioni di droga fotografate dagli investigatori dell'Arma, attribuite agli indagati nel periodo appena antecedente alla morte di Gianmarco Pozzi e anche dopo, fino ad ottobre dello stesso anno.

Le indagini, come emerge nell'ordinanza del Gip, hanno consentito la contabilità, con tanto di crediti e debiti, e appunto, come riferiscono gli indagati intercettati, fino a 5.000 euro al giorno. La droga veniva venduta per le strade che portavano ai locali e, soprattutto, davanti ad una discoteca. Quella dove Pozzi e l'amico 29enne del Laurentino 38, lavoravano come buttafuori. Per la Procura e il Gip che ha confermato in toto l'impianto accusatorio, lo scenario dell'isola pontina è chiaro tra droga e movida.

Le indagini continuano

Coinvolti nell'indagine anche due fratelli campani, di Pozzuoli. Questi ultimi, secondo l'accusa, si impegnavano anche a rivendicare il pagamento di quantitativi di droga: "Vengo lì e ti butto di sotto dalla montagna, guarda che lo faccio!", dice uno dei due napoletani ad un altro degli indagati, che vive sull'isola e conosceva anche Pozzi. Un giro di spaccio consolidato, dunque, che doveva essere bloccato prima della prossima estate. Chi indaga comunque non molla la presa, c'è un altro grande dubbio da sciogliere: come è morto Gianmarco Pozzi?

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