rotate-mobile
Cronaca Colli Aniene / Via Debussy

Caccia al poliziotto al Tiburtino III, Italia Celere: "Agenti aggrediti ma nessuna condanna pubblica"

La denuncia del Segretario Generale del Sindacato di polizia Andrea Cecchini

Sono stati accerchiati da 50 residenti scesi in strada dalle case popolari del Tiburtino III per "difendere" una coppia di giovani fidanzati che avevano dato in escandescenze in un appartamento della periferia nord est della Capitale. Una vera e propria caccia al poliziotto che da via Debussy si è poi spostata all'ospedale Sandro Pertini dove i due giovani fermati erano stati portati dal personale del 118. Bollettino del pomeriggio di follia: quattro poliziotti e tre persone del personale medico minacciate e costrette alle cure dell'ospedale. 

Rivolta contro gli interventi della Polizia non nuova in città, come già accaduto in passato nella zona di Tor Bella Monaca. A denunciare la situazione Andrea Cecchini, Segretario Generale del Sindacato di Polizia Italia Celere: "Questo è il risultato di anni di impalpabilità ed impotenza dell'azione politica sulla sicurezza italiana al punto tale che gli operatori oggi sono costretti a subire le invettive da parte di chi con un telefonino è più pericoloso che con un'arma. I poliziotti sono i cattivi di turno e le folle inferocite diventano le folle eroiche anti polizia e anti Stato. Il senso di Stato si sta perdendo negli ultimi anni per colpa di politiche azzardate e scellerate a favore di chi negli anni ha lottato alla ricerca dell'impunità".

"Siamo con le spalle al muro, non ci piangiamo addosso ma constatiamo una realtà pericolosa, un fiume in piena. Volete che anche noi parliamo il politichese o volete sentire davvero cosa pensano i poliziotti? In questi ultimi giorni le Forze dell'Ordine hanno palesato, mai come oggi, il loro stato d'impotenza di fronte all'onda distruttrice dell'opinione pubblica. Non ci conformiamo al comune pensiero né usiamo le parole che fanno comodo a tutti, dalle scene di Tiburtino III esce un quadro inverosimile, se è la folla ad utilizzare violenza allora questa è lecita, osannata, condivisa e quasi da legalizzare". 

Segretario del sindacato di polizia che constata come "non v'è condanna  pubblica da nessuna parte - aggiunge Cecchini - perché nessuno ha il coraggio di opporsi ad una opinione pubblica schiacciasassi e opportunista fatta da registi improvvisati, armati di quello smartphone che oggi fa più male di uno schiaffo di mamma e papà, a volte è già una condanna".

Andrea Cecchini Italia Celere 1-2

"Abbiamo finalmente compreso - spiega ancora Andrea Cecchini - che anche la politica stessa e le Istituzioni, con cui noi ci dovremmo confrontare per la sicurezza degli italiani, sono soggette alla forza prorompente dell'opinione pubblica. Le poltrone camminano di pari passo con le statistiche dei social, chi dovesse permettersi di andarvi contro perderebbe consensi e i consensi sono poltrone. È così che la politica e le Istituzioni sono più prese a leggere i social che ad ascoltare le nostre richieste. E vedere i poliziotti dover recitare un copione per far contenti tutti dilania il cuore di chi sulla sicurezza ha investito tutta la sua vita. Si continua a chiedere ai poliziotti di essere belli a vedersi più che operativi ed efficaci, perché non essendoci le regole d'ingaggio e i protocolli operativi, chi si assumerebbe la responsabilità di 'fare piuttosto che apparire'?".

"Ecco, questa è la verità - prosegue il sindacalista - quella che nessuno vuole dire né sentire, nemmeno i colleghi sindacalisti. La verità è che la folla violenta è osannata, il singolo che fa denudare il ladro portandoselo a braccetto per la città di notte come una punizione è un eroe, i ragazzini che si riuniscono in bande e si picchiano il sabato nelle piazze italiane sono eroi, e i poliziotti invece, costretti ad intervenire a rischio della propria incolumità e rispettando la dignità umana, sono delinquenti, violenti, fascisti, razzisti, sessisti e servi del potere".

"Allora è inutile fare ricorrenze omaggiando i morti in servizio; fra qualche giorno saranno 29 anni dalla strage di Capaci e via D'Amelio. Non basta deporre corone d'alloro, per onorare la memoria di chi è morto per lo Stato. Ci vuole che lo Stato dimostri vero senso di responsabilità e l'opinione pubblica un po' di coerenza e meno opportunismo social"

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caccia al poliziotto al Tiburtino III, Italia Celere: "Agenti aggrediti ma nessuna condanna pubblica"

RomaToday è in caricamento