Campo Castel Romano: al via lo sgombero nell’area F. Case popolari per i rom. Resta in piedi il 90% della baraccopoli
Una trentina le persone fra adulti e minori identificati dagli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale
Sgombero nell’Area F della baraccopoli di Castel Romano. Le operazioni sono cominciate alle prime luci di giovedì 25 marzo nel campo rom della via Pontina. Un centinaio gli uomini della Polizia Locale di Roma Capitale impegnati negli accertamenti, con l’ausilio dei carabinieri e della polizia di Stato. Una trentina le persone trovate nei moduli abitativi oggetto di una ordinanza di sgombero firmata dalla Sindaca Virginia Raggi e notificata alle famiglie presenti nell’area più degradata della favela, pari al 10% dell'intera baraccopoli e ospitante il 15% degli abitanti. Baraccopoli che, va quindi detto, resta in piedi e piena per la sua maggior parte.
Sgombero area F Castel Romano
Cominciate intorno alle 7:00 gli agenti della polizia locale, con il gruppo SPE diretto dal dottor Stefano Napoli, hanno provveduto all'identificazione ed all'allontanamento delle persone presenti ancora all'interno dell'area oggetto di sgombero. Una trentina le persone trovate all'interno dei moduli, tra cui anche minori, perlopiù cittadini bosniaci, che progressivamente vengono accolti dal personale della sala operativa sociale per l’avvio delle procedure legate alle esigenze alloggiative.
Secondo quanto si apprende le operazioni, a parte qualche “lamentela” da parte degli ospiti della favela, si sta svolgendo senza criiticità. A darne notizia anche la Sindaca Virginia Raggi: “Iniziato stamattina sgombero Area F del campo rom di Castel Romano - scrive su Twitter - . Un altro passo in avanti per superamento e chiusura dei campi a Roma”.
L'ordinanza di sgombero, le case popolari e il flop del piano Raggi
Lo sgombero dell’area F del campo rom di Castel Romano era previsto come da ordinanza firmata dalla Sindaca per lo scorso 2 marzo al fine di garantire il “ripristino delle condizioni ambientali, igienico sanitarie a tutela della salute pubblica” come annunciato dal Campidoglio. Per alcune famiglie si sono aperte le porte delle case popolari, misura non prevista nel piano rom che, nei suoi provvedimenti si è rivelato un flop pressoché totale.
Il campo che in tutto ospita circa 550 persone, dallo scorso luglio è sottoposto a sequestro preventivo da parte dell'Autorità Giudiziaria per una serie di reati ambientali commessi al suo interno. Si tratta di un'area di circa 65mila metri quadrati all'interno dell'area protetta di Decima Malafede.
Quindici persone in tutto, su 70 che vivevano in quella parte del “villaggio”, sono state inserite all’interno di abitazioni dell’edilizia residenziale pubblica. “Per altre sono previsti ingressi imminenti” - come ha fatto sapere l’Associazione 21 Luglio.
L’Associazione 21 luglio
"Con il finto sgombero di oggi e l'inclusione di diversi nuclei in case popolari si certifica il fallimento del Piano rom che, a fronte di milioni di euro di spesa (solo per Castel Romano quasi 2 milioni di euro, prevedeva percorsi di inclusione tortuosi e inapplicabili - le parole del presidente dell’Associazione 21 luglio Carlo Stasolla -. L'azione dell'area F di questi giorni ha una sua indubbia valenza positiva che apre, per chi sarà chiamato tra alcuni mesi a governare Roma, nuove prospettive verso il superamento definitivo dei campi rom a Roma”.
La Lega all'attacco
La consigliera della Lega in Regione Lazio, Laura Corrotti attacca: "Dopo anni di annunci e soldi dei cittadini investiti in un piano Rom inefficace vediamo finalmente lo sgombero del campo rom di Castel Romano. Un superamento del ‘Villaggio’ che arriva a pochi mesi dal voto ma che non servirà alla Raggi per salvare la faccia su una gestione fallimentare. Ora le famiglie rom saranno sistemate in alloggi popolari a discapito delle migliaia di famiglie in attesa in graduatoria, grazie ad una legge regionale voluta dal Pd e dal Movimento 5 stelle". Corrotti poi evidenzia come la soluzione delle case popolari sfrutti una possibilità messa in campo dalla Regione. "Con che coraggio, la sindaca, criticherà l’operato di Zingaretti in Regione Lazio e l’alleanza con il Pd del suo partito regionale se proprio grazie ad essa è riuscita a raggiungere dopo cinque anni un minimo obiettivo nella risoluzione delle problematiche dei campi rom?".
Lavoro costante sul territorio
In relazione allo sgombero è poi arrivata la nota del Campidoglio con le dichiarazioni della delegata all’inclusione di Roma Capitale Monica Rossi: “Il processo di uscita dal campo delle famiglie residenti nell’Area F non è un atto improvviso, né una eccezione normativa. È il frutto di un lavoro costante e quotidiano svolto sul territorio dall'Ufficio Rsc con il supporto degli enti, in un progetto integrato e complesso di cui l'abitare è una componente essenziale. La metodologia del piano Rom è quella di rendere autonome le persone che abitano nei campi, promuovendo il loro accesso a tutti i diritti di cittadinanza. Rompiamo la logica del campo con delle alternative. Le misure abitative non sono limitate all'accesso negli alloggi ERP, ma declinate secondo una pluralità di forme. Le strade adoperate sono quelle previste dal piano Rom e dalle norme vigenti. Le famiglie sono in parte in cohousing”.
Uno sgombero rimandato da settembre
Un'azione di sgombero che l’amministrazione aveva in programma da mesi, già promessa entro lo scorso settembre a seguito di un'ordinanza regionale che, sempre a fronte delle condizioni di inquinamento generali riscontrate sul campo e valutate dalla Asl come un pericolo per la salute pubblica, aveva chiesto a Raggi un'accelerazione sulle operazioni di chiusura dell'intera baraccopoli. Questione che si è fatta poi più urgente con il sequestro dell'intero campo, sempre la scorsa estate, da parte del Tribunale di Roma, per reati ambientali commessi all'interno.
A inizio anno la sindaca è tornata sul tema, sostenendo che la pandemia avrebbe rallentato e posticipato ogni azione possibile, e il 12 febbraio ha firmato un'ordinanza di sgombero consegnata alle famiglie, che l'hanno controfirmata il 23 febbraio. Prevedeva sette giorni di tempo per lasciare la baracche delle cosiddette aree F ed ex Tor Pagnotta del campo, attualmente occupate da circa 80 persone.
Oggi, dopo un mese speso a cercare soluzioni alternative a quelle del piano rom, si è provveduto con il blitz della polizia locale. Alle persone senza soluzioni abitative sono stati messi a disposizione posti nei centri d'emergenza.