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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sgomberata "Berta Caceres", l'occupazione ecologista di Roma

L'immobile alla Caffarella, di proprietà della Regione Lazio, era stato occupato lo scorso 6 marzo 

I Carabinieri del Comando provinciale di Roma sono intervenuti questa mattina per sgomberare Villa Greco. L'immobile, al civico 13 di via della Caffarella, occupato il 6 marzo da un gruppo di militanti ambientalisti del gruppo Laboratoria ecologista autogestita Berta Caceres, è di proprietà della Regione Lazio, affidato per la vendita al fondo Invimit Sgr Spa. 

Oggi su delega della Procura della Repubblica di Roma, i militari hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo dei locali. 

Contestualmente, decisa in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Matteo Piantedosi, lo stabile è stato sgomberato da parte delle forze di polizia coordinate dalla Questura di Roma. Al termine delle operazioni, l'immobile verrà riconsegnato agli aventi diritto.

"Nasce oggi un nuovo fronte di lotta antifascista contro la violenza dell'eterocispatriarcato e del capitalismo" spiegavano i militanti in una sorta di manifesto diffuso su Facebook quando l'occupazione ha avuto inizio. "Uno spazio di socialità che vuole promuovere pratiche di lotta ecologista collettiva". Il tutto appunto appoggiandosi agli spazi di una villa in disuso di proprietà regionale con 2mila metri quadrati di giardino annesso.   

"Nasce in un edificio pubblico, condannato dalla Regione Lazio alla vendita a beneficio del profitto privato - spiegano i militanti - e così lo libera dalla gogna di un'asta, lo tutela con la massima cura dello spazio e del contesto in cui si inserisce. Berta Caceres nasce in un parco, La Caffarella, che una lunga storia di lotte sociali ha difeso dall’avidità della speculazione edilizia". 

Contro lo sgombero

"Lo spazio autogestito "Berta Càceres" è stato sgomberato questa mattina, proprio dopo che le attiviste e gli attivisti avevano ricevuto notizia della convocazione di un tavolo in Regione Lazio per affrontare le questioni relative al futuro dell’edificio occupato" commenta il consigliere regionale di Europa Verde Marco Cacciatore. "In un luogo abbandonato da anni stava rapidamente creandosi uno spazio di aggregazione sociale e di approfondimento delle pratiche ecologiste. Riteniamo l'intervento delle autorità una scelta non opportuna. Ribadiamo che la questione degli spazi occupati che hanno finalità democratiche, sociali ed anche ecologiste non possa essere derubricato a problema di ordine pubblico, né in alcun modo risolto attraverso atti di forza. Ci auguriamo che il tavolo di confronto prosegua, perché solo un dialogo costruttivo tra istituzioni e attivisti può decidere del futuro di queste realtà così importanti per Roma. Anche da qui passa l'idea di una città più giusta e più sostenibile". 

A favore dello sgombero

Contrari invece all'occupazione, e tra i primi a denunciarla, gli esponenti della lista Calenda. "Abbiamo chiesto dal primo giorn, anche presentando una mozione e una  risoluzione, che venisse messa la parole fine a questa occupazione che priva i cittadini di uno spazio pubblico da destinare ad attività sociali, culturali e comunque di interesse pubblico" commentano la capogruppo in Campidoglio Flavia De Gregorio e la capogruppo in VIII municipio Simona Novi. "Spiace aver visto che, almeno in parte, la maggioranza politica capitolina e del municipio stenta a prendere le distanze da un atto di prepotenza, anziché  addivenire ad una scelta ponderata e consapevole che coinvolga i cittadini dei quartieri interessati. Riconosciamo la validità dei contenuti ambientalisti ed ecologisti degli occupanti ma questi possono essere espressi in altri contesti, pubblici e istituzionali, senza necessità di occupare un bene pubblico".

Al tempo stesso, proseguono, "non possiamo non denunciare la gravità di aver lasciato per 6 anni una villa di 700 mq con 700 mq di padiglioni esterni e 2000 mq di giardino chiusa ed inutilizzata. A questo punto l'attenzione si sposta sul chiedere visibilità delle operazioni di vendita del bene pubblico (in corso almeno dal 2018 attraverso Invimit) e dell'utilizzo dei 3 milioni di euro che si intendono realizzare con la cessione dell'immobile. Dal nostro canto auspichiamo - concludono - un ripensamento della vendita, dal momento che un bene di questo tipo sarebbe utilissimo per fini sociali".

Storia dell'immobile

Quella liberata questa mattina è una proprietà costituita da una villa (seminterrato, piano terra e primo piano), due depandance e un'ampia area di pertinenza. Edificata negli anni '50, è denominata anche villa Greco in onore della famiglia che lo trasferì alla Regione Lazio che a sua volta l'acquistò per insediarvi gli uffici del parco regionale dell'Appia antica e i presidi del Corpo forestale e della Protezione civile. La villa è stata trasferita al fondo i3 della Regione Lazio nel 2016. E dal 2017 è stata ceduta a Invimit, società di gestione del risparmio del Mef, per venderlo all'asta a 3 milioni di euro. 


 

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