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Cronaca San Giovanni / Via Dacia, 28

San Giovanni, un altro sfratto rimandato: "C'è tempo fino al 30 novembre per trovare una casa a Lindita"

Moldava, 45 anni, vive in un micro-appartamento in via Dacia insieme a due figli. L'ordinanza risale al 2019 e dopo la sospensione dovuta alla pandemia quello di oggi è stato il secondo accesso in 20 giorni

Un altro sfratto sventato, un'altra proroga (fino al 30 novembre), un'altra corsa contro il tempo per evitare la strada a una famiglia morosa. Il picchetto di oggi, mercoledì 10 novembre, è stato fatto da Unione Inquilini in via Dacia 28 a San Giovanni, Municipio VII. Gli ufficiali giudiziari (stavolta ce ne erano due), preceduti da un paio di pattuglie dei carabinieri, si sono presentati alla porta di Lindita, cittadina moldava di 45 anni, inquilina di un micro-appartamento al pianterreno. 

L'ordinanza di sfratto risale al 2019 (quello di oggi è stato il quarto accesso) ed è una di quelle sospese con il decreto del marzo 2020 in piena pandemia. Lindita vive insieme ai figli di 26 e 23 anni in nemmeno 35 metri quadri: un corridoio a fare da ingresso, una stanzetta con un letto matrimoniale e un disimpegno con l'angolo cottura. L'umidità, in questo immobile di proprietà del condominio un tempo abitato dalla portiera, è l'unico vero optional. La signora è disoccupata e da tempo non riesce più a garantire l'affitto da 650 euro al mese, così l'amministrazione condominiale ha chiesto lo sgombero. 

"Voglio ringraziare la consigliera del VII, Emanuela Ammerata (Sinistra Civica Ecologista, ndr) - dichiara Guido Lanciano, segretario romano dell'Unione Inquilini - perché si è presa l'impegno di trovare in breve tempo una sistemazione alternativa per la signora. Adesso però il Comune deve intervenire, tra meno di 20 giorni lo sfratto verrà definitivamente eseguito, è un impegno che è stato preso con le forze dell'ordine e con l'avvocato del condoinio. L'amministrazione deve farsi sentire in Prefettura e allo stesso tempo dimostrare che un altro metodo è possibile, quello del coordinamento e della condivisione delle scelte. 

D'altronde sembrava questa la strada da intraprendere, almeno a tener conto dell'accordo preso tra i sindacati degli inquilini e il Prefetto Matteo Piantedosi a inizio settembre: "Pur non intervenendo nella graduazione del singolo sfratto - si legge in una nota diffusa da UI contemporaneamente al picchetto in via Dacia - , il Prefetto aveva affermato che avrebbe dato delle indicazioni generali su quali sfratti potevano essere eseguiti immediatamente e quali invece dovevano rientrare in una casistica di problematicità della singola famiglia. La metodologia proposta prevedeva, in caso di richiesta di forza pubblica da parte del proprietario, che l’ufficiale giudiziario avrebbe dovuto inviare una nota in Prefettura e che, fatti i dovuti accertamenti, avrebbe assegnato un nucleo di polizia agli sfratti da eseguire immediatamente, inserendoli in una lista inviata mensilmente all’ufficio Esecuzioni, mentre nei casi individuati come problematici, invece, prima dell’esecuzione, sarebbe dovuto intervenire il Comune per dare una soluzione".

Il protocollo è stato seguito per circa un mese, ma poi le cose sono cambiate come continua a spiegare il sindacato: "Questa metodologia era iniziata - si legge nella ricostruzione - , ed in alcuni casi il Comune era intervenuto, aveva iniziato a prendere contatti con le famiglie per trovare soluzioni alternative, aveva fatto delle promesse, aveva fatto delle richieste, ma oggi scopriamo che in una riunione tra i dirigenti dell’Ufficio esecuzione della Corte d’Appello di Roma e la Prefettura tutto questo è saltato". In base alle nuove direttive, quindi, l'ufficiale giudiziario non è obbligato a richiedere al Prefetto l'intervento della forza pubblica, ma può recarsi a farne richiesta direttamente al commissariato di zona, senza tener conto delle liste e quindi delle specifiche problematicità. 

"Abbiamo già chiesto un incontro urgentissimo al nuovo assessore - conclude l'Unione Inquilini - perché intervenga immediatamente sul Prefetto affinchè si ritorni alla modalità indicata nell’incontro di fine settembre e si diano delle indicazioni chiare su come e quando deve intervenire il Comune, nel caso ci si trovi ad affrontare una esecuzione di sfratto a danno di un nucleo familiare che avrebbero diritto alla casa popolare". 

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