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Cronaca Torre Spaccata / Viale dei Romanisti

Viale Togliatti sotto scacco degli sfasci: "Aspettiamo da 30 anni"

I residenti di viale Palmiro Togliatti tornano a denunciare lo scandalo degli autodemolitori. Dagli anni '80 devono essere spostati fuori dal Raccordo ma tutto è rimasto sulla carta

L'ultima ordinanza è dello scorso giugno. L'ennesima dichiarazione di intenti in materia di 'smorzi' con una suddivisione assolutamente chiara: alcuni vanno bene come sono, altri sono da adeguare alle norme, altri ancora da trasferire. Dove non si sa, nè tanto meno quando. E i residenti delle aree colpite tornano a lamentarsi di un contesto insostenibile.

DA VIALE TOGLIATTI - "Non ce la facciamo più. Tra gli sfasci e gli accampamenti dei nomadi non facciamo altro che respirare fumi tossici. Poi c'è il traffico. I marciapiedi e la corsia centrale sono continuamente occupate dalle auto da demolire. Per non parlare dei furti e della ricettazione. Mi hanno rubato lo specchietto dell'auto nuova, è un inferno". Ce lo racconta una residente di via Mario Lizzani, testimone perfetta dello stallo degli sfasci. Le sue finestre danno sulla distesa di carcasse di viale Palmiro Togliatti dagli anni '80. "E' da quando sono in questa casa che promettono di tutto. Nessuno ha fatto niente".

LA STORIA INFINITA - Già, la questione è la stessa da decenni: spostare gli sfasciacarrozze fuori dal raccordo, lontano dalle aree cittadine. Lo ha chiesto l'Europa 12 anni fa con una direttiva comunitaria ma le istituzioni locali ci avevano già pensato, salvo non farlo mai, nel lontano ottobre del 1980.

Con il DPR 915/82 fu prevista la realizzazione di opere di adeguamento (previa autorizzazione amministrativa) entro un termine fissato dalle Regioni e comunque entro il 31/12/1986, oltre all'individuazione di aree idonee in cui delocalizzare gli impianti di trattamento e stoccaggio dei rifiuti, sulla base di criteri delineati dal Piano Regionale.

INFERNACCIO - Quindici anni dopo, nel '97, un accordo di programma fra Comune, Provincia e Regione pianificava la realizzazione di cinque 'Isole di bonifica' (osteria Nuova, Santa Palomba, Infernaccio, Via Aurelia, via Prenestina), esterne al raccordo o in zone limitrofe, dove trasferire gli impianti. Nel 2003 il Consiglio Comunale sceglieva, su indicazione regionale, la Collina dell'Infernaccio (XV municipio) come sito idoneo ad accogliere un grande centro di demolizione, la cui realizzazione veniva siglata da un accordo del 2007 tra il Consorzio Lucio Corda (13 ditte di rottamatori) e il Campidoglio. Proposta osteggiata in ogni modo dal municipio.

Nel gennaio 2009 arriva il dietro front del Comune e una delibera regionale amplia il perimetro della Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi includendovi anche l'Infernaccio. Vincoli paesaggistici che sembrano bloccare tutto, salvo poi sciogliersi poco dopo con l' approvazione di un ricorso al Tar presentato dal consorzio. L'iter legislativo non trova la quadra comunque. E da lì si arranca a suon di autorizzazioni prorogate ogni sei mesi con apposita delibera comunale. Aspettando una promessa trentennale.

LA DIFFIDA - Sì perché con quel DPR 915/82 fu prevista anche una regolamentazione degli sfasci con apposita, e tassativa, autorizzazione amministrativa che gli autodemolitori ricevono da sempre a cadenza semestrale, se va meglio annuale.

Un quadro di incertezza che li ha spinti a diffidare il Comune di Roma ad adempiere "al completamento della manovra di delocalizzazione e/o di adeguamento di tutti i centri di autodemolizione e rottamazione entro i tempi definiti dalla legge e comunque entro il 31/12/2011". E' passato più di un anno e di decisivo è stato fatto poco.

L'ULTIMA ORDINANZA - Dello scorso 28 giugno un'ordinanza, la n.13, del sindaco Alemanno, Commissario delegato per la delocalizzazione dei centri di autodemolizione. Nel testo si dividono i demolitori in tre categorie: quelli conformi alla legge, 5 su 21, tra cui gli "sfasci" di via della Magliana e di via di Terranova, quelli che, con qualche apposita variante urbanistica potranno accogliere gli impianti, tra cui abbiamo Casal del Marmo, via Collatina, via di Torre Spaccata, e quelli che invece dovranno necessariamente essere trasferiti.

E VIALE TOGLIATTI? - Grande assente proprio viale Togliatti, dove è tutto fermo alla delibera n. 451 del 2009. Una delle tante in cui si parlava di delocalizzazione in due aree del V Municipio. "Le nuove strutture saranno concepite in maniera totalmente diversa rispetto a quelle attuali: non più luoghi di degrado, con le carcasse delle vetture in bella vista, ma veri e propri capannoni industriali". Così prometteva l'allora assessore all'ambiente De Lillo. Ma niente è cambiato. E lo sappiamo già.

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