Pirozzi, il sindaco allenatore: dai trionfi con il Trastevere al dolore per Amatrice
Il primo cittadino, sin dalla notte, in prima linea: "Non posso allenare il Trastevere, devo stare vicino alla mia comunità e allenare la mia gente"
Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, è forse la faccia più in vista di questo terremoto. Sin da subito è stato in prima linea. Sue le prime dichiarazioni: "Amatrice non esiste più", rilanciava nel cuore della notte. Per tutta la giornata di ieri rimbalzava da un punto all'altro della sua città, cercando di dare conforto alla sua gente, cercando di fare una stima dei danni e dei morti.
Eletto nel 2009, nel 2014 si è riguadagnato l'elezione. Di lui si era parlato ai tempi della polemica con Cracco, quando lo chef di Masterchef osò violare la ricetta originale della sacra amatriciana proponendo l'aglio in camicia come ingrediente. Pirozzi è anche allenatore, uno dei più stimati del calcio dilettantistico laziale. In questa stagione, per il terzo anno, avrebbe dovuto guidare il Trastevere, dopo averlo guidato alla promozione in serie D. "Ma non posso allenare il Trastevere, devo stare vicino alla mia comunità e allenare la mia gente", ha ammesso ieri sera.
La stagione del Trastevere era iniziata proprio ad Amatrice, dove Pirozzi aveva portato in ritiro la squadra. E a casa sua si è tolto anche una bella soddisfazione, quella di battere 3-2 in amichevole l'Ascoli, squadra di due categorie superiori.
Oggi, intervenuto a Radio Cusano Campus, ha spiegato: "E' aumentato in maniera esponenziale il numero dei morti accertati, siamo oltre ai 190. Si continua a scavare, ci sono delle zone dove sicuramente ci sono altri miei amici. Se ci sono notizie su persone che possono ancora farcela? Da ieri sera no. L'opera di soccorso è stata straordinaria".
Pirozzi si sofferma sull'opera di soccorso: "Forse ho avuto la fortuna,nel momento della disgrazia, di dire che il paese non c'era più, che avevamo bisogno di aiuto. Lì si è messo in moto un meccanismo straordinario, sono arrivati nel giro di 20 minuti i primi vigili del fuoco e lì si è messo in moto tutto. Io sono uscito di casa e non c'era più la porta storica dell'ingresso di Amatrice, che era del 1400. Quando cade la porta storica è segno di tabula rasa. E infatti il paese non c'è più".
Sugli aiuti che necessita Amatrice il sindaco Pirozzi è chiaro: "A costo di essere sfacciato, voglio essere sincero. Di generi alimentari ne stanno arrivando tantissimi, c'è il rischio che il cibo vada sprecato e questo non deve accadere. In questo momento, oltre alla solidarietà umana, e ce n'è tanta, di contributi economici. Qui non c'è più niente. Bisogna pensare alla ricostruzione, ad Amatrice servono soldi, non c'è più un'attività commerciale, non c'è più niente. Servono soldi".
Sull'Hotel Roma: "La situazione dell'Hotel Roma si è risolta. Sono riuscito a parlare a mezzanotte con i proprietari, che erano in ospedale, e alla fine è emerso che all'Hotel Roma alloggiavano 32 persone, non 80 come si pensava all'inizio. Ne hanno tirato fuori 4, ora potrebbero essercene altri 2. Il resto o sono morti o sono feriti".
Sull'ospedale di Amatrice: "L'ospedale è chiuso, ma non è il momento delle polemiche. Ci sarà tempo e spazio".
Pirozzi ha incontrato il premier Renzi: "Gli ho detto che sono un allenatore di calcio e che non mollo. Lui mi ha detto che questa è una sfida importante per l'Italia. Amatrice deve vincerla. Da ieri sera porto la felpa con su scritto Amatrice. E' la prima cosa che ho tirato fuori da casa quando ho abbandonato la mia abitazione. Ho detto a Renzi che sarebbe il caso si mettesse la felpa con su scritto Italia. Questa è una grande sfida per l'Italia. Il nostro cuore è spezzato, pensiamo a tutti quelli che qui hanno investito, con passione, sia politica che economica, e poi in dieci secondi hanno visto svanire tutto. Ma nessuna notte è tanto lunga da poter impedire al sole di risorgere. Per questo lo dico a voce alta, risorgeremo. Sono un uomo di montagna, non permetterò che su di noi si spengano i riflettori".
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