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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Farnesina / Piazzale di Ponte Milvio

I soldi della 'Ndrangheta ripuliti a Roma: sequestrato un ristorante a Ponte Milvio

Nelle indagini vengono citate diverse intercettazioni captate nell'appartamento romano preso per gestire gli affari

Il ristorante 'Antica Trattoria da Pallotta' di Ponte Milvio è stato sequestrato nell'ambito dell'operazione 'Eureka' che ha disarticolato un enorme gruppo di 'Ndrangheta con 108 arresti e indagati in tutta Italia e all'estero.

Domenico Giorgi, 62 anni, di San Luca, era "il dominus occulto di un vero e proprio 'impero', composto da una società italiana (Caffe' In srl) che controlla il ristorante di Roma, e da nove società portoghesi che gestiscono cinque altri ristoranti a Lisbona, Braga e Porto, i cui proventi confluiscono in una cassa comune e vengono suddivisi tra tutti i soci, formali e occulti, del gruppo.

A raccontare gli affare della 'Ndrangheta è l'ordinanza del gip di Reggio Calabria, Valerio Trovato. Le indagini - si legge nel documento - hanno consentito di "accertare l'operatività in Italia e Portogallo di un'associazione a delinquere, con base decisionale in San Luca e Benestare, finalizzata alla commissione di una serie di intestazioni fittizie di società operanti prevalentemente nel campo della ristorazione, di reati in materia tributaria e di operazioni di autoriciclaggio, reiterando le dinamiche criminali del cosiddetto 'Gruppo di Erfurt', costituitosi negli anni '90, a opera di un gruppo di soggetti calabresi, legati da vincoli di parentela alla famiglia Pelle 'Gambazza', trasferiti in Germania". 

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Le intercettazioni captate nell'appartamento romano preso in affitto dalla Caffé In srl, nella centralissima via della Farnesina,  dimostrano - secondo il gip - che la fuoriuscita dalla srl "è stata del tutto fittizia, posto che (Giorgi) continua a sovraintendere qualunque operazione e ad assumere decisioni e disposizioni", servendosi del genero che con lui "gestisce il ristorante romano".

All'interno dell'appartamento vi è, infatti, una cassaforte "dove vengono immesse ingenti somme in contanti riferibili al gruppo, sia portoghese che italiano, ai fini del conteggio e della ripartizione; somme frutto dei proventi 'in nero', distratti dalle attività di ristorazione italiane e portoghesi e del versamento di quote di partecipazione a opera dei soci occulti", spiega il gip.

L'accusa è quella di aver "posto in essere una sistematica strategia fondata sull'evasione fiscale e sulla ripartizione occulta degli elementi attivi sottratti al fisco, atteso il significativo discostamento tra gli incassi effettivi e quelli formalmente dichiarati". Accogliendo le richieste del pm, viene pertanto disposto il sequestro preventivo del capitale sociale e del patrimonio aziendale della società Caffè In srl e delle società portoghesi (oltre che di alcuni immobili) con conseguente nomina dei custodi-amministratori.

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