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Cronaca Pinciano / Piazza Fiume

Ndrangheta nel Centro della Capitale: sigilli al Caffè Fiume

Il sequestro eseguito dalla Dia dopo il decreto emesso dal Tribunale di Vibo Valentia. Il provvedimento applicato nei confronti di Saverio Razionale

Ancora sequestri di esercizi commerciali nel Centro di Roma, riconducibili alla 'Ndrangheta. Il personale del Centro Operativo Dia di Roma, ha dato esecuzione questa mattina 13 marzo ad un decreto di sequestro d'urgenza di beni, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia, apponendo i sigilli a diversi beni immobili e società operanti nel settore dell'edilizia nel Lazio e in Calabria.

CAFFE' FIUME - In particolare i sigilli sono stati apposti ad alcuni esercizi commerciali nel centro di Roma, come il Caffè Fiume, nelle adiacenze dell'omonima piazza, a pochi passi da via Veneto, sequestrato autovetture di lusso (tra cui una Porsche), una concessionaria di auto a Vibo Valentia e terreni, per un valore complessivo di oltre 7 milioni di euro. Il decreto di sequestro d'urgenza di beni, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia, Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della Dia, Arturo De Felice, ai sensi della normativa antimafia, è stato emesso nei confronti di Saverio Razionale, nato a San Gregorio d'Ippona (Vibo Valentia) e residente nella Capitale.

NDRANGHETA A ROMA - Considerato dagli investigatori "elemento di vertice dell'omonima compagine criminale, alleata della potente cosca dei Mancuso di Limbadi, nel territorio di Vibo Valentia". "Saverio Razionale - si legge nella nota della Dia - 53enne di San Gregorio d'Ippona, salito al vertice della cosca negli  anni 80 -si legge in una nota- dopo l'attentato in cui perse la vita in un agguato a Pizzo (Vibo Valentia) il precedente capo cosca Gasparro Giuseppe detto 'Pino u gatto', agguato in cui egli stesso rimase ferito era divenuto un elemento di riferimento per tutte le attività dell'organizzazione criminale, dalle estorsioni, all'usura, al riciclaggio, oltre ad essere coinvolto in alcuni gravi fatti di sangue accaduti nel territorio". Trasferitosi a Roma nel 2005, "dopo il suo arresto e la successiva scarcerazione per scadenza dei termini di custodia, per sfuggire alle attenzioni delle Forze di Polizia, era riuscito a dar vita, nella Capitale, ad una rete criminale specializzata nel reinvestimento di proventi illeciti in beni immobili ed attività commerciali, nonchè nel condizionamento/infiltrazione degli appalti, tramite società di comodo".

GIA' CONDANNATO -  Condannato "a quattro anni e sei mesi nel 2011 - scrive ancora la Dia - dalla Corte d'appello di Catanzaro, per associazione di tipo mafioso, con sentenza diventava definitiva all'inizio del 2012 con la pronuncia della Corte di Cassazione che aveva rigettato il ricorso presentato dai legali di Razionale, per sfuggire alla cattura si era reso latitante, sino allo scorso febbraio, quando la Suprema Corte, pur confermando la condanna per l'associazione di tipo mafioso, aveva annullato il provvedimento per una questione tecnico-giuridica connessa ad una errata determinazione della pena da parte della Corte d'Appello, che lo aveva condannato e che non aveva tenuto conto delle attenuanti generiche a suo favore".Nell'attesa della rideterminazione della pena, il provvedimento di oggi "consente di congelare nelle mani dello Stato il tesoro economico del Razionale, evitando che questi, nelle more della decisione dell'Autorità Giudiziaria, se ne potesse disfare".

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