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Cronaca

Ndrangheta a Roma: sequestrati beni per 3 milioni di euro ad esponenti di una cosca

Alberghi, un centro commerciale, società ed appartamenti riconducibili ad un 61enne calabrese e ad un 80enne romano legato in passato alla banda della Magliana

Un centro commerciale, un ristorante ai Castelli Romani, ma anche appartamenti, un albergo ed altri immobili a Roma ed in Calabria. Sono alcuni dei beni - per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro - sequestrati dalla polizia a due personaggi collegati alla ndrangheta calabrese, in particolare alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro. Nel mirino degli investigatori un 61enne calabrese, esponente della cosca Mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina ed un pregiudicato romano di 80 anni in passato legato alla banda della Magliana.

I beni sequestrati a Roma ed ai Castelli

Il sequestro è arrivato nell'ambito dell'operazione Ragnatela con l'esecuzione del decreto di sequestro di beni ai fini della confisca emesso dal tribunale di Roma. In particolare il patrimonio sequestrato comprende la totalità delle partecipazioni di una società di capitali con sede a Roma, attiva nel settore immobiliare. Un complesso immobiliare al Portuense costituito da locali commerciali di estesa superficie. Un complesso immobiliare destinato ad albergo – ristorante, a Rocca di Papa. Case e ville a Gioia Tauro (Reggio Calabria). Una polizza assicurativa del valore di 150.000 euro, oltre numerosi rapporti creditizi, di cui uno intestato ad un società di capitali operante nel settore dell’energia elettrica, con sede sempre nella Capitale ed altre disponibilità finanziarie ancora in corso di accertamento.

I redditi dichiarati ed i beni posseduti 

Le indagini patrimoniali avviate dagli specialisti della divisione anticrimine, coordinati dalla dottoressa Angela Altamura sono state focalizzate sulla ricostruzione della “carriera criminale” e sull’analisi delle posizioni economico-patrimoniali del 61enne e del romano classe 1942, unitamente a quelle dei rispettivi nuclei familiari. Le investigazioni hanno evidenziato una rilevante sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati e l’attività economica svolta, tale da far ritenere che siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

Il ruolo del 61enne calabrese 

Per quanto riguarda le carriere criminali dei due uomini oggetto del sequestro, si tratta di una 61enne calabrese, indagato per i reati di bancarotta fraudolenta e l’impiego di capitali illeciti in attività economiche, gestite con modalità fraudolente, al fine di massimizzarne i profitti, nonché quelli di seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative. La necessità di reinvestire i notevoli flussi finanziari illecitamente acquisiti spinse l'esponente della cosca Mammoliti a trasferire a Roma e provincia il centro dei suoi interessi, con particolare riferimento al settore alberghiero e della ristorazione.

L'usuraio romano legato alla banda della Magliana 

In relazione all'80enne romano, noto usuraio e collettore dei proventi della criminalità mafiosa per fini di riciclaggio, si deve evidenziare l’elevato spessore criminale dello stesso, accostato, fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, a personaggi come i defunti Danilo Sbarra e Luciano Merluzzi - quest’ultimo commercialista del cassiere di Cosa Nostra di Pippo Calò - e appartenenti alla banda della Magliana e alla camorra.

La caratura criminale 

L’esecuzione del provvedimento di sequestro ha visto impegnati oltre la divisione polizia anticrimine della questura di Roma anche il personale di 7 commissariati di Roma e provincia. Inoltre l’operazione ha richiesto la collaborazione della divisione anticrimine della questura di Reggio Calabria e dei commissariati di polizia di Gioia Tauro e di Taurianova. La caratura criminale dei proposti e il potere di alterare il mercato economico, consente di sostenere che i “pezzi di ‘ndrangheta” presenti nella capitale e nei comuni limitrofi sono sempre più “visibili” e sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati.

La famiglia Piromalli di Gioia Tauro 

Per tale motivo, gli inquirenti hanno eseguito "un decreto di sequestro di beni ai fini di confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal tribunale di Roma - sezione misure di prevenzione attivato su proposta del questore di Roma - nei confronti dei 2 uomini "inseriti in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista operante nel mandamento tirrenico, facenti capo alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro".

In tale ottica i sequestri, finalizzati alla confisca di prevenzione, costituiscono una straordinaria azione di contrasto alla criminalità organizzata e un importante strumento attraverso il quale le ricchezze accumulate vengono sottratte al circuito criminale per essere restituite alla collettività in un percorso di legalità.

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